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La disintegrazione della Cedeao e l’uranio del Sahel

I governi militari di Burkina Faso, Mali e Niger formano la Confédération des États du Sahel e scacciano le multinazionali minerarie occidentali
 |  Nuove energie

Il 6 luglio i presidenti delle giunte militari golpiste che governano il Burkina Faso, il Mali e il Niger hanno fondato a Niamey, con una cerimonia solenne e zeppa di uomini in divisa, la Confédération des États du Sahel, proprio alla vigilia del 65esimo summit della Communauté économique des États de l'Afrique de l'Ouest (Cédéao/Ecowas) della quale facevano parte.

Il giorno prima la giunta militare del Niger aveva infornato la multinazionale canadese GoviEx Uranium Inc. (GoviEx) che non ha più diritti sull’area del permesso minerario di Madaouela, che è stata nazionalizzata e il ministero delle miniere nigerino ha detto che «Questa decisione di ritirare i diritti minerari della Società non segue la procedura di ritiro prescritta dal codice minerario applicabile».  GoviEx si è riservata «Il diritto di contestare la decisione di ritirare i diritti minerari dinanzi alle giurisdizioni nazionali o internazionali competenti».

Dall'inizio delle sue attività in Niger nel 2007, la Società canadese ha completato una campagna di trivellazione senza precedenti per  650.000 metri per definire la potenziale risorsa mineraria di Madaouela che è risultata tra le più grandi conosciute al mondo. GoviEx si lamenta col governo militare nigerino perché non le viene riconosciuto di aver portato avanti il progetto Madaouela in un periodo di prezzi dell'uranio storicamente bassi, fino alla pubblicazione del suo studio di fattibilità alla fine del 2022.  La GoviEx  fa notare che la nazionalizzazione dell’area uranifera avviene proprio mentre «Con la recente ripresa dei prezzi dell'uranio, il progetto Madaouela era pronto per lo sviluppo e la società aveva iniziato a procedere, nonostante i cambiamenti politici in Niger dopo il colpo di stato del 26 luglio 2023. Nell'ultimo anno, GoviEx ha ricevuto manifestazioni di interesse per 200 milioni di dollari per il finanziamento del debito relativo al progetto, ha avviato una due diligence sociale e ambientale con un potenziale finanziatore, ha aggiornato la sua valutazione di impatto ambientale e sociale, ha avviato la progettazione ingegneristica front-end e i primi lavori sul terreno,  compresa la costruzione di una strada di accesso e ha avviato lo sfruttamento. A giugno, la società ha ricevuto il certificato radiologico, che è un requisito normativo prima di iniziare le operazioni minerarie».

GoviEx ritiene che «La decisione del governo di ritirare i diritti minerari per il progetto Madaouela avrà un impatto negativo sullo sviluppo economico e sociale della regione. Con una spesa in conto capitale iniziale prevista di 343 milioni di dollari, nonché notevoli opportunità di lavoro, si prevede che il progetto creerà fino a 800 posti di lavoro nel corso dei suoi 20 anni di vita prevista per la miniera, con sostanziali pagamenti di royalties e tasse dovute al governo».

I militari si sono ripresi tutto nel nome della sovranità delle risorse e dell’odio verso i v ecchi padroni colonialisti occidentali e questo è un altro bel problema per la Cedeao che ora ha a che fare con la creazione della Confédération des États du Sahel che rischia di essere un modello politico ed economico alternativo.

Il 7 luglio nella capitale della Nigeria Abuja, i 12 capi di stato della Cedeoa/Ecowas hanno discusso a porte chiuse per due ore dell’alleanza tra i Paesi del Sahel governati dai militari golpisti e, secondo informazioni di Radio France International (RFI), il nuovo presidente senegalese, Bassirou Diomaye Faye, presente al suo primo vertice Cedeao, ha messo in guardia sui rischi di una disintegrazione dell'organizzazione a causa dell’uscita di Mali, Burkina Faso e Niger e ha insistito anche sul fatto che la Cedeoa, se vuole salvarsi, deve diventare più sovrana e meno soggetta all'ingerenza straniera. 

Nonostante la rottura, la Cedeao ha comunque lasciato la porta socchiusa ad un possibile ritorno dei tre ex Paesi membri. Ma al summit di Nianey il leader della giunta militare del Niger, Adbourahamane Tiani, ha annunciato la costruzione di una  «Comunità lontana dal controllo delle potenze straniere. Il mio Paese, con i suoi alleati Burkina Faso e Mali, ha irrevocabilmente voltato le spalle alla Cedeao» e il capitano burkinabe Ibrahim Traoré e il colonnello maliano Assimi Goïta hanno firmato l’accordo che certifica il distav<cco.

Burkina Faso, Mali e Niger hanno preso le distanze dalla Cedeao/Ecowas nel luglio 2023, dopo il rovesciamento del presidente filo-occidentale Mohamed Bazoum in Niger. La Cedeao ha poi minacciato di intervenire militarmente e imposto sanzioni contro Niamey e i 3  paesi del Sahel hanno deciso ufficialmente di lasciare l’organizzazione a gennaio, accusandola di essere sottomessa alla Francia che non ha saputo e voluto sconfiggere le milizie  jihadiste. A marzo le tre giunte militari hanno annunciato la creazione di una loto forza anti-jihadista congiunta e hanno espulso i soldati francesi, statunitensi e la missione Onu Minusma dal loro territorio e si sono rivolti a nuovi partner, in particolare Russia, Turchia, Iran e Cina, che descrivono regolarmente come “partner sinceri e che sono molto interessati alle risorse minerarie, uranifere e di idrocarburi del Sahel.

I leader militari della nuova Confédération des États du Sahel hanno assicurato che la rottura con la Cedeo sarà  irrevocabile e la Confederazione è nata nonostante la maggior parte delle sanzioni contro di Burkina Faso, Mali e Niger fossero state revocate e diversi Paesi cercassero di rilanciare il dialogo, a cominciare dal neo presidente del Senegal Faye che ha incontrato le giunte militari golpiste.

Fatou Diagne Senghor, attivista dei diritti umani in Gambia dove ha fondato un centro per la leadership femminile ritiene che questa situazione non sia necessariamente definitiva e ha detto a RFI che «Si tratta di un atto molto preoccupante per le popolazioni di questi paesi che senza dubbio allontanerà ulteriormente questi tre Paesi da un imminente ritorno alla democrazia. Come sapete, dopo i colpi di stato non hanno solo rinviato l'agenda elettorale, ma hanno anche portato la loro dose di gravi violazioni dei diritti umani. Avete visto cosa sta succedendo in Burkina? Quindi, penso che questa sia davvero un’agenda che rafforzerà ulteriormente l’impunità e le violazioni dei diritti umani. Ma tutto questo in realtà è anche un inganno. Penso che quello che si sta facendo sia pericoloso. Ma non sono sicura che sia irreversibile. Le popolazioni di questa subregione attraversano l’inferno da decenni. Abbiamo riconquistato la democrazia negli ultimi anni, le persone hanno assaporato il potere della libertà di parola. Quindi non è oggi che li priveranno di tutte queste libertà, sperando che la gente stia zitta. E’ vero che per il momento il discorso sovranista sembra funzionare, ma fino a quando?»

Ma il 7 luglio la Cedeo/Ecowas ha avvertito che la regione rischia la disintegrazione dopo la creazione dei regimi militari di Bamako, Niamey e Ouagadougou che, nonostante la repressione, sembrano avere il consenso di gran parte della popolazione stanca di guerra, povertà, corruzione e sfruttamento neocolonialista delle risorse.  

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.