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I garimpeiros si arrendono e abbandonano la terra indigena Yanomami

La lotta del governo Lula contro i minatori illegali funziona, ma la distruzione dell’Amazzonia continua
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

I team del governo federale brasiliano impegnati nelle operazioni di sicurezza nella Terra Indígena Yanomami (TIY) hanno presentato i risultati delle loro azioni alla Casa de Governo, l’organismo responsabile del coordinamento del lavoro contro i minatori illegali e ha rivelato che un altro gruppo di 10 garimpeiros si è arreso nella base di sicurezza stabilita nella regione di Kayanaú e Palimiú. Sono stati tutti arrestati e portati alla stazione di polizia di Boa Vista, nello Stato di Roraima.

I garimpeiros hanno ammesso di essersi arresi per la mancanza di cibo e perché ormai rischiavano la vita dopo che l’operazione di polizia aveva tagliato il rifornimento di cibo e l’arrivo di attrezzature  verso i campi di minatori abusivi all'interno della Terra Indígena.

In una nota il governo federale brasiliano avverte che «Le azioni dei criminali saranno fortemente ostacolate nei prossimi giorni a seguito dell'inizio della distruzione delle piste di atterraggio individuate all'interno del TIY. Sempre nella settimana dall'8 al 14 settembre sono stati distrutti 14 accampamenti, 8 antenne Starlink o Via Sat, 38 motori, un'arma da fuoco artigianale e 12 generatori. Vi è stata inoltre la distruzione di 1.350 litri di gasolio e il sequestro di un'antenna Starlink, 7 armi e tre riserve di munizioni. Da marzo 2024 al 14 settembre 2024, il Governo ha promosso 1.773 azioni per combattere l’estrazione mineraria e fornire supporto logistico. Il lavoro nella Terra Yanomami continua sotto il coordinamento della Casa de Governo». Secondo un’indagine Reuters), «Il Brasile ha quasi stroncato la corsa all'oro illegale che ha spinto migliaia di minatori illegali nella riserva yanomami nella foresta pluviale amazzonica e ha causato una crisi umanitaria causata da malattie e malnutrizione».

Nilton Tubino, che dirige l'ufficio governativo istituito dal presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva per coordinare le azioni delle forze di polizia e militari, degli agenti ambientali e degli operatori sanitari nella riserva grande quanto il Portogallo,  dove vivono 27.000 Yanomami, ha detto alla Reuters che «Gli Yanomami, il più grande gruppo indigeno del Sud America che vive isolato, sono tornati a uno stile di vita normale, coltivando raccolti e cacciando selvaggina. Molti di loro li vediamo fare il bagno nei fiumi e andare di nuovo a caccia, e le radure vengono coltivate per ricavarne cibo.

In centinaia di operazioni condotte da marzo, le truppe dell'esercito e della marina brasiliani, supportate da agenzie per la protezione dell'ambiente e delle popolazioni indigene, hanno distrutto campi minerari e prospezioni per estrarre oro. 42 piste di atterraggio clandestine utilizzate dai minatori nella foresta pluviale sono state distrutte con la dinamite, sono stati incendiati 18 aerei, sequestrati 92.000 litri di gasolio, affondate 45 chiatte di dragaggio, distrutte 700 pompe e smantellate 90 parabole Starlink che consentivano ai minatori di avvisarsi a vicenda sugli spostamenti  delle quadre di controllo. Nella Terra Indigena è stato installato un radar per monitorare gli aerei clandestini.

Tubino ha anche sottolineato che «I decessi per malaria causati dai garimpeiros sono diminuiti, la malnutrizione è stata messa sotto controllo con pacchi alimentari governativi. Il governo ha riaperto gli avamposti medici e sta progettando di costruire un ospedale a Surucucu, un villaggio remoto vicino al confine con il Venezuela».

Junior Hekurari, capo del conseil de santé yanomami di Condisi, ha confermato che il governo ha sfrattato i garimpeiros e risolto la crisi sanitaria, ma ha aggiunto che «L'attività mineraria ha influito sulla nostra capacità di procurarci cibo, perché  le acque del fiume sono state contaminate dal mercurio. Le acque sono avvelenate e non ci sono pesci. La nostra gente crede che la terra sia stata contaminata ed è per questo che i raccolti non crescono».

Poco dopo i suo insediamento, Lula ha lanciato un'imponente operazione nel febbraio 2023 per sfrattare circa 25.000 grimpeiros  dal territorio Yanomami, riuscendo ad espellerne l'80% dei minatori. Ma una volta ritirati i militari, i garimpeiros cominciarono a tornare, unendosi ad altri che si erano nascosti nella foresta.

Tubino ha  ammesso che «Il numero dei garimpeiros rimasti è sconosciuto, ma le operazioni di quest'anno hanno ridotto notevolmente la loro presenza ed eliminato più della metà delle aree di prospezione aurifera. Sono ancora necessari lavori per interrompere la catena di approvvigionamento che mantiene in attività i garimpeiros, dal carburante al cibo, fino all'acquisto delle pepite d'oro».

 E che il via libera dato ai garimpeiros dal governo del neofascista Jair Bolsonaro di invadere i territori indigeni stia ancora dando i suoi frutti avvelenati lo conferma l’inchiesta pubblicata il 4 settembre da Greenpeace Brasil, secondo la quale «L’estrazione mineraria illegale minaccia un importante e fondamentale patrimonio naturale brasiliano: le Unidades de Conservação (UC)», aree protette per proteggere la biodiversità, le risorse naturali e gli ecosistemi brasiliani e che svolgono un ruolo fondamentale nella mitigazione degli impatti causati dalla crisi climatica e nell’educazione ambientale.

I  garimpeiros hanno già devastato 13.484 ettari all'interno di queste aree protette, concentrate in 15 Uc negli Stati di Amapá, Amazonas e Pará. DI questi, 1.512 ettari si trovano in Unidades de Proteção Integral e 11.972 ettari in  Unidades de Uso Sustentável.

Greenpeace Brasil denuncia che «Negli ultimi anni, l’attività mineraria è stata uno dei principali vettori di distruzione in Amazzonia. L’indebolimento della vigilanza e l’allentamento delle leggi ambientali, avvenuti durante il governo Bolsonaro, nonché l’aumento del prezzo dell’oro sui mercati esteri, hanno fatto crescere esponenzialmente i numeri legati a questa attività, peggiorando uno scenario già molto complesso. In generale, l’attività mineraria provoca distruzione ambientale, aumenta le violazioni dei diritti dei popoli indigeni e delle comunità tradizionali, genera perdite economiche grazie all’evasione fiscale e al mancato pagamento delle tasse e, infine, è collegata alla criminalità organizzata – con le sue infrastrutture utilizzate anche per il traffico di droga, armi, persone e animali selvatici».

Recentemente, un’indagine condotta da Greenpeace Brasile ha dimostrato che i garimpeiros  continuano ad aprire nuove aree di esplorazione nelle Terras Indígenas di Kayapó, Munduruku e Yanomami: tra gennaio e giugno 2024 sono stati deforestati  417 ettari: quanto 584 campi da calcio. 

L’organizzazione ambientalista ha anche constatato il ritorno dei garimpeiros nella Terra Indigena di Sararé: «Sulla base dei dati del Sistema de Detecção do Desmatamento em Tempo Real dell’Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais (Inpe), abbiamo notato un aumento delle alertas de garimpo nella regione, registrato di prima mano dalle fotografie durante il sorvolo». Solo da gennaio a luglio 2024, nella TI Sararé ci sono stati i 570 nuovi ettari occupati dai garimpeiros.

Tra le zone analizzate da Greenpeace, due hanno attirato l'attenzione per il recente boom dell'attività mineraria al loro interno: la Estação Ecológica do Alto Maués e il Parque Nacional dos Campos Amazônicos che protegge, all'interno della foresta amazzonica, un'area di savana molto particolare tra gli Stati di Amazonas, Mato Grosso e Rondônia.

Nella Estação Ecológica do Alto Maués I garimpeiros hanno fatto la loro comparsa nel 2020 scavando 60 ettari di attività mineraria che nel 2023 erano già saliti a 178 ettari e nel 2024 sono arrivati a 313 ettari a luglio, con un aumento del 421% in 4 anni.

La prima alerta de garimpo nel  il Parque Nacional dos Campos Amazônicos  risale al  29 gennaio 2023 e attualmente sono già stati devastati 123 ettari. Il Parco nazionale soffre anche per la deforestazione per realizzare pascoli illegali,  per gli incendi boschivi e per il taglio illegale di legname.

Oltre alle due Unidades de Conservação, Greenpeace Brasil ricorda quelle dove l'estrazione mineraria illegale è un problema importante e storico. 

Nella Floresta Nacional do Amanã, al confine tra Amazonas e Pará, Greenpeace Brasil ha individuato 6.800 ettari di attività mineraria. “Amanã” è una parola indigena che significa “acqua che viene dal cielo”. Il fiume omonimo, il più importante della Floresta Nacional, è lungo 156 chilometri  e, di questi, 56 sono già stati interessati dall'attività mineraria, senza contare i suoi affluenti. La Flona do Amanã è l’Unidade de Conservação da Amazônia con la più vasta area distrutta dall’estrazione mineraria illegale

La Floresta Nacional de Urupadi, nel sud dell'Amazzonia nel territorio della città di Maués, occupa il secondo posto in questa triste classifica.  Lì i garimpeiros sono presenti dal lontano 1985, quando al suo interno furono identificati 162 ettari di attività minerarie illegali. Nel 2016, quando è stata istituita la Floresta Nacional e l'area è diventata più severamente protetta, l’area distrutta dai garimpeiros si estendeva su 303 ettari. Nel 2024, l’indagine di Greenpeace ha rilevato 2.603 ettari di attività mineraria:  un aumento del 759% in meno di 8 anni. 

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.