Skip to main content

Ecco come i rischi legati alla natura possono influenzare la stabilità dei prezzi e finanziaria

Gli organi di vigilanza bancaria e le banche sono sempre più consapevoli che il degrado della natura e la perdita di biodiversità comportano rischi materiali
 |  Natura e biodiversità

La natura è fondamentale per il benessere umano e fornisce benefici tangibili e non tangibili che supportano l’attività economica. Questi benefici essenziali, definiti servizi ecosistemici, sono però fortemente a rischio a causa dell’attuale tasso senza precedenti di degrado della natura e perdita di biodiversità. Le principali cause del declino dei servizi ecosistemici sono l’uso del suolo e del mare, il cambiamento climatico, lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, l’inquinamento e le specie invasive.

I rischi legati alla natura possono influenzare la stabilità dei prezzi e finanziaria attraverso molteplici canali di trasmissione. Come nel caso dei più noti rischi climatici, i rischi fisici derivanti dalla minaccia che il degrado della natura pone alle attività economiche dipendenti dagli ecosistemi, possono essere distinti dai rischi di transizione derivanti da cambiamenti nella regolamentazione e nelle politiche, nella tecnologia, nel sentiment degli investitori o nelle preferenze dei consumatori. I rischi fisici si verificano sia in forma acuta che cronica e colpiscono in particolar modo i settori che dipendono maggiormente da specifici servizi ecosistemici. I rischi di transizione colpiscono invece in particolar modo le attività che causano il degrado della natura e sono quindi sensibili agli sforzi volti a proteggere e ripristinare la natura.

La materializzazione dei rischi legati alla natura, sia fisici che di transizione, può avere importanti implicazioni per l’obiettivo di stabilità dei prezzi del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e innescare perdite che possono minacciare la stabilità finanziaria. Questi impatti possono essere diretti, ad esempio l’erosione del suolo e la perdita di impollinatori che compromettono la produttività agricola e fanno aumentare i prezzi dei prodotti alimentari, riducendo al contempo il valore dei terreni e il reddito degli agricoltori. Gli impatti possono anche essere indiretti, poiché le catene del valore trasmettono gli impatti che si verificano altrove nel mondo all’economia nazionale. Per le singole istituzioni finanziarie e il sistema finanziario in generale, gli impatti economici possono successivamente tradursi in rischi finanziari, inclusi rischi di credito, rischi di mercato e rischi di sottoscrizione, attraverso le attività finanziate. Tali rischi possono infatti essere endogeni, quando sono derivanti dal danno alla natura causato dall’attività economica finanziata dalle istituzioni finanziarie stesse, e possono inoltre essere amplificati dalla capitalizzazione di rischi individuali o tramite contagio finanziario. Gli effetti macroeconomici di questi rischi legati alla natura potrebbero in ultima analisi influenzare l’attuazione della politica monetaria, anche attraverso l’interruzione della stabilità finanziaria.

Gli sforzi per fermare e invertire la tendenza di degrado della natura e perdita di biodiversità stanno accelerando, il che richiede anche alle istituzioni finanziarie di gestire i rischi economici e finanziari correlati. Nel 2022 l’Unione Europea e altri 195 paesi hanno adottato il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework (GBF) che è considerato il più importante accordo internazionale per la natura e la biodiversità, così come lo è stato l’accordo di Parigi del 2015 per il cambiamento climatico. Il GBF stabilisce obiettivi come la protezione di almeno il 30% del territorio e delle acque del mondo entro il 2030 e la riduzione dei sussidi governativi dannosi per la natura di almeno 500 miliardi di dollari all’anno. Inoltre, mira a mobilitare almeno 200 miliardi di dollari all’anno entro il 2030, da fonti sia pubbliche che private, per supportare efficacemente le strategie sulla biodiversità, come l’incoraggiamento degli investimenti privati ​​e la promozione di meccanismi finanziari innovativi.

Per affrontare il preoccupante tasso di degrado degli ecosistemi, l’Unione Europea sta implementando una serie di politiche e normative mirate, tra cui la Strategia sulla biodiversità per il 2030, nella quale rientra la Legge sul ripristino della natura adottata a giugno 2024. Questo regolamento è incentrato su azioni quali il ripristino degli ecosistemi degradati, il miglioramento della biodiversità, l’aumento degli spazi verdi urbani e il miglioramento della resilienza degli habitat naturali ai cambiamenti climatici. Inoltre, i paesi dell’UE sono tenuti a presentare i loro Piani nazionali di ripristino, che devono delineare le strategie per raggiungere gli obiettivi stabiliti, alla Commissione entro due anni dall’entrata in vigore della legge. Anche la normativa in materia di disclosure, che comprende la Tassonomia europea, la CSRD e gli ESRS e la SFDR, presentano importanti elementi per garantire che le imprese e le istituzioni finanziarie monitorino, valutino regolarmente e divulghino in modo trasparente i propri rischi, dipendenze e impatti sulla biodiversità, nelle loro operazioni, nelle catene del valore e nei portafogli di investimento. La normativa europea a tutela della biodiversità introduce rischi di transizione poiché le aziende dovranno allinearsi ad essa, ma offre anche benefici a lungo termine per la stabilità finanziaria attraverso la preservazione degli ecosistemi e dei loro servizi.

Per quanto riguarda il sistema finanziario, anche gli organi di vigilanza bancaria stanno prendendo in considerazione i rischi legati alla natura e le banche stesse sono sempre più consapevoli che il degrado della natura e la perdita di biodiversità comportano rischi materiali. Il Network for Greening the Financial System (NGFS) propone un framework a supporto dell’integrazione dei rischi correlati alla natura nelle operazioni delle banche centrali e dei supervisori finanziari. Allo stesso modo, la Taskforce on Nature-related Financial Disclosures (TNFD) fornisce linee guida per la traduzione di una valutazione delle dipendenze e degli impatti correlati alla natura in una valutazione dei rischi e delle opportunità finanziarie.

a cura di Roberto Bianchini, Annalise Poulsen

Laboratorio REF Ricerche

Il Laboratorio è un think tank che riunisce rappresentanti del mondo dell’impresa e delle istituzioni al fine di rilanciare il dibattito sul futuro dei servizi pubblici locali. Molteplici tensioni sono presenti nel panorama economico italiano, quali la crisi delle finanze pubbliche, la spinta comunitaria verso la concorrenza, la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, il rapporto tra amministratori e cittadini, la tutela dell’ambiente. Per esperienza, indipendenza e qualità nella ricerca economica REF Ricerche è il “luogo ideale” per condurre il dibattito su binari di “razionalità economica” e sostenere sviluppo e occupazione nella transizione ecologica.