I gioielli viventi delle foreste pluviali segrete delle Sky Island
A marzo, un team di ricercatori britannici e di diversi Paesi africani ha pubblicato su Scientific Reports lo studio “A biogeographical appraisal of the threatened South East Africa Montane Archipelago ecoregion” che propone di considerare il "South East Africa Montane Archipelago" (SEAMA) come un'ecoregione distinta di importanza biologica globale. Il SEAMA è un arcipelago di “Sky Island”, una trentina di montagne granitiche isolate e disseminate tra il Mozambico settentrionale fino al monte Mulanje in Malawi, la seconda montagna più alta dell'Africa meridionale Malawi, Sky Island che raggiungono oltre 1000 metri sul livello del mare, e che ospitando le foreste pluviali di media altitudine più grandi (Monte Mabu) e più piccole (Monte Lico) e praterie montane biologicamente uniche dove recenti indagini biologiche hanno portato alla scoperta e alla descrizione di molte specie nuove per la scienza e di concentrazioni di numerosi endemismi sovrapposti in più taxa.
Il principale autore dello studio, il biologo Julian Bayliss dell’Oxford Brookes University, dell’African Butterfly Research Institute di Nairobi e della Rede Para Gestão Comunitária de Recursos Naturais (ReGeCom) del Mozambico ha detto: «Sono orgoglioso di aver guidato la stesura di questo articolo (ci sono voluti 3 anni e mezzo solo per scriverlo) e di aver contribuito a creare la nuova ecoregione insieme ad altri 26 coautori, tutti esperti mondiali leader nel loro campo per questa parte dell'Africa, e ben oltre 100 persone negli ultimi 20 anni di lavoro sul campo e oltre 30 spedizioni scientifiche per rendere tutto ciò possibile».
Lo studio ha documentato 127 specie endemiche di piante e 90 di anfibi, rettili, uccelli, mammiferi, farfalle e granchi d'acqua dolce.
Bayliss ricorda che «Le regioni ecologiche (ecoregioni) sono ampiamente utilizzate per informare le priorità di conservazione globali. Definiscono grandi distese di terra o acqua, caratterizzate da assemblaggi geograficamente distinti di animali e piante. Le nuove definizioni di ecoregione sono rare e in genere fanno seguito a molti anni di ricerca in una gamma di discipline scientifiche. Ci sono voluti decenni di collaborazione internazionale per raccogliere prove sufficienti per definire l'ecoregione. Abbiamo documentato centinaia di specie precedentemente non descritte e studiato la geologia, il clima e la storia genetica degli ecosistemi, per ricostruire cosa rende queste montagne così uniche. Questa nuova ecoregione creerà un'importante piattaforma da cui sviluppare iniziative di conservazione regionale».
Harith Farooq, un biologo dell'Universidade Lúrio del Mozambico e coautore dello studio, ha sottolineato che «L'ecoregione è frammentata in piccole sacche isolate di foresta pluviale, praterie montane e arbusteti, ciascuna con le proprie piante e animali unici, ma lontanamente correlati. C'è ancora molto da scoprire, ma molte di queste specie potrebbero estinguersi prima che possiamo registrarle»,
Infatti, nonostante sia di importanza globale per la biodiversità, l'ecoregione SEAMA è gravemente minacciata. Da quando gli scienziati hanno iniziato le loro indagini circa 20 anni fa, le montagne hanno perso un quinto della loro estensione di foresta pluviale, in alcuni casi quasi la metà, uno dei tassi di deforestazione più alti dell’Africa.. Alcune foreste, come il Monte Mabu, sono efficacemente protette dalle comunità locali. Altre, come il Monte Lico, sono troppo inaccessibili per dover affrontare una minaccia reale, ma la maggior parte di queste Sky Islan non ha alcun tipo di protezione formale ed è minacciata dall'agricoltura taglia e brucia, dalla caccia e dalle richieste di combustibile e legname.
Un’altra delle autrici dello studio, Gabriela Bittencourt, ricercatrice post-dottorato al Natural History Museum di Londra, sottolinea che «Il nostro studio evidenzia la necessità di proteggere questa ecoregione unica e poco studiata. Incoraggiare la conservazione dell'arcipelago montano dell'Africa sudorientale è fondamentale, poiché è chiaro che abbiamo solo iniziato a scalfire la superficie di ciò che possiamo imparare su questa regione diversificata, nonché a considerare come questi insegnamenti possano essere applicati agli sforzi di conservazione della biodiversità globale».
Per Jose Monteiro, direttore del ReGeCom in Mozambico e coautore dello studio, «Questo è l'inizio di un nuovo capitolo. Ora è necessario un vero sforzo per ridurre le minacce a questa ecoregione montuosa e per coinvolgere efficacemente le comunità nella guida degli sforzi di conservazione, simili al lavoro sul monte Mabu».
L’autore principale dello studio, Phil Platts, direttore di BeZero Carbon, un'agenzia che aiuta a prendere decisioni migliori in materia di clima, ha fatto notare che «Questi ecosistemi stoccano il carbonio, regolano i flussi d'acqua e sono unici a livello mondiale per le specie che vi vivono. Incanalare finanziamenti nazionali e internazionali per supportare le comunità locali nella protezione del clima e altri benefici dell'ecoregione, sarebbe vantaggioso per tutti».
Paul Smith, segretario generale di Botanic Gardens and Conservation International e coautore dello studio, ha aggiunto: «La biodiversità dell'arcipelago montano SEAMA è di importanza globale e la nostra speranza è che questa pubblicazione contribuisca a far arrivare il supporto internazionale per la conservazione nella regione.
Un grosso aiuto a far conoscere e a divulgare al grande pubblico le bellezze fragili di queste Sky Islan dell’Africa meridionale è venuto da una spedizione a Mabu, la cima di una montagna circondata da pianure e la più grande foresta pluviale dell'Africa meridionale, alla quale ha partecipato recentemente Jonah Fisher di BBC Environment. Della spedizione faceva Gimo Daniel, un esperto di coleotteri mozambicano 36enne specializzato in scarabei stercorari che attira con le sue stesse feci. E’ grazie a queste “esche” che Daniel ha già scoperto 15 nuove specie di scarabei stercorari.
20 anni fa Mabu era sconosciuta a tutti meno a chi ci viveva ed è stata “scoperta” da Bayliss nel 2004 mentre nella sua casa nel nord del Galles stava esaminando le immagini satellitari del Mozambico settentrionale e vide una macchia verde scuro fino a quel momento sconosciuta. Una prima spedizione a Mabu venne effettuata nel 2005 e confermò che, nonostante la popolazione locale cacciasse nella foresta, l’area era in condizioni incredibilmente buone e che la sua estensione – 75 Km2 . ti, faceva di Mabu il più grande blocco di foresta pluviale dell'Africa meridionale.
Fisher nel 2009 ha partecipato a una delle prime spedizioni a Mabu, mentre lavoravo come corrispondente della BBC nell'Africa meridionale e Bayliss e il suo team scoprivano continuamente nuove specie di camaleonti, serpenti e farfalle. Solo il team di Bayliss hanno scoperto almeno 25 nuove specie, senza contare gli scarabei stercorari, molti dei quali devono ancora essere riconosciuti ufficialmente.
Fisher spiega che «Quel che rende Mabu così speciale è la sua geografia. Una foresta pluviale di media altitudine, sporge sopra le pianure del Mozambico, rendendola davvero un'isola nel cielo. Questo significa che la maggior parte degli animali e degli insetti che vivono lì non ha modo di incontrarsi e riprodursi con altre popolazioni, aumentando così le probabilità che si evolvano in isolamento in qualcosa di unico e nuovo per la scienza».
A differenza di altre Sky Island del SEAMA, Mabu, troppo remota anche per guerriglieri del Frelimo, i soldati portoghesi e i controrivoluzionari della Renamo, è stata in parte protetta dalla lunga guerra di liberazione e poi civile del Mozambico che si è conclusa nel 1992.
La nuova spedizione alla quale la BBC ha preso parte quest'anno su invito di Bayliss è stata la prima in cui un team di scienziati si è stabilito proprio nel cuore della foresta e una delle prime a trovare qualcosa di nuovo è stata Erica Tovela, un'esperta di pesci d'acqua dolce del Museu de História Natural de Maputo che ha catturato un pesce gatto mai visto prima proprio nel ruscello che attraversava l’accampamento. il Museo di Storia Naturale di Maputo sta lavorando, con il sostegno finanziario dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), alla realizzazione del progetto Conservation and Renovation for Biodiversity in Mozambique, in collaborazione con l'università La Sapienza di Roma, la Stazione zoologica Anton Dohrn e WeWorld-GVC.
Mabu è in buone condizioni, ma questo non significa che alcune cose non siano cambiate: i grandi mammiferi, come leoni, rinoceronti e bufali, sono stati tutti cacciati, molto probabilmente per il cibo durante la guerra di liberazione e civile. Anche la deforestazione ha colpito, anche se non così gravemente come in altre foreste dell'Africa meridionale.
Ara Monadjem, un esperto di piccoli mammiferi dell'Università di Eswatini, che faceva parte dell’ultima spedizione, ha detto a BBC News: «E’ molto evidente che le foreste (nell'Africa meridionale) in cui sono stato solo 15 o 20 anni fa sono ormai scomparse, abbattute per molte ragioni diverse».
Le trappole fotografiche messe dagli scienziati mostrano cacciatori che trasportano gli animali che hanno catturato e i ricercatori hanno trovato diverse trappole fatte con molle di auto piazzate appena fuori dai sentieri che attraversano la foresta. Ma intanto i team di ricerca continuano a scoprire “nuove” specie di mammiferi più piccoli, come il pipistrello ferro di cavallo Rhinolophus mabuensis e un toporagno muschiato nano che gli scienziati stanno ancora cercando di denominare e descrivere.
Non tutti cercano nuove specie: gli ornitologi Claire Spottiswoode e Callan Cohen volevano trovare le prove che uno degli uccelli più rari dell'Africa, il Namuli apalis. fosse ancora vivo. Questo piccolo uccello giallo e nero vive solo in alta quota e si teme che la distruzione delle foreste in altre zone e l'aumento delle temperature lo stiano spingendo verso l'estinzione. Cohen conferma: «Il cambiamento climatico ha spesso effetti difficili da prevedere. A volte le temperature più calde incoraggiano l'attività dei serpenti, il che significa che più nidi e pulcini vengono attaccati». Alla fine gli ornitologo sono riusciti a registrare il richiamo del Namuli Apalis su una delle creste più alte.
Pejul Calenga, direttore generale dell’Administração Nacional das Áreas de Conservação (ANAC) del Mozambico, ha detto a Fisher che «Mabu sarà trasformata in un'area protetta dalla comunità. Questo significa che non saranno consentiti né l'abbattimento di alberi né l'attività mineraria, ma che la popolazione locale, che dipende dalla foresta per il proprio sostentamento, potrà gestirla e utilizzarla».
Per quanto riguarda il ruolo svolto dal lavoro degli scienziati nel garantire la protezione dell'area, Calenga ha fatto notare che « molto più facile difendere quelle aree in cui sono presenti risorse uniche. Mabu rientra ora nell'impegno del Mozambico a tutelare la biodiversità a livello globale, con l'obiettivo di proteggere il 30% del suo territorio entro il 2030».
Bayliss è moderatamente ottimista sul fatto che «Se il piano di gestione sarà ben attuato, Mabu diventerà una storia di successo in termini di conservazione» e sta già cercando altri siti in Africa che necessitano di protezione.
Zacharia Magombo, direttore generale facente funzione del National Herbarium and Botanic Gardens del Malawi e coautore dello studio pubblicato su Scientific Reports, ha fatto notare: «Poiché l'ecoregione si estende a cavallo del confine tra Mozambico e Malawi, crea anche una regione transfrontaliera, che apre le porte a iniziative di conservazione transfrontaliere tra i due Paesi». Anche Carl Bruessow, direttore del Mulanje Mountain Conservation Trust del Malawi è convinto che «La nuova ecoregione SEAMA catalizzerà un rinnovato impegno di conservazione in Malawi e Mozambico».
Hermenegildo Matimele del National Herbarium of Mozambique. ha concluso: «La distribuzione della biodiversità trascende i confini politici. Pertanto, le iniziative di conservazione che comprendono i modelli naturali della biodiversità saranno più efficaci di quelle che ne limitano il potenziale attraverso confini creati dall'uomo. SEAMA mira a promuovere l'impegno tra le nazioni per lavorare a stretto contatto verso un obiettivo di conservazione comune in modo efficace».