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La favola degli eroici vombati e i loro rifugi antincendio veri

Le tane dei vombati non sono solo per i vombati e proteggerli significa salvaguardare molte specie
 |  Natura e biodiversità

Lo studio “Wombat burrows are hotspots for small vertebrates in a landscape subject to gigafire”, pubblicato recentemente sul Journal of Mammalogy da un team di ricercatori australiani smentisce la bella favola che era circolata sui social network dopo i mega incendi della lack Summer del 2019 – 2020 in Australia, secondo la quale i vombati  (Vombatus ursinus)  avevano eroicamente radunato animali di altre specie per portarli in salvo nelle lorto profonde e umide tane sotterranee e salvarli così dalle fiamme.

Il principale autore dello studio, Grant Linley, e  Dale Nimmo, entrambi del Gulbali Institute for agriculture, water and environment della Charles Sturt University, spiegano su The Convesation  che  “All’epoca,  spiegammo  che questa storia era in gran parte inaccurata. Ma ora abbiamo  indagato più in dettaglio e confermato che potrebbe contenere un nocciolo di verità. Le tane dei vombati comuni sono  profonde e complesse . Possono essere lunghe più di 15 metri con più ingressi e camere. Quindi, anche se i vombati non portano la fauna selvatica nelle loro case, le loro tane potrebbero fungere da “rifugi antincendio”, fornendo riparo vitale, cibo e persino acqua potabile durante e dopo un incendio boschivo».

I ricercatori hanno installato 56fototrappole nelle foreste a nord di Albury, nel New South Wales, che sono bruciate durante gli incendi della Black Summer e hanno scelto i diversi siti in base alla gravità degli incendi. Metà delle fototrappole erano puntate sulle tane dei vombati e l’altra metà era posizionata nelle vicinanze, in aree con gli stessi tipi di piante, ma senza tane. Le tane sono state monitorate da giugno 2021 ad aprile 2022 per vedere quali animali le utilizzavano e come. Linley  e Nimmo dicono che «Abbiamo trovato 56 specie animali nelle tane dei vombati (19 specie di mammiferi, 33 di uccelli e quattro di rettili)».

I ricercatori scrivono nello studio: «Avevamo previsto che le tane sarebbero servite come hotspot per l’attività degli animali e come rifugi nelle aree bruciate. L'attività di diverse specie tra cui il ratto selvatico (Rattus fuscipes), l'antechinus agile (Antechinus agilis), il varano (Varanus varius), la quaglia pittata (Turnix varius) e l' averla maggiore (Colluricincla armonica) sono aumentate nei siti in cui erano presenti le tane dei vombati, mentre altre specie evitavano le tane. Le specie più attive nelle tane tendevano ad essere specie di mammiferi e uccelli più piccoli vulnerabili alla predazione, mentre le specie che evitavano le tane tendevano ad essere mammiferi più grandi che potevano competere con il Vombato comune per le risorse. La composizione delle specie differiva tra i siti con e senza tane e i siti con tane presentavano una maggiore ricchezza di specie di mammiferi autoctoni. L’associazione di diverse specie con le tane è persistita o rafforzata nelle aree bruciate durante gli incendi boschivi dell’estate nera del 2019-2020, suggerendo che le tane del vombato comune potrebbero fungere da rifugi ecologici per gli animali a seguito di gravi incendi».

Linley  e Nimmo  eicordano che l'esperta di vombati Barbara Triggs, che ha scritto il libro “Wombats”, aveva visto molte di queste specie «Fuggire via dagli ingressi delle tane ed emergere "da piccole fessure nelle pareti delle tane dei vombati». Quindi i risultati del nuovo studio sono supportati dalle sue osservazioni e da quelle di altri.

Ma gli animali più grandi, come i canguri e i wallaby, tendevano ad evitare le tane e per i due scienziati della Charles Sturt University «Potrebbero essere stati diffidenti nell'incontrare un  vombato irascibile. E’ noto che i vombati difendono i loro territori».

I ricercatori hanno comunque potuto osservare alcuni comportamenti affascinanti nelle tane dei vombati; «In totale, sono state trovate 31 specie che interagivano con le tane. Queso includeva 30 specie che ispezionavano l'ingresso, 11 che si nutrivano (nutrendosi dentro o direttamente intorno al bordo della tana) e 10 che entravano o uscivano dalle tane. Abbiamo anche visto animali bere e persino fare il bagno nelle piscine all'ingresso delle tane che si riempivano temporaneamente d'acqua dopo la pioggia. Anche se durante il periodo di studio l’acqua non era scarsa, questo ciò suggerisce che le tane dei vombati stanno fornendo una preziosa funzione ecosistemica che potrebbe  aiutare altri animali selvatici. E’ un'osservazione interessante che merita ulteriori indagini».

L’utilizzo delle tane da parte di diverse specie selvatiche autoctone è stato maggiore nelle aree dove gli incendi hanno avuto un impatto più grave e questo  supporta l’idea che le tane dei vombati diventino una sorta di rifugio per la fauna selvatica autoctona dopo un incendio.

Secondo Linley  e Nimmo, «I nostri risultati sono solo la punta dell’iceberg. A livello globale, molte specie scavatrici forniscono habitat ad altre. Dal  tasso americano  all'armadillo  gigante , le tane forniscono riparo e risorse alle specie di molti ecosistemi. Più vicino a casa nostra,  le tane di sabbia dei Goanna  forniscono rifugio ad almeno 28 specie animali. E le tane dei bilby sono state descritte come “oasi dell’outback” per il loro ruolo nel sostenere uccelli, rettili e mammiferi».

E gli scienziati australiani non sono stati i primi a scoprire che le tane degli animali offrono rifugio dopo gli incendi: lo studio “Prescribed fire affects diurnal vertebrate use of Gopher Tortoise (Gopherus polyphemus) burrows in a Longleaf Pine (Pinus palustris) forest”, pubblicato nel 2018 su Herpetological Conservation and Biology da un team di ricercatori statunitensi, ha rivelato che nelle aree percorse da incendi le tane delle tartarughe gopher (Gopherus polyphemus)  nelle aree bruciate contenevano 8,5 volte più specie selvatiche rispetto alle tane nelle vicine aree non bruciate.

La star del nuovo studio austyraliano e è il vombato comune che, anche se non è a rischio estinzione, ha visto la sua popolazione diminuire notevolmente dopo la colonizzazione europea dell’Australia. Linley  e Nimmo concludono: «La nostra ricerca si aggiunge a un  numero crescente di prove  che suggeriscono che la protezione dei vombati porterà benefici a varie specie in molti ecosistemi australiani. Man mano che gli incendi grandi e gravi diventano più comuni nelle foreste dell’Australia sud-orientale , la nostra fauna selvatica avrà bisogno di tutto l’aiuto possibile, compresa l’umile tana del vombato».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.