Cervo morto imbottito di veleno come esca per uccidere lupi: denunciati due allevatori
I fatti risalgono a diversi mesi fa ma la vicenda fa ancora discutere. In Val Seriana, in provincia di Bergamo, la polizia locale aveva rinvenuto una carcassa di cervo morto, ma la cosa che più aveva attirato l’attenzione era il liquido bluastro che usciva dal corpo dell’animale. Poco distante c’era anche una fototrappola e gli agenti hanno pensato di prelevarla per analizzare ciò che era stato ripreso. Nel filmato erano ben visibili due uomini che, chinati sulla carcassa, iniettavano abbondanti quantità di un qualche liquido. Dalle analisi è poi emerso che il corpo dell’animale era intriso di glicole etilenico, una sostanza altamente tossica che si trova nel liquido antigelo. I due uomini sono stati identificati – un imprenditore zootecnico e un allevatore amatoriale di ovi-caprini – e ora dovranno rispondere del reato di tentata uccisione di animali e di uso di esche e bocconi avvelenati.
Il Comandante della Polizia provinciale, Matteo Copia, ha dichiarato che il tentativo di avvelenamento « per quanto maldestro, non può certo essere la soluzione ai conflitti derivanti dalla presenza del lupo: siamo in una fase di ricolonizzazione per la quale l’eliminazione, benché illegale e perseguibile, di alcuni esemplari di lupo sarebbe completamente ininfluente ai fini della presenza della specie sul territorio, con il rischio invece di destrutturare il branco che attualmente occupa quei territori esponendoli all’arrivo di nuovi esemplari e all’aumento delle predazioni».
Ma per l’associazione Lndc Animal protection non siamo di fronte soltanto a un caso isolato e da archiviare. Dice il presidente Piera Rosati che si tratta invece di «un episodio inquietante che evidenzia non solo atti di crudeltà verso gli animali, ma anche un pericoloso clima di odio verso la fauna selvatica alimentato dalle attuali politiche governative. Torniamo a chiedere di approvare l’inasprimento delle pene per i reati contro gli animali e che venga promossa una cultura del rispetto». Per la presidente della Lndc «questo episodio si inserisce in un contesto più ampio di disprezzo e violenza verso la fauna selvatica, che ha raggiunto nuovi picchi negli ultimi anni. Lndc Animal Protection ritiene che l’attuale Governo, con le sue politiche ambigue e il linguaggio spesso incendiario, abbia contribuito a creare un ambiente in cui gli animali vengono visti come un problema da eliminare piuttosto che come esseri viventi da proteggere. Le dichiarazioni pubbliche che demonizzano gli animali selvatici e giustificano la loro uccisione hanno un impatto diretto sulle mentalità e sulle azioni dei cittadini».
L’associazione animalista sottolinea che uccidere un animale è una cosa abominevole, «ma farlo tramite l’avvelenamento è ancora più crudele perché causa sofferenze indicibili». Dice Rosati: «Chiediamo un cambio di rotta da parte del Governo e della politica tutta, affinché si adotti un approccio più rispettoso e protettivo nei confronti della fauna selvatica. È cruciale implementare leggi più severe contro la crudeltà verso gli animali e sviluppare politiche che promuovano la convivenza sostenibile piuttosto che l’ostilità. La vita degli animali selvatici è un patrimonio da tutelare, non un problema da risolvere. È fondamentale che le istituzioni si impegnino non solo a punire i colpevoli, cosa che purtroppo ad oggi non avviene ancora in modo adeguato, ma anche a promuovere campagne di sensibilizzazione per educare la popolazione sull’importanza della biodiversità e della coesistenza pacifica tra esseri umani e animali».