
Netanyahu, un incendiario che rischia di far esplodere il Mondo

Ieri a Washington il premier israeliano Benyamin “Bibi” Netanyahu ha fatto al Congresso, tra il tripudio della destra repubblicana, un comizio che guardava più alle elezioni in Israele che alla delicata situazione del Medio Oriente. Un discorso che ha chiaramente irritato il presidente Usa Barack Obama . che con Netanyahu ha un’antipatia politica ed umana evidente che è altrettanto evidentemente ricambiata - e che deve aver non poco infastidito anche Francia, Gran Bretagna e Germania che con Washington, Pechino e Mosca fanno parte del G%+1 che sta trattando sulla questione nucleare con l’Iran.
Infatti Netanyahu ha detto al Congresso Usa: ««sono qui per parlare di una questione, quella del nucleare in Iran, che minaccia l'esistenza di Israele- E' una minaccia non solo per Israele, ma per il mondo intero» e questo ignorando volutamente il fatto che solo pochi giorni fa il suo stesso potente servizio segreto, il Mossad, insieme all’intelligence sudafricana abbiano detto che la Repubblica Islamica non ha bombe nucleari e non le sta nemmeno preparando.
Non a caso la stampa ed i media iraniani riportano con grande risalto quanto detto da Obama dopo l’incendiario intervento del premier israeliano: «E' solo retorica, nessuna idea nuova, nessuna alternativa concreta. Non ho visto il discorso di Netanyahu, ho letto la trascrizione: non c'era nulla di nuovo».
E riguardo ad un possibile compromesso con l’Iran sul dossier nucleare, Obama ha implicitamente criticato il Partito repubblicano che si è spellato le mani ad applaudire lo show elettorale di Netanyahu: «Il Congresso dovrebbe aspettare un accordo per valutarlo»
Ma “Bibi”, che ormai, dopo gli attentati a Charlie Hebdo ed in Danimarca, sembra specializzato in provocazioni ai governi amici, ha tentato di far saltare direttamente nel cuore delle istituzioni statunitense si l’accordo tra G5+1 ed Iran al quale Obama e la sua amministrazione stanno lavorando da anni, consapevoli che senza l’Iran sarà difficile stabilizzare il Medio Oriente e vincere contro il fanatismo armato islamista che ha nello Stato Islamico/Daesh la sua espressione più strutturata e pericolosa.
Il ricatto ad Obama è evidente: « Anche se Israele dovesse rimanere da solo – ha detto Netanyahu - reagirà alla minaccia nucleare dell’Iran», per poi aggiungere « L'accordo sul nucleare iraniano è un cattivo accordo». A questo punto resterebbe solo la guerra contro l’Iran, quei bombardamenti “chirurgici” sugli impianti nucleari e la centrale nucleare di Bushehr che scatenerebbero l’inferno in Medio Oriente, dove ormai gli iraniani stanno combattendo al fianco di occidentali e kurdi contro i tagliagole del Daesh. E’ a questa guerra probabilmente globale che ci porterebbe l’avventurismo elettorale del premier della destra israeliana.
Un avventurismo che fa sembrare moderato il portavoce del ministero degli esteri iraniano, Marziyeh Afkham, al quale Teheran ha affidato il compito di rispondere seccamente «al discorso anti-iraniano del premier sionista». Secondo Afkham, «Il discorso provocatorio di Netanyahu davanti al Congresso degli Stati Uniti fa solo parte della campagna elettorale degli estremisti israeliani. L'intervento del falco Netanuahy è stato uno show politico ingannevole di Tel Aviv».
Il ministro degli esteri italiano, Paolo Gentiloni, reduce da una visita a Teheran dove ha incontrato i maggiori
leader iraniani, «auspica un accordo che rassicuri la comunità internazionale sulla natura pacifica del programma nucleare iraniano», ed ha esortato gli iraniani «fare ogni sforzo» a considerare «un approccio il più possibile flessibile e tenendo conto delle difficoltà ancora sul tappeto, quali, fra le altre, la tempistica e le modalità per la revoca delle sanzioni».
Gentiloni non la pensa proprio come Netanyahu «Raggiungere l'accordo è nell'interesse di tutti: della pace, della comunità internazionale, della stabilità regionale su cui l'Iran può giocare un ruolo decisivo, della lotta al terrorismo e al comune nemico che si chiama Isis. E, guardando oltre, ha spiegato il Ministro, potrebbe dare una spinta consistente alle relazioni economiche tra l'Italia e l'Iran».
Intanto, ieri sera si è concluso a Montreux il terzo round di colloqui sul nucleare iraniano tra il ministro degli esteri italiano Mohammad Javad Zarif ed il segretario di Stato americano John Kerry che ha detto: «Speriamo di essere in grado di fare progressi. Esistono ancora molte divergenze, ma dobbiamo affrontarle».
Zarif in una intervista rilasciata ì alla CNN ha detto che «l premier sionista cerca di cerca di influenzare i negoziati nucleari della Repubblica islamica con le potenze mondiali e provocare tensioni. Ma lui non riuscirà nel suo intento perché un conflitto non serve a nessuno».
La radio internazionale iraniana Irib sottolinea che «Le trattative sono state poi continuate a livello tecnico dal capo dell'Organizzazione dell'energia atomica iraniana Ali Akbar Salehi, il segretario all'Energia Usa Ernest Moniz, e Helga Schmid, direttore politico Ue. Salehi e Moniz riprenderanno ancora oggi mercoledì i negoziati sui punti tecnici del dossier nucleare iraniano».
