Tutti per Sara: «Sarò la prima sindaca nella storia di Firenze»
Greenreport invita convintamente i fiorentini a votare al ballottaggio e a votare Sara Funaro, perché Firenze non torni indietro nelle mani di una destra dal profilo negazionista sui cambiamenti climatici e allergica alla parola “ambiente”, ma prosegua e acceleri le politiche green strutturali e non strutturali, completi il sistema delle tramvie e aumenti le rinnovabili e la qualità urbana, e diventi un modello per l'Italia.
Ma con Funaro non possiamo non partire da lontano, da quel 1966 anno della prima alluvione mediatica che commosse e mobilitò il mondo, un indelebile ricordo di famiglia che vide il nonno, l’indimenticabile sindaco Piero Bargellini che dalla notte 4 novembre gestì l’emergenza per l'impressionante massa d’acqua dell’Arno che travolse a 70 km orari la città, rimasta isolata per tre giorni con 35 morti, centinaia di feriti, 70.000 famiglie alluvionate.
«È un ricordo di famiglia davvero indelebile – risponde Funaro – Mio nonno Piero è una delle mie ispirazioni, come lo è il ricordo dei fiorentini che si sono rimboccati le maniche per uscire prima possibile da quella immensa tragedia. Non tornò a casa per giorni, e solo alla fine pensò ai danni della sua abitazione e alla sua famiglia. E lanciò quel messaggio forte, internazionale, ad aiutare Firenze e da ogni parte del mondo arrivarono aiuti».
Intervista
In quello scenario di devastazioni, la città iniziò a riempirsi con la “meglio gioventù”, ragazze e ragazzi giunti da ogni parte d’Italia e del mondo. Non c'era strada alluvionata, casa, museo, chiesa, biblioteca dalle quali non uscivano infangati, stanchi e sorridenti gli “angeli del fango”, che ritroviamo ancora oggi dopo ogni catastrofe accanto alle popolazioni colpite.
«E io, come tutti i fiorentini, nel cuore conservo anche quella grande prova di solidarietà concreta degli angeli del fango. Fecero miracoli, a partire dalla Biblioteca Nazionale portando in salvo libri e preziosissimi materiali storici. Gli angeli contribuirono a dare speranza alla città, affiancavano i coetanei fiorentini, gli studenti universitari, il personale degli ospedali, i soldati di leva, altri angeli in divisa. Non spalarono solo il fango e non salvarono solo milioni di testi e opere d’arte, ma furono e restano i protagonisti di una generosa mobilitazione che ha portato poi alla nascita delle grandi associazioni del volontariato italiano e poi del sistema di Protezione Civile. Firenze è stata la “culla” della solidarietà.
L’Arno ha sempre alternato eccezionali magre e improvvise piene catastrofiche. Dalla prima grande alluvione conosciuta del 1177 e fini all’ultima e più devastante del 1966 se ne contano ben 180. Da allora è stato vissuto come una minaccia, oggi un fiume è l’arteria principale di una città, una risorsa straordinaria.
Dal “Parco lineare dell’Arno”, l’ambizioso piano di Richard Rogers e dell’architetto fiorentino Claudio Cantella del 1983, esecutivo nel 1989 ma dimenticato, possiamo sperare in un aggiornamento e una nuova visione del rapporto tra la nostra città e il suo fiume?
«Per me è un impegno concreto. Peraltro oggi l’Arno è il primo grande fiume italiano ad essere stato ripulito dagli scarichi fognari urbani lungo la sua asta fluviale, e anche Firenze con l’ultima opera dell’Emissario di Riva Sinistra d’Arno realizzato da Publiacqua nel 2014, ha restituito qualità ambientale alla città e liberato il fiume da scarichi di 140.000 abitanti in riva sinistra, ormai convogliati nell’impianto di depurazione di San Colombano. Oggi poi, a differenza dei controlli “a vista” dei tempi dell’alluvione, abbiamo monitoraggi con tecnologie sofisticate, sistemi di alert e di preannuncio di piene, e opere di contenimento delle acque a monte dell’area urbana».
Quella di Firenze è una delle poche aree metropolitane con grandi lavori in corso per aumentare la sicurezza dalle alluvioni, alcuni conclusi e altri ancora no, finanziati da Italiasicura nel 2015. Ad oggi è stata conclusa una parte importante del robusto sistema di difesa strutturale per contenere qualcosa come 40 milioni di metri cubi di acqua di piena deviandola in un sistema di 4 grandi casse di espansione tra Figline e Reggello (Pizziconi, Restone, Prulli e Leccio) e nella diga di Levane con l’adeguamento e il rialzo di 5 metri, e bisognerà continuare a correre…
«Non c’è dubbio. Una delle mie priorità sarà quella di verificare, insieme al presidente Giani e all’assessora Monni e ai suoi uffici tecnici, non solo lo stato di avanzamento degli ultimi cantieri, se serve aiutando nella soluzione di problematiche, ma anche la possibilità di accedere a nuovi finanziamenti nazionali dai ministeri coinvolti per aumentare la sicurezza da eventi meteo sempre più frequenti e devastanti come in quel terribile 4 novembre sulla nostra piana. Queste opere, con la diga di Bilancino, vanno accelerate al massimo tutti i lavori con i tempi dell’emergenza. E aumenteremo il più possibile anche la capacità di trattenere acqua alle porte della città in piccole aree di laminazione da individuare e l’infiltrazione nel terreno con suoli permeabili».
È il concetto di "città spugna", un approccio urbanistico che l’Italia dovrebbe iniziare a realizzare in modo diffuso.
«Lo faremo, dalla depavimentazione ai rain garden, ma anche coinvolgendo i privati e i condomini, perché si tratta di interventi che aiutano a assorbire l'acqua piovana in eccesso e migliorano la qualità dell'ambiente urbano.
Affiancano utilmente Publiacqua e il suo grande e costante lavoro di manutenzione dei sistemi fognari anche con nuove tecnologie intelligenti basati su sensori e tecnologia IoT monitorando in tempo reale flussi e ottimizzando il loro smaltimento. E le manutenzioni dei Consorzi di bonifica che sono un presidio organizzato anche per la riduzione del rischio idrogeologico; registro che la Toscana è l’unica regione italiana che garantisce annualmente risorse per manutenzioni del reticolo idraulico con legge regionale, dopodiché si può certo migliorare, stare col fiato sul collo e lo faremo. Perché ormai non c’è più il classico temporale, ma ci sono improvvisi cicloni extratropicali ai quali bisogna opporre difese adeguate».
Restando in Arno, dopo ogni memorabile tuffo di Capodanno il presidente Giani auspica il fiume balneabile. In effetti, piscine fluviali con acqua autodepurante sono nate con i loro solarium per i bagnanti di Parigi e altre città fluviali europee. Nella Senna si tornerà a nuotare per le Olimpiadi di Parigi e dal 26 luglio la sindaca Anne Hidalgo la rigenerazione delle Paris Plages, le spiagge di Parigi. Firenze? Nella memoria storica della città, c’è il fiume dei primi Bagni costruiti sulle rive, che nell'Ottocento anticiparono persino gli stabilimenti balneari in Versilia. E c’è la Rari Nantes.
«Oggi abbiamo già una spiaggia sull’Arno, nella zona centrale di San Niccolò. Le sponde oggi sono strisce di verde ben tenute, e dal fiume si gode un bellissimo tramonto e una visione della città particolare. Si faceva il bagno in Arno almeno fino al primo dopoguerra. La storica piscina della Rari Nantes Florentia, nata nel 1904 sulle rive dell'Arno, ha insegnato a nuotare a generazioni di fiorentini ed è una delle società sportive fra le più medagliate nel nuoto e pallanuoto. Dopo la piena del 1966 tutto cambiò, con divieti di balneazione e accesso al fiume diventato una minaccia. Questo è il tempo di riprenderci anche il nostro Arno».
Firenze in questo scenario potrebbe essere la prima grande città a dotarsi di un “Piano di adattamento climatico urbano”, con pianificazioni, progettazioni e realizzazioni a scala territoriale della “città spugna” per affrontare sfide sia di inondazioni che di scarsità idrica.
«L'adattamento climatico sarà parte centrale della nostra pianificazione, e la Giunta uscente ha posto le basi. Gli effetti del riscaldamento globale sono sempre più impattanti e richiedono nuovi obiettivi sui quali operare, in maniera integrata, con i nostri tecnici di vari assessorati, e anche con i comuni dell’area metropolitana e con la Regione. Oggi sappiamo quali sono le aree flooding hotspots, le più esposte, dove è più probabile che l’acqua possa fare danni. Abbiamo il supporto di conoscenze scientifiche dal Lamma all’Arpat, dall’Autorità di bacino all’Università e ai consorzi di bonifica, su cui progettare la “città spugna”.
Il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università ha analizzato soluzioni per il Quartiere 5, per canali vegetati e “giardini della pioggia”, cercheremo di capire come realizzarle e come inserire infrastrutture green leggere, Nature based, nei nostri contesti urbani tutelati dal punto di vista culturale e paesaggistico. Io sono convinta che al cambiamento climatico si risponde con il cambiamento urbano: serve coraggio per trasformare la città, per rinfrescarla, per renderla più sicura e vivibile».
L'inserimento di piante e vegetazione come sistemi di filtrazione naturale nelle zone urbane come i filari di aranci in via Cavour hanno creato dibattito…
«Si può discutere su tutto, ma oggi di fronte a ondate di calore estremo abbiamo l’obbligo di contribuire a mitigare e a migliorare la qualità dell’aria nelle città, aumentando anche bellezza e benessere urbano. Via Cavour è oggi più bella e vivibile. Gli alberi contrastano i cambiamenti climatici e le isole di calore e per le città d’arte è certo una sfida. Negli ultimi dieci anni abbiamo piantato 10mila alberi nuovi, per ottenere più fresco e meno inquinamento ma anche più bellezza: come ha detto bene Stefano Mancuso ‘nessun posto è più brutto con gli alberi’. Ne pianteremo 50mila tra alberi e arbusti».
Il 2030 è l’orizzonte temporale entro il quale tutti i paesi si sono impegnati a raggiungere obiettivi dell’Agenda delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, e anche per sostenere la transizione ecologica. Lo scudo verde anti-inquinamento, le piste ciclabili, le ferrovie, Firenze è un cantiere di mobilità green. Iniziamo dall’Alta velocità ferroviaria.
«Abbiamo in corso molti lavori. Per la nuova stazione Alta Velocità di Firenze Belfiore dedicata a Foster e il sottoattraversamento dell’Alta Velocità con la realizzazione del Passante della rete ferroviaria nazionale con due gallerie parallele ognuna per senso di marcia, scavate a circa 20 metri di profondità, per una lunghezza complessiva di 7 chilometri, da completare entro il 2028. Avranno un impatto strategico positivo in città e a livello regionale e nazionale perché consentiranno di separare i flussi tra treni regionali e ad alta velocità, specializzando Santa Maria Novella per il traffico regionale e metropolitano. I benefici saranno la regolarità dei treni, un incremento delle corse locali e la riduzione dei tempi di viaggio a lunga percorrenza».
Il sistema di tramvia ha oggi e avrà in futuro un impatto positivo sulla città…
«Amplieremo ancora la rete tramviaria con le nuove linee verso i quadranti nord-ovest e sud-est della città, i progetti vanno avanti con finanziamenti e tempi da rispettare, e saranno più veloci e sostenibili i collegamenti nell’area metropolitana. Il trasporto pubblico comunale su ferro già riduce il traffico privato e l’inquinamento e stimiamo a regime un numero annuo di passeggeri dagli attuali 37,2 milioni a 85 milioni, riducendo emissioni di CO2 da 14.300 tonnellate/anno in meno di oggi a ben 32.700 t/anno! Lo Scudo Verde sarà gestito insieme ai comuni della Città metropolitana, per ora i varchi monitoreranno gli ingressi in città, senza alcuna limitazione e tariffa, e controlleranno i bus turistici».
La Bicipolitana con oltre 5 chilometri di nuove piste ciclabili finanziate con fondi europei, Pnrr e una rete ciclabile cittadina da rafforzare e completare?
«Noi la completeremo anche con nuove piste. È l’investimento strategico per ridurre l’inquinamento e favorire la mobilità ciclabile che a Firenze è una pratica naturale da sempre. Garantiremo ancor di più la sicurezza dei ciclisti. È un pezzo dell’architettura moderna per una Firenze vivibile, che protegge i cittadini anche con un nuovo modello di mobilità. Completeremo la Bicipolitana e i percorsi di collegamento tra le varie linee fino ai 120 km previsti, con tratti come la linea gialla Ponte a Greve-Castello che si riallaccia alla “Super-ciclabile Firenze-Prato”, la linea arancione che collegherà i poli ospedalieri di Torregalli e Careggi e la linea blu tra le Piagge e il Girone nell’ambito della Ciclopista dell’Arno. Sono infrastrutture urbane indispensabili che permettono di ridurre inquinamento e traffico».
Si parla molto di riuso delle acque grigie, le acque reflue domestiche rigenerate dal depuratore per utilizzi urbani. Firenze lo farà?
«Certo, le acque in uscita da un efficiente depuratore come San Colombano devono poter essere utilizzate per vari scopi non potabili, come il lavaggio delle strade o delle auto e altro. Vi sono norme nazionali da verificare e superare, Publiacqua dovrà valutare quali infrastrutture realizzare e la gestione del riuso, ma sono scelte ineludibili per evitare di depurare ottima risorsa e non utilizzarla. La sensibilizzazione dei cittadini è elevata su temi cruciali come il risparmio idrico e la gestione sostenibile dell'acqua. E noi abbiamo l’obbligo di reagire con soluzioni realistiche e applicabili».
Altro tema centrale è quello delle case green, con l’obbligo per chi abita e per chi costruisce nuovi immobili di emissioni zero dal 2030, vietando caldaie a combustibili fossili dal 2040 e prevedendo un patrimonio edilizio carbon free dal 2050. Di fronte a un governo nazionale che attacca il Green deal europeo e ritarda gli investimenti per il futuro, Firenze andrà controcorrente?
«Firenze da tempo va controcorrente sull’edilizia green. I nostri investimenti per più di 100 milioni di euro andranno all’emergenza abitativa, per dare risposte a tantissime famiglie tra recuperi di edilizia popolare, costruzioni e possibilità di recuperi di social housing. Il mio piano garantisce una casa a 12mila persone con interventi diretti del Comune per 1.500 case popolari da ristrutturare in 5 anni. E saranno il più possibile case green con certificazione energetica».
Il Parco delle Cascine in riva destra d'Arno si estende per circa 118 ettari, un tempo era la vasta tenuta agricola e di caccia dei Medici, poi ebbe la funzione di Parco aperto al pubblico ma solo in occasioni speciali, e oggi nonostante l’impegno del Comune è diventato in campagna elettorale un simbolo di degrado e insicurezza, microcosmo di criminalità, dipendenze, illegalità. Non è vissuto come merita, come tanti grandi parchi urbani delle grandi capitali dal Central Park di New York all’Hyde Park di Londra. È il polmone verde più grande e affascinante che abbiamo, come pensi di valorizzarlo e farlo vivere e amare e rispettare dai cittadini e dai turisti come meriterebbe e in piena sicurezza?
«Le Cascine sono un bene comune e dobbiamo assolutamente concentrarci con tutte i livelli istituzionali e i responsabili della sicurezza su questo bene per riportarlo alla legalità e garantire in piena sicurezza e tranquillità la fruizione di tutti dei molti percorsi naturalistici che attraversano la Palazzina reale, l'abbeveratoio del Quercione, la piramide, le Pavoniere. Una bellezza storica, una ricchezza naturalistica, un contesto fluviale straordinari.
Vogliamo un nuovo ente per gestire il Parco e per renderlo più vivo e più sicuro. Questo è l’obiettivo che ci diamo, perché per valorizzare le Cascine servono una strategia, risorse dedicate, manager adatti e tutto l’impegno possibile. La precondizione per intervenire in modo strutturale sul parco è dotarlo di una regia unica che se ne occupi in maniera unitaria, in via diretta o indiretta, come avviene in moltissime esperienze di grandi parchi in tanti città estere.
Pensiamo a una Fondazione pubblica, promossa dal Comune e aperta a tutti i soggetti pubblici e privati attivi nel Parco che qui potranno collaborare e lavorare alla definizione di una strategia unitaria. Anche i singoli cittadini potranno esserne soci sostenitori e portare la propria voce e contributo. Dalla manutenzione del parco alla programmazione e promozione delle diverse attività che vi si svolgono, dall’organizzazione dei servizi alla valorizzazione dal punto di vista naturalistico e culturale, dalle questioni legate alla sicurezza a quelle sulla mobilità, dal fundraising alla costruzione di un’identità collettiva: il nuovo ente dovrebbe occuparsi di tutto questo. Il parco sarà concepito come un impianto sportivo diffuso, mettendo a disposizione e incentivando l’uso degli spazi da parte di società e associazioni sportive, installando playground e valorizzando il fiume anche a fini sportivi e ricreativi. E come polo di cultura e divertimento, luogo della creatività e dell’arte tutto l’anno».
Concludiamo con le rinnovabili. Hai un piano?
«È essenziale aumentare l’energia da fonti pulite. Costituiremo le due Comunità Energetiche Rinnovabili sul territorio comunale messe a bando, nel territorio dei quartieri 4 e 5 per produrre, scambiare e consumare energia rinnovabile. Bisogna spingere il più possibile sull'installazione di impianti solari e fotovoltaici. Abbiamo aree escluse come l’area Unesco e, a seguito del parere della Soprintendenza, le zone delle Ville medicee di Castello.
La normativa nazionale prevede siano interventi di edilizia libera non subordinati a autorizzazioni, ad eccezione della paesaggistica su immobili e aree tutelate e di notevole interesse pubblico determinate dallo Stato. Ma siamo oggi obbligati ad aspettare il piano regionale delle aree idonee e non idonee ad ospitare gli impianti, previsto dal recente decreto del ministro dell’Ambiente che concede 180 giorni alle Regioni per individuarle.
Sapremo se e dove Firenze avrà le “aree cuscinetto” dove non sarà possibile realizzare impianti, quali incentivi il governo metterà a disposizione dei cittadini e delle amministrazioni comunali e potremo avviare la loro pianificazione. Noi siamo determinati a raggiungere i massimi target di gigawatt al 2030».
Avremmo molto ancora su cui discutere, su come gestire l’overtourism, un sovraffollamento alberghiero ed extra alberghiero annuo pari a 20 volte i 366mila abitanti di Firenze. Una media di 21mila turisti al giorno, perlopiù nel centro storico con impatti notevolissimi, e troveremo altre occasioni. E allora, in sintesi Sara, perché un elettore o una elettrice dovrebbe votarti?
«Perché la sfida è tra noi e la destra peggiore e, negazionista degli impatti climatici, che non pensa al futuro e oggi sta governando aumentando i rischi climatici e ritarda le ricostruzioni post alluvione nella nostra area metropolitana. Possiamo far vincere i nostri valori, i nostri progetti, la nostra visione inclusiva e green di città. E poi, insomma, questa volta possiamo eleggere la prima sindaca donna nella storia di Firenze. Sarà un valore aggiunto, dalla parte dell’ambiente e della solidarietà».