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I pesci meno studiati sono quelli più a rischio

Bavose e ghiozzi sono molto importanti per la salute delle barriere coralline ma sono trascurati da scienziati e opinione pubblica
 |  Natura e biodiversità

Secondo lo studio “Low human interest for the most at-risk reef fishes worldwide”, pubblicato su Science «I pesci di barriera più minacciati sono anche quelli più trascurati dagli scienziati e dall’opinione pubblica in generale». E’ la sorprendente scoperta fatta di un team internazionale di scienziati guidato da Nicolas Mouquet del CNRS mentre lavorava al  laboratorio Biodiversité marine, exploitation et conservation (CNRS/Ifremer/IRD/Université de Montpellier), in collaborazione con il laboratorio Ecologie marine tropicale des océans Pacifique et Indien (Ifremer/IRD/Université de la Réunion/Université de Nouvelle Calédonie) e la Fondation pour la recherche sur la biodiversité - Centre de Synthèse et d'Analyse sur la Biodiversité (FRB - CESAB),  University of North Carolina – Wilmington e University of Tasmania, che ha misurato il livello di interesse umano per 2.408 specie di pesci di barriera corallina, scoprendo che «L'attenzione della comunità scientifica è attratta dal valore commerciale più che dal valore ecologico dei pesci». Invece, l’opinione pubblica è influenzata soprattutto dalle caratteristiche estetiche di alcune specie, come il pesce scorpione orientale (Pterois volitans) e il pesce mandarino (Synchiropus splendidus).
Quando i ricercatori hanno preso in considerazione le bavose (Blenniidae) e i i ghiozzi (Gobiidae) si sono resi conto che queste due famiglie godono di scarsa attenzione sia da parte degli scienziati che dell’opinione pubblica. Eppure, «Come pulitori, svolgono un ruolo chiave nel funzionamento delle barriere coralline. Di piccole dimensioni, sono essenziali per il trasferimento di energia e materia da piccole prede a consumatori più grandi nelle barriere coralline (trofodinamica)».   La catena trofodinamica è un insieme di catene alimentari collegate tra loro all'interno di un ecosistema. 

Per giungere a queste conclusioni, il team di ricerca si è basato su big data raccolti da database scientifici, social media e statistiche di visualizzazione delle pagine di Wikipedia per le diverse specie di pesci e hanno scoperto che «Sebbene le 2.408 specie studiate abbiano accumulato più di 17 milioni di visualizzazioni su Wikipedia, oltre il 50% di tali visualizzazioni riguardava solo il 7% delle specie e il 20% delle visualizzazioni riguardava solo l'1%. Inoltre, quasi il 50% delle pubblicazioni scientifiche sui pesci studiati riguardava solo un sottoinsieme dell'1% delle specie».

Il lavoro del team franco-americano-australiano evidenzia un allarmante pregiudizio che minaccia direttamente la conservazione dei pesci delle barriere coralline marine e i ricercatori sottolineano «L'importanza di allineare l'interesse umano per la biodiversità con le esigenze di conservazione e le priorità per ecosistemi sani».

Per questo gli scienziati suggeriscono di «Lanciare campagne per aumentare la consapevolezza pubblica sulle specie minacciate e trascurate» e sostengono «L'istituzione di programmi di ricerca che tengano conto di tutte le componenti dell'ecosistema, per una strategia di conservazione globale che non sia più guidata da imperativi commerciali».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.