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La pesca mondiale è ancora meno sostenibile di quanto si pensi

L’impatto della pesca eccessiva sugli stock ittici viene sottovalutato dai consulenti dei decisori politici.
 |  Natura e biodiversità

Lo studio “Stock assessment models overstate sustainability of the world’s fisheries”, pubblicato su Science da un team di ricercatori delle università della Tasmania e di Victoria, è un'analisi approfondita delle valutazioni degli stock ittici in tutto il mondo e ha rivelato che «La loro sostenibilità è sopravvalutata, con implicazioni per la gestione della pesca e la consapevolezza dei consumatori».

Le valutazioni degli stock vengono condotte regolarmente per misurare l'impatto della pesca sulle popolazioni di pesci e molluschi nelle regioni di gestione della pesca globale. Queste valutazioni informano gli approcci per prevenire la pesca eccessiva, ricostituire gli stock sovrasfruttati e proteggere gli ecosistemi marini. Ma stimare le popolazioni ittiche non è facile: il numero di pesci tirati su dalle reti, sia dai pescatori che dalle navi da ricerca, è solo un piccolo campione di un mondo molto grande e in gran parte invisibile. Per colmare il gap di conoscenza, gli esperti di pesca si affidano a modelli complessi che possono includere più di 40 variabili, da quanto velocemente si riproduce una specie di pesce all'efficacia di un particolare tipo di attrezzo da pesca. Il nuovo studio ha confrontato le valutazioni passate e recenti degli stock di 230 attività di pesca in tutto il mondo e il principale autore, Graham Edgar dell’Institute for Marine and Antarctic Studies (IMAS) dell’università della Tasmania evidenzia che «Un monitoraggio scientifico indipendente è essenziale per valutare accuratamente la sostenibilità degli stock ittici. Questo studio è stata un'opportunità per confrontare lo stato degli stock stimato in un dato anno, come il 2010, con una stima rivista più recente per lo stesso anno, e abbiamo scoperto che le precedenti valutazioni degli stock erano spesso troppo ottimistiche sul numero di pesci nell'oceano. Lo studio ha mostrato un'incoerenza nelle valutazioni degli stock, con un forte schema di sovrastima dello stato della popolazione di una pesca per gli stock che erano più impoveriti. La biomassa degli stock ittici è stata sovrastimata in media dell'11,5%. Gli stock ittici impoveriti sono spesso i più controversi. Quando una valutazione rileva che uno stock è sovrasfruttato, la gestione della pesca deve prendere decisioni difficili sulla riduzione delle catture di pesce per invertire la tendenza al declino degli stock. Questo include la riduzione dei limiti di cattura, che garantirà che lo stock ittico possa continuare a fornire cibo e posti di lavoro in futuro».

L’autore senior dello studio, Christopher Brown, dell'IMAS e del Centre for Marine Socioecology dell’università della Tasmania, fa notare che «Le tendenze crescenti nella biomassa degli stock sovrasfruttati, rilevate in alcune valutazioni degli stock, spesso scompaiono nelle valutazioni successive, il che suggerisce che erano troppo ottimistiche sul ritmo di recupero degli stock sovrasfruttati. Quando la gestione ha imposto dei limiti alle catture, molte popolazioni sovrasfruttate non sono riuscite a riprendersi così rapidamente come previsto, quindi il nostro studio suggerisce che gli strumenti di valutazione utilizzati sono troppo ottimisti sul reale potenziale di recupero».

Inoltre, lo studio ha rilevato che gli stock ittici con basso valore economico erano più soggetti a valutazioni imprecise e Brown sottolinea che «Gli stock con basso valore economico solitamente hanno meno dati scientifici per informare le valutazioni, e questo può influire sulla capacità di valutare accuratamente lo stato dello stock».

Commentando lo studio, Rainer Froese del GEOMAR Helmholtz-Zentrum für Ozeanforschung e Daniel Pauly dell'università della British Columbia, hanno scritto su Science che «I risultati di Edgar et al . sottolineano come un pregiudizio sistematico nelle stime degli stock possa portare a consigli di gestione non sufficientemente prudenti per sostenere popolazioni ittiche produttive. Sono necessari sforzi su più fronti per migliorare l'accuratezza dei modelli di valutazione degli stock che fungono da spina dorsale di una gestione efficace della pesca. In modo critico, le agenzie nazionali e regionali responsabili dell'esecuzione delle valutazioni degli stock ittici devono rimuovere qualsiasi pregiudizio osservato nelle loro recenti stime della biomassa negli stock esauriti. Anche il ritorno a modelli di valutazione più semplici e in definitiva più realistici radicati nell'ecologia può essere prudente. Si consiglia inoltre un uso corretto del principio di precauzione: di fronte a forti dubbi sui risultati del modello, viene utilizzato il limite di confidenza inferiore anziché la media o la mediana. Inoltre, i gestori devono essere consapevoli delle difficoltà e dei limiti della previsione dello stato di una risorsa invisibile e dovrebbero applicare il proprio buon senso quando si trovano ripetutamente di fronte a recuperi fantasma di una risorsa esaurita. I principi della pesca sostenibile basata sull'ecosistema sono semplici e non difficili: prelevare meno di quanto ricresca; lasciare che i pesci crescano e si riproducano prima della cattura; utilizzare attrezzi da pesca con basso impatto sull'ambiente e sulle altre specie; fornire aree di rifugio o di divieto di cattura come riserve di diversità genetica; e mantenere reti alimentari funzionali riducendo la pesca di specie foraggere, come acciughe, sardine, aringhe o krill. Quattro di questi cinque principi possono essere applicati senza conoscere l'ultima biomassa».

Un altro autore dello studio, Nils Krueck, anche lui dell’IMAS, ha detto che «Molti esperti di pesca in tutto il mondo riconoscono i problemi evidenziati nello studio. Studio e valuto personalmente le popolazioni ittiche, quindi ritengo sia fondamentale portare queste problematiche all'attenzione del l’opinione pubblica. Speriamo che questo porti a miglioramenti nel modo in cui interpretiamo e agiamo su risultati di valutazione incerti per raggiungere la sostenibilità della pesca a livello globale. Tuttavia, sembra che siamo sulla strada giusta, con molti esperti di valutazione che segnalano che l'analisi retrospettiva delle previsioni dei modelli sta diventando parte del flusso di lavoro».

Lo studio evidenzia i modi per migliorare l'accuratezza delle valutazioni degli stock ittici, ad esempio ampliando il monitoraggio indipendente della pesca e modificando i protocolli di valutazione degli stock ed Edgar conclude: «Questo potrebbe includere l'istituzione di un “red team” che esamini i potenziali scenari peggiori e lavori per prevenire il collasso della biomassa ittica. Il nostro studio dimostra chiaramente che dobbiamo adottare un approccio molto più precauzionale per proteggere gli stock ittici vitali in tutto il mondo, per una pesca sostenibile e oceani sani e, in ultima analisi, per la nostra sicurezza alimentare».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.