Il futuro energetico della Francia se avesse vinto la destra del Rassemblement National
Il 7 luglio la mobilitazione unitaria della sinistra e degli ecologisti del Nouveau Front Populaire (NFP) e i patti di desistenza al secondo turno con i centristi del Presidente Emmanuel Macron hanno impedito non solo alle destra neofascista del Rassemblement National (RN) di vincere le elezioni, ma la hanno relegata al terzo posto all’Assemblée nationale, sconfiggendo anche una politica climatica negazionista e una politica energetica fossile, anti-rinnovabili e pro-nucleare.
Il candidato premier del RN, Jordan Bardella si è più volte espresso a favore di una moratoria su tutti i nuovi progetti eolici e nel 2022, durante la campagna per le presidenziali, Marine ha detto di voler luto smantellare anche quelli già installati, e ha promesso di imporre una moratoria sull’energia solare. Dichiarazioni che in Italia avrebbero fatto felici qualche associazione ambientalista e molti comitati, ma che in francia hanno mobilitato contro l’RN – per la prima volta e dichiaratamente – praticamente tutte le associazioni ambientaliste. Anche perché il “Bilan électrique 2023” del Réseau de Transport d'Électricité (RTE) sottolineava che per raggiungere i suoi obiettivi climatici, la Francia non può fare a meno dell’energia eolica e solare: «La produzione eolica e solare hanno raggiunto livelli record nel 2023. Insieme, questi due settori hanno superato per il secondo anno consecutivo la produzione idraulica: ciò dimostra che queste energie rinnovabili variabili occupano ormai e già una quota significativa parte del mix elettrico francese, rappresentando quasi il 15% della produzione totale, e contribuendo anche alla sicurezza dell'approvvigionamento».
La destra lepenista pensava di colmare questo gap con il rilancio sconsiderato del nucleare che Réseau "Sortir du nucléaire" nel suo appello al voto contro il RN aveva definito «Energia coloniale, patriarcale, che impone la repressione giudiziaria e poliziesca ai suoi oppositori... Il nucleare ha tutto per sedurre l'estrema destra! Se i 20 nuovi reattori nucleari, promessa elettorale di Marine Le Pen nel 2022, sono scomparsi dal programma legislativo della RN , il partito di Jordan Bardella assicura tuttavia di voler lanciare il piano Marie Curie di recupero nucleare, con la costruzione di reattori EPR, ma anche SMR e reattori a neutroni veloci. Quanto basta per “ricostruire un paradiso energetico”, secondo il loro programma».
Sembra un pezzo delle politica energetica – anche se meno sfacciatamente – del governo Meloni e con gli stessi problemi di rispetto degli obiettivi europei e globali. Infatti, la Francia non avrebbe un nuovo EPR almeno prima del 2035. E senza sviluppare le energie rinnovabili, è impossibile raggiungere la carbon neutrality entro il 2050. Lo dice ancora una volta l’insospettabile RTE: «Accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili è una leva essenziale per aumentare rapidamente la produzione senza emissioni di carbonio, in particolare nel prossimo decennio, per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione per il 2030 e un’economia a zero emissioni di carbonio nel 2050».
Negando l’emergenza climatica ed ecologica, il Rassemblement National prometteva, tra l’altro, che una volta arrivato al governo avrebbe: ridotto l’Iva sui carburanti, una misura vietata da una direttiva europea e che favorirebbe i più ricchi e i petrolieri, incoraggiando un maggior consumo, di combustibili fossili e producendo più inquinamento, la rimozione dei divieti e degli obblighi legati alla diagnostic de performance énergétique (DPE) , che lascerebbe molte famiglie a vivere per lungo tempo in trappole energetiche, con bollette per il riscaldamento esorbitanti; l’eliminazione delle zone a basse emissioni, cosa che incoraggerebbero le persone a prendere l’auto invece di favorire il trasporto pubblico, producendo ancora una volta più inquinamento.
Sembra di leggere alcune delle trovate di Salvini e non si sa bene se sia stata la Le Pen a copiare dal vicepremier italiano o Salvini dalla capa dell’estrema destra francese.
Per questo il mondo ambientalista e antinucleare francese si è mobilitato per la prima volta nella sua storia chiedendo di votare alle elezioni legislative del 30 giugno e 7 luglio, «Contro l'estrema destra e per i candidati che dimostrino un programma in difesa delle libertà associative e proposte a favore delle energie rinnovabili (EnR) e sobrietà energetica».
Ma era forte anche il timore che una vittoria dell’RN avrebbe messo a rischio l’esistenza stessa di associazioni e coalizioni come Réseau "Sortir du nucléaire". Infatti, nell’ottobre 2023, i lepenisti avevano proposto un emendamento al disegno di legge finanziaria (PLF) che prevedeva la sospensione dei vantaggi fiscali per le associazioni che utilizzano donazioni per finanziare le proprie attività nel caso in cui fossero state condannate per determinati reati penali. Ma anche Les Républicains (LR – destra gaullista) nel 2022 avevano proposto un emendamento al PLF per gli sgravi fiscali per le donazioni alle associazioni «I cui membri sono giudicati colpevoli di atti di intrusione su proprietà agricole private e stabilimenti industriali». Mentre il governo Macron aveva definito gli ambientalisti ecoterroristi e li aveva additati come antifrancesi per aver contribuito a far sì che la Francia sia stata recentemente individuata dal relatore speciale sui difensori ambientali come il “Peggior paese in Europa per quanto riguarda la repressione poliziesca degli attivisti ambientali», poi l’Italia ga fatto anche peggio criminalizzando le azioni ambientali dimostrative.
Gli ambientalisti e i no-nuke avevano ripetutamente denunciato la politica energetica di Macron e l'attuazione a ritmo forzato e senza una strategia globale di un programma per lo sviluppo di nuovi reattori nucleari che il Presidente ha ribadito nei suoi discorsi elettorali: senza basarsi su alcuno studio e mentre i costi dei 6 EPR2 previsti aumentano vertiginosamente, ha annunciato di voler costruire altri 8 EPR2. La vittoria dell’estrema destra avrebbe portato ad alleanze disastrose contro la transizione energetica e le energie rinnovabili.
Invece, il Nouveau Front Populaire nel suo programma ha l’approvazione di una legge sul clima ed energetica, fin dai primi 100 giorni del suo governo, della ristrutturazione degli edifici pubblici e di garantire l'isolamento completo delle abitazioni, ma anche il rafforzamento dei settori francesi ed europei di produzione di energia rinnovabile, lo sviluppo dell’energia eolica offshore e dell’energia delle maree e il rifiuto della privatizzazione delle dighe idroelettriche. Tuttavia, nel programma del NFP manca qualsiasi riferimento all'energia nucleare invisa a La France Insoumise e ai verdi ma che resta un vero e proprio tabù identitario per i socialisti e parte dei comunisti.
Nonostante queste contraddizioni, il movimento antinucleare è sceso decisamente in campo per il voto per il NFP e contro l’RN e in una nota congiunta Comité Régional d’Information sur le Nucléaire (CRIN), Stop Transports-Halte au Nucléaire, Sortir du Nucléaire, Gama 50 Manche, Stop nucléaire 56 Trawalc’h, Rhône Alpes sans nucléaire, Sortir du nucléaire Pays nantais, Yosomono-Net, Comité de Réflexion, d’information et de lutte antinucléaire (CRILAN) hanno accusato l’estrema destra: «Il RN si vanta regolarmente di lavorare per le classi lavoratrici, in particolare nel campo dell'energia. Ma la realtà dei voti dei suoi deputati nell'Assemblea nazionale è ben diversa. Le loro proposte per le elezioni legislative sono state descritte come di difficile attuazione e alcune rischiano anche di avere effetti deleteri per l'ambiente o addirittura di essere controproducenti per i portafogli delle famiglie. Togliendo i limiti al noleggio dei filtri termici senza affrontare la ristrutturazione degli edifici, la RN contribuirebbe a creare le condizioni per l'esistenza di bollette energetiche alle stelle, soprattutto per le famiglie più modeste. Sottolineiamo regolarmente l’importanza di accelerare la ristrutturazione termica degli edifici attraverso un sostanziale sostegno finanziario. Anche se questo ci permetterebbe di ridurre il nostro consumo energetico riducendo al contempo le bollette domestiche, E. Macron ha gradualmente messo da parte questo aspetto della transizione energetica. Anche il suo governo non è riuscito a contenere l’aumento dei prezzi dell’energia. Una dinamica che probabilmente proseguirà con il rilancio del nucleare. Il programma del Nouveau Front Populaire, invece, propone misure concrete per abbassare direttamente i prezzi dell'energia e si adopera per ridurre le bollette energetiche favorendo l'isolamento delle abitazioni attraverso misure di sostegno finanziario rivolte in particolare ai più poveri. È giunto il momento di scegliere e agire per sostenere un cambiamento nel modello energetico e la sostenibilità della nostra azione antinucleare! Vota e unisciti alle mobilitazioni contro l'estrema destra!»
E l’appello questa volta non è caduto nel vuoto, aprendo nuove prospettive sociali, ambientali, climatiche ed energetiche per la Francia.