
Turdus aureus: maxi operazione antibracconaggio dei Carabinieri Cites e forestali

Reparto operativo Soarda dei Carabinieri Cites, con i Carabinieri forestali di Perugia e il Centro anticrimine di Udine, alla presenza dei volontari della Lipu, del Cabs e di inanellatori dell’Ispra, hanno effettuato nei giorni scorsi la vasta operazione antibracconaggio “Turdus aureus” che ha portato ad indagare 14 i soggetti residenti in Toscana, Lombardia, Campania e Umbria. «Un gruppo in grado di procurarsi uccelli selvatici catturati illegalmente all’estero, soprattutto giovani tordi, cui applicavano anelli identificativi alterati per poi avviarli al mercato dei richiami vivi per la caccia, costringendo gli animali a una vita da reclusi e infliggendo loro gravissime sofferenze», denuncia la Lipu.
I militari hanno sequestrato oltre 140mila euro in contanti, 763 esemplari vivi tra tordi, merli e cesene, poi affidati a centri di recupero animali selvatici per le cure e la successiva liberazione in natura, e 164 uccelli morti appartenenti a specie protette. Nel complesso sono state sequestrate attrezzature per la manomissione e contraffazione degli anelli, quasi 2.400 anelli identificativi inamovibili pronti all’uso, 48 reti da uccellagione, 6 richiami acustici a funzionamento elettromagnetico, 3 coppi di cattura e 3.224 munizioni di vario calibro. Sequestrati anche farmaci dopanti, a base di derivati del testosterone, che forzano in modo innaturale il canto degli esemplari maschi: la loro somministrazione è vietata se non per fini terapeutici e riservata solo a medici veterinari, perché in grado di provocare gravi danni all’apparato neuro endocrino degli animali.
Molti degli animali sequestrati sono stati sottoposti alle cure del CRAS Wwf di Valpredina (BG), a cui si aggiungono altre migliaia di uccelli sequestrati in precedenti attività di polizia e durante l’Operazione “Pettirosso”, che si tiene ogni autunno tra la Lombardia e il Veneto
Il Wwf si congratula con le forze dell’ordine per la storica operazione antibracconaggio che, «Grazie ad uno straordinario impegno investigativo, ha consentito di portare alla luce uno strutturato traffico internazionale di uccelli selvatici destinato a foraggiare il ricco mercato illecito degli uccelli destinati alla caccia con richiami vivi, una pratica venatoria molto diffusa soprattutto nelle aree del centro-nord Italia. Dalla operazione è emerso come migliaia di uccelli, soprattutto tordi, vengano ogni anno catturati illegalmente in natura, in Italia e all’estero, spesso prelevando i piccoli appena nati direttamente dai nidi. Questi animali vengono stipati in minuscole gabbie e sottoposti a lunghi viaggi in condizioni terribili fino ad essere consegnati ad allevatori italiani senza scrupoli che, applicando appositi anelli alle zampette, li avviano alla commercializzazione come se fossero animali allevati ricavando, in questo modo, enormi guadagni illegali, se si considera che un solo tordo può essere venduto anche a 300 euro».
Secondo Domenico Aiello, responsabile tutela giuridica della natura per il Wwf Italia, «L’operazione apre finalmente uno squarcio su un sistema criminale ben collaudato e finora sottovalutato che saccheggiando la nostra biodiversità frutta ingentissimi guadagni alle organizzazioni criminali. La cosa grave è che la politica non solo non ha mai ascoltato le nostre denunce ma da anni continua ad approvare misure che favoriscono trafficanti e che ci hanno portati a subire l’apertura di numerose procedure europee, l’ultima delle quali è stata aperta solo lo scorso anno. Esponenti politici di primo piano hanno addirittura più volte aspramente attaccato i Carabinieri chiedendo al Governo di impedire che continuino a fare controlli sugli uccelli da richiamo e sulla stessa linea si pongono la maggior parte delle associazioni venatorie. Un esempio lampante è quanto avviene in Regione Lombardia dove si susseguono da anni provvedimenti palesemente incostituzionali tesi a rendere sempre più difficili i controlli, come quello approvato qualche giorno fa che consente di utilizzare come richiami vivi anche gli uccelli feriti durante la caccia. L’attuale sistema sanzionatorio, basato su contravvenzioni di importi ridicoli rispetto ai guadagni illeciti dei trafficanti consente loro di ottenere profitti senza alcun rischio e per questo favorisce la reiterazione del reato. Chiediamo quindi che il Parlamento, i Ministeri di Ambiente e Agricoltura e le Regioni si schierino chiaramente a favore della legalità e dell’interesse pubblico e aumentino gli strumenti preventivi e repressivi per assicurare un contrasto efficace di questi atti criminali. Lo stesso facciano le associazioni venatorie che invitiamo a costituirsi parte civile nel processo insieme a noi»
Il presidente della Lipu, Alessandro Polinori, conclude: «Ringrazio i nostri volontari e le forze dell’ordine per l’impegno e la dedizione in questa importantissima operazione contro il commercio illegale di uccelli da richiamo. E’ di pochi giorni fa la notizia che il Governo ha dovuto dare parere negativo ad alcuni emendamenti al decreto Agricoltura, poi tutti ritirati, tra i quali compariva proprio una norma che avrebbe favorito questo tipo di bracconaggio. Ci auguriamo che il Parlamento invece adotti norme più incisive, a partire dall’inasprimento delle pene, per combattere il bracconaggio e questi veri e propri criminali, e che anzi approvi una norma che vieti del tutto l’utilizzo dei richiami vivi. Solo così si potrà mettere fine definitivamente a questo commercio illegale e soprattutto cessare una pratica tanto anacronistica quanto indegna di un paese civile».
