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La giunta militare del Niger nazionalizza la miniera di uranio gestita dalla Francia

Il Niger ha revocato la licenza a Orano per la miniera di uranio di Imouraren, una delle più grosse del mondo
 |  Nuove energie

Solo il 12 giugno Orano (ex Areva) , il gigante francese che estrae e importa uranio, aveva annunciato l’avvio di lavori preparatori nel deposito di Imouraren, e un passo avanti verso lo sfruttamento efficace della gigantesca miniera di uranio a 80 chilometri a sud di Arlit e a circa 160 chilometri a nord di Agadez, in Niger, dove le attività erano congelate da quasi dieci anni. «Imouraren SA ha raggiunto una nuova pietra miliare nello sfruttamento del giacimento», assicurava Orano».
Il progetto Imouraren, uno dei più grandi giacimenti di uranio al mondo, avrebbe dovuto iniziare nel 2015, ma è stato congelato dopo il disastro nucleare di Fukushima Daiichi che aveva fatto crollare il prezzo globale del combustibile nucleare. Imouraren SA, la joint venture franco-nigerina che gestisce Imouraren, aveva spiegato che «Le attuali condizioni del mercato, con un aumento favorevole dei prezzi, hanno permesso di prendere in considerazione la messa in funzione».
Ma la soddisfazione della multinazionale francese è durata poco ed era con tutta probabilità un tentativo per forzare la situazione. Come spiega Radio France International (RFI): «L'annuncio di Orano avviene anche in un contesto in cui gli operatori minerari occidentali ricevono ultimatum dalle autorità di Niamey, che brandiscono la minaccia della concorrenza russa o iraniana. La giunta nigerina ha quindi minacciato la Goviex canadese di ritirare il suo permesso a Madaouela se non avesse avviato lo sfruttamento dell'uranio prima del 3 luglio. Secondo una fonte della società civile di Arlit, la società francese Orano avrebbe ricevuto la stessa minaccia nei confronti di Imouraren, con scadenza al 19 giugno 2024».
Infatti, appena una settimana dopo, Orano ha dichiarato di essere stata esclusa dalla miniera di Imouraren, con una decisione ha evidenziato le tensioni tra la Francia e i militari golpisti che governano il Niger.
In realtà, il Conseil National pour la Sauvegarde de la Patrie (CNSP), la giunta militare nigerina, aveva inviato a Orano una lettera l'11 nella quale la informava che «Il termine di preavviso scade il 19 giugno dopodiché verrà revocata l'autorizzazione all'esercizio della società».
Il 17 giugno il governo guidato dalla giunta militare ha annunciato che «La miniera di Imouraren è tornata di dominio pubblico dello Stato» e che la revoca della licenza è dovuta al fatto che la multinazionale francese «Non ha mai onorato i propri impegni nonostante due avvisi formali consegnati dal ministero delle Miniere nel febbraio 2022 e Nel marzo di quest'anno.
Il 20 giugno Orano ha Preso atto del ritiro della licenza alla sua controllata Imouraren SA e ha dichiarato: «Le attuali condizioni di mercato, con un aumento favorevole del prezzo dell'uranio, rendono ancora una volta possibile prendere in considerazione la messa in produzione di Imouraren. Stando così le cose, e su richiesta delle autorità, Orano aveva presentato una proposta tecnica concreta al nello Stato del Niger, consentendo che questo sviluppo avvenga il più rapidamente possibile, le infrastrutture sono già state riaperte dal 4 giugno 2024, per accogliere le équipes di costruzione e portare avanti i lavori. La decisione di ritirare il permesso minerario potrebbe avere un impatto negativo sullo sviluppo economico, sociale e sociale della regione. Orano resta disposta a mantenere aperti tutti i canali di comunicazione con le autorità del Niger su questo argomento, riservandosi tuttavia il diritto di contestare la decisione di revoca del permesso minerario dinanzi alle giurisdizioni nazionali o internazionali competenti».
Dopo il ciolpo di stato militare del luglio 2023, Orano ha continuato a produrre uranio in Niger in miniere a cielo aperto vicino ad Arlit. della Société des Mines de l'Aïr (SOMAÏR) della quale la multinazionale francese detiene 63,4% delle quote, mentre il 36,66% appartine a Sopamin che gestisce la partecipazione statale del Niger nelle attività minerarie. Orano sta inoltre effettuando la bonifica dell’ex miniera sotterranea di uranio Cominak, chiusa nel 2021 dopo oltre 40 anni di attività».
La storia che racconta la compagnia mineraria uranifera francese è molto virtuosa: «Impegnata in Niger da più di 50 anni, Orano insieme ai suoi partner, attraverso le sue filiali, contribuisce allo sviluppo del potenziale di uranio del Paese e allo sviluppo delle regioni del Nord del Niger. Orano è sempre stata impegnata in un approccio responsabile basato sul partenariato e sulla trasparenza, agendo in continua consultazione con lo Stato del Niger e le parti interessate locali, in particolare nell'ambito dell'ambiziosa tabella di marcia a lungo termine definita nell'accordo di partenariato globale firmato nel maggio 2023».
La realtà è che l’estrazione di uranio non ha alleviato la povertà estrema del Niger, si è trasformata in una occupazione coloniale ed a forte inquinamento di vaste aree del Paese e ha favorito la corruzione della classe dirigente nigerina, che è stata spazzata via dal golpe militare con l’appoggio di gran parte della popolazione, proprio perché ritenuta complice del neocolonialismo francese.
Intanto la giunta di Niamey sta nazionalizzando anche il petrolio, il 22 giugno il primo ministro Ali Mahamane Lamine Zeine ha dato il via alla fase 2 del progetto Agadem , «Che consiste nell'affermare la sovranità del Niger, la sua indipendenza e l'effettiva ripresa dei lavori che ci consentono di realizzare un progresso economico qualitativo. SONIDEP avvia ufficialmente le sue attività petrolifere upstream come operatore nazionale sui blocchi Bilma e Agadem, il che rappresenta senza dubbio un grande momento di orgoglio nazionale che traccia il percorso di sviluppo rivelando l'esperienza del Niger nell'esplorazione e nello sfruttamento del petrolio. l’ingresso di SONIDEP in questa attività sarà una grande sfida che richiede trasparenza da parte sua, così come il sostegno di tutti i nostri compatrioti».
Il direttore generale di SONIDEP, Ali Seibou Hassane, ha ricordato che «Dal 2011, il Niger è diventato un Paese produttore di petrolio e oggi, con la nuova visione, ha deciso di produrre il proprio petrolio per garantire la propria sovranità economica grazie alla volontà del CNSP. Questo arricchimento della speranza consente al nostro Paese di massimizzare i benefici a beneficio del nostro popolo attraverso l’affermazione della nostra sovranità economica. Nell’intento del CNSP di garantire la sovranità delle nostre risorse petrolifere, il Capo dello Stato ha firmato, il 2 marzo 2024, questo impegno seguito dalla firma dei contratti di produzione sui blocchi Bilma e Agadem lo scorso 25 marzo, 2024 tra lo Stato del Niger e SONIDEP. Questa cerimonia è speciale, dal carattere particolare e storico. Questi blocchi acquisiti da SONIDEP rappresentano un patrimonio innegabile che farà del loro sfruttamento un vero vantaggio per lo sviluppo del nostro caro Paese. Nel medio e lungo termine, si tratterà di apportare valore aggiunto locale, creando posti di lavoro locali nella catena del valore industriale e petrolifera attraverso l’uso di competenze, nonché di beni e servizi locali. Questo promuoverà lo sviluppo di una forza lavoro competitiva e di qualità e svilupperà le capacità nazionali nella catena del valore industriale, petrolifera e del gas attraverso la formazione di tecnologie e conoscenze, promuovendo al tempo stesso il rafforzamento della competitività nazionale».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.