Ascoltando il coro dei giganti: il ritorno delle balenottere azzurre antartiche
Le balenottere azzurre (Balaenoptera musculus) sono gli animali più grandi della Terra, alcuni esemplare arrivano a a 30 metri di lunghezza e pesano fino a 200 tonnellate, quanto un Boeing 787. Eppure è il suono che producono, non la loro dimensione, a rivelare la loro posizione.
Lo studio “Antarctic sonobuoy surveys for blue whales from 2006-2021 reveal contemporary distribution, changes over time, and paths to further our understanding of their distribution and biology”, pubblicato su Frontiers in Marine Science da un team internazionale di ricercatori guidato da Brian Miller, un esperto di acustica dei mammiferi marini dell’ Australian Antarctic Division, è il frutto di migliaia di ore passate ad ascoltare e seguire gli sfuggenti giganti dell’oceano.
Miller spiega che «Le balenottere azzurre antartiche sono in grave pericolo di estinzione, e questo le rende difficili da trovare nel vasto Oceano Antartico, ma emettono richiami molto forti e a bassa frequenza che possiamo rilevare da centinaia di chilometri di distanza, utilizzando la tecnologia acustica».
Il nuovo studio rappresenta un’istantanea completa – basata su dati acustici – delle balenottere azzurre in Antartide e i ricercatori sottolineano che «I dati hanno dimostrato che durante l’estate le balenottere azzurre antartiche sono distribuite proprio attorno all’Antartide e attraverso la zona subantartica».
Miller evidenzia che «Questa analisi rappresenta le informazioni circumpolari più aggiornate sulla distribuzione di questi animali raramente avvistati e sfuggenti, che sono stati cacciati fino a portarli sull’orlo dell’estinzione durante la caccia alle balene industriale. La nostra analisi e i dataset raccolti fungeranno da linea di base e trampolino di lancio per il lavoro futuro».
Il team di ricercatori ha utilizzato per quasi 20 anni “boe sonore” fluttuanti come “stazioni di ascolto”, per rilevare, tracciare e registrare i suoni della balenottera azzurra antartica e di altre balene. Trascorrendo più di 8 mesi in mare, in 7 spedizioni scientifiche, gli scienziati hanno percorso più di 145.510 chilometri e monitorato quasi 3.900 ore di suono dalle stazioni di ascolto in tutta l’Antartide. In combinazione con altri metodi di studio, tra cui il tracciamento satellitare, il tracciamento video, la fotografia, il campionamento del DNA, i droni e l’intelligenza artificiale, stanno costruendo un quadro della distribuzione, dell’abbondanza e del comportamento di questi giganteschi cetacei.
Miller avverte però che «Le boe sonore sono uno dei modi più economici per studiare le balenottere azzurre, ma ci sono limiti a quel che si può imparare solo ascoltando».
Ogni boa sonora è dotata di un idrofono che trasmette il suono alla nave in tempo reale tramite un collegamento radio VHF. Una volta rilevati i richiami delle balenottere azzurre, il team può ottenere la direzione da dove proviene il richiamo delle balene e quindi utilizzare più strumenti per ottenere la posizione precisa.
Miller fa notare che «Negli ultimi 20 anni abbiamo davvero affinato la nostra capacità di localizzare e trovare questi animali acusticamente. Possiamo ascoltarli in modo affidabile, navigare verso di loro e avvistarli visivamente, quindi fotografarli e seguirli e persino effettuare piccole biopsie della loro pelle e del loro grasso per ulteriori studi».
Il nuovo studio si è concentrato sulle registrazioni delle “canzoni” ad alto volume e a bassa frequenza specifiche delle balenottere azzurre antartiche: il “richiamo Z” e parte del richiamo Z noto come “Unità-A”. I ricercatori hanno analizzato anche il “D-call” non-canto, prodotto da tutte le popolazioni di balenottera azzurra. Si ritiene che i richiami D siano richiami “sociali” effettuati da balene maschi e femmine nelle zone di alimentazione, mentre i canti vengono effettuati solo dai maschi.
Miller spiega ancora: «L’Unità-A è stata il richiamo più ampiamente distribuito rilevato sul maggior numero di boe sonore in tutto l’Antartico e nel sub-Antartico. Abbiamo rilevato più richiami senza canto D all’inizio della stagione di alimentazione estiva, e richiami delle Unità A e Z più tardi in estate e all’inizio dell’autunno».
Secondo i ricercatori «Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere la relazione tra le balene e la loro principale fonte di cibo, il krill, di fronte ai cambiamenti ambientali e alla crescente pressione della pesca del krill».
Questo potrebbe comportare una serie di nuovi metodi di studio, tra cui una flotta di barche senza equipaggio, dotati di idrofoni per rilevare le balene e altri strumenti per studiare le prede delle balene. Gli scienziati potrebbero anche attaccare alle balene tag di “accelerometria idrofonica”, che registrano i richiami e misurano la velocità di nuoto, per capire come il tipo e la quantità di vocalizzazione si collega ai tassi di foraggiamento.
Miller conclude: «Il monitoraggio acustico passivo è destinato a svolgere un ruolo cruciale nella ricerca futura che affronta le lacune nella conoscenza delle balenottere azzurre antartiche».