La guerra in Ucraina ha distrutto oltre 1.600 kmq di foresta, incalcolabili i danni sulla biodiversità
Il grande economista Nicholas Georgescu-Roegen, ispiratore della moderna economia ecologica, ha lasciato in eredità al mondo un Programma bioeconomico minimale, fondato sull’idea di ridurre gli sprechi e di usare le risorse scarse a nostra disposizione per godersi le comodità prodotte dallo sviluppo tecnologico. Un programma in otto “semplici” punti, in vetta ai quali spicca un’esortazione categorica: «La produzione di tutti i mezzi bellici, non solo la guerra, dovrebbe essere completamente proibita».
È la pace il primo strumento per realizzare un’economia ecologica, e l’ultima dimostrazione empirica di questa teoria arriva dall’Ucraina, dove solo nei primi due anni di guerra contro la Russia – tra il 2022 e il 2023 – sono andati distrutti quasi 1.600 chilometri quadrati di foreste.
È quanto dimostra un nuovo studio guidato dall’Università di Bologna pubblicato su Global Ecology and Conservation, nato combinando le immagini satellitari delle aree colpite dal conflitto con un sistema di intelligenza artificiale basato sull'apprendimento automatico (machine learning).
Secondo il sistema di analisi messo a punto dagli studiosi, in Ucraina sono andati perduti 808 chilometri quadrati di foreste nel 2022 e 772 chilometri quadrati nel 2023, principalmente nelle regioni colpite dalla guerra: 180 chilometri quadrati nella regione di Donec'k, 181 chilometri quadrati nella regione di Kharkiv, 214 chilometri quadrati nella regione di Kherson, 268 chilometri quadrati nella regione di Kiev, 195 chilometri quadrati nella regione di Luhans'k.
«Insieme alle terribili perdite di vite umane, la guerra in Ucraina sta producendo anche pesanti conseguenze ambientali, a partire dalla distruzione di ampi territori coperti da foreste – spiega Roberto Cazzolla Gatti, prof dell’Ateneo bolognese, che ha guidato lo studio – I danni in termini di perdita della biodiversità e dei processi ecosistemici, come il filtraggio dell'acqua, la formazione del suolo, la regolazione del clima, sono incalcolabili».
Gli studiosi attribuiscono al fuoco gran parte di queste perdite di foreste. Nel marzo del 2022, ad esempio, si sono registrati molti incendi nella regione di Kherson, con le truppe russe che hanno bloccato i tentativi di estinguere le fiamme. Un altro caso è quello di Capo Kinburn, nella regione meridionale di Mykolaiv, prezioso hotspot di biodiversità: si stima che il fuoco abbia distrutto il 20-30% della regione, oggi occupata dall’esercito russo.
«Quando finalmente finirà questa guerra saranno necessarie politiche ambientali urgenti ed efficaci per fermare la perdita di biodiversità, per la riforestazione e per ripristinare gli ecosistemi – aggiunge Cazzolla Gatti – Le aree così rimboschite potranno contribuire anche alla creazione di Corridoi Ecologici di Pace e aiutare quindi la smilitarizzazione, creando zone cuscinetto per la costruzione e il mantenimento della pace».