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L’inchiesta di Reporterre e Mediapart, che hanno visionato documenti che gettano una luce sinistra sull’impianto in costruzione in Alta Normandia

«Il calcestruzzo per i nuovi reattori Epr2 non è a norma»: la denuncia sui media francesi

L’Autorità francese per la sicurezza nucleare e la protezione dalle radiazioni (Asnr) ha avviato un’ispezione del sito e chiesto a Électricité de France (Edf) di fornire ulteriori specifiche sulla durata dei materiali utilizzati
 |  Nuove energie

Si fa accesa, in Francia, la discussione sul nucleare in generale e sui nuovi reattori Epr2 in particolare. Dopo che la Corte dei conti d’Oltralpe ha acceso un faro sui ritardi e sulla poca chiarezza per quel che riguarda i costi del programma centrato sui più moderni reattori nucleari ad acqua pressurizzata, e dopo che a metà febbraio la centrale di Flamanville ha dovuto spegnere almeno fino al 30 marzo il nuovo Epr da poco messo in funzione per i troppi problemi riscontrati, ora i media francesi Reporterre e Mediapart portano alla luce un nuovo, allarmante fatto: il calcestruzzo per i reattori Epr2 della centrale di Penly, in Alta Normandia, compreso quello per l’isola nucleare, che ospita il nocciolo del reattore, non è a norma. A denunciarlo sono le testate francesi Reporterre e Mediapart, che sono venute in possesso di una serie di documenti che gettano una luce sinistra sugli impianti in costruzione. Da quanto riportato, c’è grave un problema con l’aggregato utilizzato, che potrebbe causare un deterioramento più rapido del previsto di queste strutture, che dovrebbero durare almeno sessant'anni. Tanto che l’Autorità francese per la sicurezza nucleare e la protezione dalle radiazioni (Asnr) ha programmato un’ispezione speciale del sito e ha chiesto a Électricité de France (Edf) di fornire ulteriori specifiche sulla durata dei materiali utilizzati.

Dalla ricostruzione fornita da Reporterre emerge ce fin dall’inizio delle operazioni, i granelli di sabbia, o più precisamente gli aggregati di 0/4 millimetri (mm), sono stati d’intralcio a un avvio tranquillo del progetto. «Nel 2023, Eiffage Génie Civil e Bsm hanno indetto una gara d’appalto per la fornitura di questi frammenti di roccia, optando per la risposta più vantaggiosa dal punto di vista finanziario: quella di Graves de Mer, una società che sfrutta due giacimenti nei pressi di Dieppe. La scelta è sembrata saggia: il fornitore e la centrale distano appena quindici chilometri». Solo che, si legge nel seguito dell’inchiesta, gli aggregati marini possono distruggere il calcestruzzo se non vengono utilizzati con molta attenzione. «In determinate circostanze, soprattutto in presenza di acqua - come avverrà per gran parte dell’impianto esposto agli spruzzi marini - possono causare una reazione alcali-aggregati. “Si tratta di una reazione tra gli aggregati contenenti silice reattiva e gli alcali contenuti nel calcestruzzo in condizioni di umidità”, rispondono gli esperti di calcestruzzo di Infociments. “Questa reazione crea una sorta di gel in espansione che fa gonfiare il calcestruzzo e alla fine esplode. È un cancro del calcestruzzo che si sviluppa nell'arco di diversi anni, persino decenni. E non c’è nulla che possa contrastare questo fenomeno”, ha dichiarato a Reporterre una fonte che ha familiarità con la questione».

Il 27 febbraio l’Asnr ha visitato il sito e ha confermato che c’era un problema con «la qualità degli aggregati». In una lettera successiva all’ispezione, spiega Reporterre, l’Autorità ha chiesto a Edf di «giustificare il controllo del rischio di reazione alcali-aggregati in tutte le formulazioni [di calcestruzzo] che saranno prodotte» per l’intero impianto. «Ma è soprattutto il fatto che questo aggregato venga utilizzato per l’isola nucleare, una parte ultra-sensibile del reattore in quanto ospita il nocciolo, a porre un vero problema per le autorità – viene spiegato dopo aver ascoltato varie fonti coinvolte nella realizzazione del nuovo impianto - in primo luogo, perché non è detto che controlli più severi siano sufficienti a garantire che il contenuto di selce sia soddisfacente».

Redazione Greenreport

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