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La tutela dà i suoi frutti: le tartarughe marine si stanno riprendendo

Ma tutte le specie di tartarughe marine continuano ad affrontare sfide imprevedibili dovute al cambiamento climatico
 |  Natura e biodiversità

Secondo lo studio “Status, trends and conservation of global sea turtle populations”, recentemente su Nature Reviews Biodiversity da Graeme Hays e Jacques-Olivier Laloë del Deakin Marine Research and Innovation Centre della School of Life and Environmental Sciences della Deakin University e da Jeffrey Seminoff della Marine Mammal and Turtle Division del Southwest Fisheries Science Center della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), le tartarughe marine, che sono state a lungo gravemente colpite dalla caccia eccessiva e dalla perdita dell'habitat, hanno visto un notevole recupero delle loro popolazioni grazie agli sforzi di conservazione e alle protezioni legali. Hays sottolinea che «Le tartarughe marine sono un esempio di successo nella conservazione marina, con molte popolazioni nidificanti che mostrano notevoli recuperi».

Lo studio esamina lo stato globale delle 7 specie di tartarughe marine, descrivendo in dettaglio i risultati di un aumento mondiale delle loro popolazioni, compresa la scoperta che un numero maggiore di tartarughe nidifica sulle spiagge che hanno implementato misure di protezione più severe. Il team di ricercatori australiani e statunitensi evidenzia che «Sforzi come la riduzione dell'illuminazione artificiale, che in precedenza disorientava le tartarughine, e l'adozione di pratiche di pesca turtle-safe hanno contribuito a questi trend positivi. In alcune aree, la caccia alle tartarughe marine è diminuita con l'evoluzione della consapevolezza e dell'etica della conservazione».

Ma nonostante questi progressi significativi restano ancora molti problemi. Ad esempio, le tartarughe liuto (Dermochelys coriacea) del Pacifico, , continuano a diminuire a causa delle loro ardue migrazioni attraverso l'Oceano Pacifico e il cambiamento climatico rappresenta una minaccia crescente e continua per tutte le specie- Ma gli scienziati ritengono comunque che le misure di conservazione abbiano rafforzato la resilienza delle tartarughe marine.

Seminoff, conferma: «Quando penso alle tartarughe marine, la prima parola che mi viene in mente è resilienza. Sono vulnerabili ai cambiamenti ambientali, ma quando ne hanno l'opportunità, prosperano».

L'aumento del numero delle tartarughe marine riflette anche il cambiamento dei valori nell’opinione pubblica. Alla Deakin University fanno notare che «Le generazioni più giovani considerano le tartarughe meno come una risorsa per il consumo e più come componenti preziose di un sano ecosistema marino. In alcune regioni, gli ex bracconieri ora fungono da guide ecoturistiche, aiutando i turisti ad assistere alla nidificazione delle tartarughe».

Ma il lavoro da fare è ancora molto e i ricercatori fanno l’esempio dei Caraibi, dove le tartarughe marine erano così abbondanti che spesso si scontravano con le imbarcazioni, ma la caccia e la raccolta di uova eccessive ne ha rapidamente ridotto il numero, con stime che suggeriscono un calo del 95% rispetto alla popolazione originale di 19 - 33 milioni di tartarughe marine verdi (Chelonia mydas). Allo stesso modo, le tartarughe liuto che nidificano nella Malaysia peninsulare sono diminuite da circa 10.000 nidi annuali nel 1953 a solo uno o due nidi annuali nel 2003 e nel 2024 in quella regione la nidificazione delle tartarughe liuto è stata quasi inesistente. Le tartarughe di Kemp (Lepidochelys kempii), che nidificano principalmente su una spiaggia in Messico, dal 1947 al 1985 sono diminuite del 99% (rispettivamente da 121.517 a 702 nidi a stagione), per poi riprendersi a partire dagli anni ‘90.

I ricercatori evidenziano che «I cali globali sono avvenuti a causa della caccia spinta dal mercato, dell'impigliamento delle reti da pesca e della perdita di habitat di nidificazione. Tuttavia, maggiori protezioni legali e iniziative di conservazione hanno contribuito a monitorare e salvaguardare i siti di nidificazione».

Per valutare le popolazioni globali di tartarughe marine, gli scienziati hanno analizzato i registri di nidificazione e altri dati e la loro revisione ha rivelato trend prevalentemente positivi per tutte le specie e in quasi tutti i continenti. Ad esempio, un'analisi del 2017 di 299 serie temporali di abbondanza annuale ha rilevato che gli aumenti della popolazione erano tre volte più frequenti delle diminuzioni. Un'analisi aggiornata al 2024 ha mostrato risultati ancora più promettenti, con aumenti che si sono verificati 6 volte più spesso dei cali.
Dallo studio emerge che «Quattro popolazioni regionali di tartarughe marine verdi su cinque sono in crescita, con un aumento significativo dei siti di nidificazione delle Caretta caretta. Sull'isola di Sal a Capo Verde, i nidi di carette sono aumentati da circa 500 nel 2008 a 35.000 nel 2020».

E lo studio cita anche il caso italiano che contraddice la convinzione che le tartarughe marine tornino a nidificare nelle spiagge dove sono nate: «Una rottura nella fedeltà alla spiaggia di nidificazione è stata implicata nell'aumento della nidificazione delle tartarughe caretta nel Mediterraneo occidentale, Tuttavia, l'entità delle rotture nella fedeltà alla spiaggia di nidificazione, le differenze tra le specie e il potenziale di colonizzazione di nuovi siti di nidificazione in questo modo rimangono tutti poco compresi».

Sebbene i dati su specie come la tartaruga embricata (Eretmochelys imbricata), la tartaruga olivastra (Lepidochelys olivacea), la tartaruga di Kemp e la tartaruga a dorso piatto (Natator depressus) siano limitati, la maggior parte dei dati disponibili indica una crescita della popolazione. Molte di queste specie sono protette da normative nazionali e internazionali sulle specie in via di estinzione.

Gli scienziato australiani ribadiscono però che «L'aumento delle temperature minaccia le popolazioni di tartarughe marine spostando il rapporto tra i sessi verso le femmine. Tuttavia, ricerche emergenti indicano risposte adattive, come le tartarughe Caretta caretta nel Mediterraneo che spostano i siti di nidificazione in aree più fredde. Questo cambiamento comportamentale potrebbe aiutare a mantenere un rapporto tra i sessi equilibrato e mitigare gli effetti del cambiamento climatico». Seminoff ha fatto notare che «Quando si limitano le attività umane dannose, le specie possono riprendersi e prosperare».

Guardando al futuro, gli scienziati hanno delineato le principali priorità per la conservazione delle tartarughe marine: Promuovere la resilienza climatica; Riduzione delle catture accessorie e della caccia illegale; Comprendere e mitigare gli impatti dell'inquinamento, in particolare della plastica; Garantire sufficienti habitat di foraggiamento, come le praterie di fanerogame marine.

Nello studio si legge che «Diversi tipi di modifica delle spiagge possono affrontare la perdita di habitat sabbioso causata dall'innalzamento del livello del mare e dall'erosione. La protezione delle spiagge (l'uso di strutture fisiche per proteggere le coste dall'erosione) non è l'ideale per la conservazione delle tartarughe perché impedisce alle femmine che nidificano di accedere ai luoghi preferiti. Il ripascimento delle spiagge comporta l'innalzamento artificiale delle spiagge di nidificazione aggiungendo materiale dragato alle spiagge erose. Se eseguito correttamente e con l'obiettivo di proteggere le tartarughe marine e altre risorse naturali, il ripascimento delle spiagge può essere uno strumento efficace per sostituire l'habitat di nidificazione delle tartarughe perso. Ad esempio, il ripascimento delle spiagge è stato sperimentato con successo nel luogo di nidificazione delle tartarughe verdi di Raine Island (Australia), dove il ripascimento ha portato a un maggiore successo di schiusa. Tuttavia, il ripascimento delle spiagge può influire negativamente sulle tartarughe marine se la sabbia è troppo compatta per consentire loro di nidificare o se la sabbia importata da un'altra area ha caratteristiche diverse dalla sabbia locale. Questi fattori possono alterare i modelli di selezione del sito di nidificazione, il successo dello scavo del nido, la temperatura di incubazione e lo scambio di umidità e gas all'interno dei nidi, il che può avere conseguenze negative sullo sviluppo embrionale».

Hays della Deakin University ha elogiato il lavoro dei volontari che in tutto il mondo hanno contribuito alla rinascita delle tartarughe marine: «Questa storia di successo dimostra che, quando si impegna in sforzi di conservazione concertati, l'umanità ha la capacità di invertire la perdita di biodiversità».

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Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.