Skip to main content

Il piccolo diamante e i tanti tesori del parco regionale di Porto Conte

Sammuri: una straordinaria diversità ornitologica che dipende anche dalle azioni dell’uomo
 |  Natura e biodiversità

Nei diamanti, come in altre pietre preziose, le maggiori dimensioni non corrispondono necessariamente ad un valore più alto, per cui può succedere che un gioiello molto più piccolo valga di più di uno più grande.
E’ il paragone che mi è venuto in mente passando alcuni giorni nel parco regionale di porto Conte, nel comune di Alghero. Infatti si tratta di un’area protetta di soli 5300 ettari, enormemente più piccola di quasi tutti i parchi nazionali italiani e di molti parchi regionali, ma che ospita una biodiversità, in particolare ornitologica, che è impossibile trovare anche in aree protette molto più grandi.
Tutto questo è sorprendente, ma a mio parere, è anche il risultato di un mix tra caratteristiche ambientali ed azioni umane.
Iniziamo col dire che il parco ospita come nidificanti 3 delle 10 specie di uccelli classificate come minacciate in modo critico dalla Red list IUCN Italia: il grifone, il capovaccaio e il falco pescatore.
Nessuna area protetta italiana può vantare tanto, addirittura non ce n’è nemmeno una che ne abbia almeno due delle tre.
Ma, accanto a queste tre specie, sono presenti anche importanti colonie di uccelli pelagici come la berta maggiore e soprattutto l’uccello delle tempeste, oltre alle presenza di Berta minore, marangone dal ciuffo e gabbiano corso.
Accennavo al fatto che questa straordinaria diversità ornitologica è sicuramente legata alle caratteristiche ambientali, ma tantissimo è dipendente anche dalle azioni dell’uomo, la prima delle quali è stata l’istituzione del parco regionale di Porto Conte sin dal 1999, fortemente voluto dalla comunità locale ed istituito con lungimiranza dalla Regione Sardegna.
Il grifone è tornato a popolare queste falesie, a nidificare e ad incrementarsi grazie a due progetti LIFE finanziati dall’unione Europea: Under griffon Wings concluso nel 2020 e Safe for vultures, tuttora in corso ed egregiamente coordinati dal dipartimento di medicina veterinaria dell’università di Sassari e con il partneriato, tra gli altri, dell’azienda regionale FoResTas, che gestisce il centro di recupero fauna selvatica di Bonassai, dove sono stato recentemente. Ho visitato numerose strutture simili in Italia e non me ne viene in mente nessuna che mi sia sembrata gestita meglio di quella.
Non erano mai state segnalate nidificazioni del capovaccaio in Sardegna prima di quella del 2019 nel parco di Porto Conte, che, ad oggi, resta l’unica località dell’isola dove si è accertata. In questo caso, pur trattandosi di una espansione naturale, la stessa è stata sicuramente incoraggiata e favorita proprio dai progetti sul grifone che ho citato in precedenza. I carnai utilizzati per i Grifoni hanno costituito una fonte alimentare attrattiva anche per il capovaccaio.
Anche sul Falco pescatore la mano dell’uomo è stata importante: oltre vent’anni fa grazie all’intuizione di un ornitologo algherese, Toni Torre, è stato coinvolto il parco regionale della Corsica nella persona di Jean Marie Dominici, per l’allestimento di alcuni nidi artificiali che, guarda caso, sono stati ubicati proprio nella baia dove oggi ci sono ben due nidi di Falco pescatore*. Anche se poi, sia la prima coppia insediatasi sin dal 2020, sia la seconda presente da quest’anno, hanno costruito altri nidi, non c’è dubbio che la funzione attrattiva dei nidi artificiali abbia avuto un suo ruolo. Peraltro sempre per dire che le azioni umane sono importanti, il maschio della prima coppia di Falco pescatore che ha nidificato in Sardegna nel 2020, dopo oltre mezzo secolo, era nato in Corsica e lì inanellato quando era un pullo ancora nel nido. E’ grazie alle importanti azioni di conservazione che ha messo in piedi il parco regionale della Corsica sin dalla fine degli anni ‘70 del secolo scorso che le coppie nidificanti sono passate da 3 ad oltre 25 ed è chiaro che l’incremento di quella popolazione ha favorito la ricolonizzazione della Sardegna.
Anche in questo caso la specie è oggetto di un progetto di livello nazionale che coinvolge oltre al parco di Porto Conte altri due parchi regionali (Parco regionale della Maremma e di Migliarino San Rossore) e due parchi nazionali (Arcipelago toscano ed Asinara) e che ha consentito di inanellare e dotare di GPS praticamente tutti i falchi pescatori che sono nati in Italia dal 2011 ad oggi, circa un centinaio.
L’importante colonia di uccello delle tempeste che nidifica all’isola di Foradada è stata messa in sicurezza a seguito di un intervento di derattizzazione attuato dal parco, grazie al contributo della fondazione “Gioia e Carlo” e che ha salvato nidiacei e uova dalla potenziale totale predazione. Su questa specie va ricordato anche lo straordinario progetto di monitoraggio che stanno portando avanti i tecnici dell’ISPRA insieme ad ornitologi locali, attraverso l’inanellamento e l’applicazione di trasmettitori satellitari. È straordinario pensare che un uccello delle tempeste pesa solo 25 grammi e che , con professionalità e capacità, i tecnici dell’ISPRA riescono ad applicare anelli e trasmettitori satellitari senza creare problemi ad un animale così minuto. In confronto le stesse operazioni che facciamo sul falco pescatore, che pesa circa 2 chili ed ha un’apertura altre di più di in metro e mezzo sono un gioco da ragazzi…
In conclusione mi sento di fare i miei sentiti complimenti a tutti coloro che hanno dato il loro contributo per raggiungere questi straordinari risultati, quasi tutti sardi che con competenze ed entusiasmo hanno fatto si che questo piccolissimo parco divenisse un vero e proprio scrigno di biodiversità.
Non c’è molto di più da chiedere a chi gestisce quest’area, se non di continuare con la salvaguardia ed il monitoraggio di queste importantissime specie.
L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di cercare di estendere l’area marina protetta verso nord, includendo il tratto di mare prospiciente alle falesie di nidificazione del falco pescatore. Entro il 2030 il nostro paese, come tutti quelli dell’unione europea, dovrà raggiungere l’obbiettivo del 30% di territorio protetto a terra e a mare, mentre siamo rispettivamente al 21% ed al 16%. Credo che alcune centinaia di ettari a mare nella zona di porto Conte dovrebbero essere prioritari.

di Giampiero Sammuri
Vicepresidente comitato italiano IUCN
Presidente Parco Nazionale Arcipelago Toscano

*Anche in questo il parco di Porto Conte è unico, non ci sono altre aree protette italiane con due coppie di falco pescatore nidificanti.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.