Minerali critici: l’Africa è la chiave per il futuro energetico sostenibile del mondo
Intervenendo all’evento “Maximizing Africa's potential: Leveraging demand for critical minerals to boost inclusive growth and sustainable development”, organizzata il 4 giugno nella capitatele dell’Etiopia Addis Abeba nell'ambito delle celebrazioni del 60esimo anniversario dell’United Nations Conference on Trade and Developmente (UNCTAD), la segretaria generale dell’agenzia Onu per il commercio e lo sviluppo, Rebeca Grynspan, ha detto che «I vasti giacimenti africani di minerali fondamentali per la transizione energetica globale, come il cobalto, il rame e il litio, possono alimentare un futuro energetico sostenibile».
L'evento ha riunito leader, diplomatici, esperti e i principali takeholders per tracciare un nuovo corso di sviluppo in Africa, esplorando modi per sfruttare meglio la fondamentale ricchezza minerale del continente. In Africa ci sono considerevoli riserve di minerali critici per la transizione energetica mondiale: 55% di cobalto, 47,65% di manganese, 21,6% di grafite naturale, 5,9% di rame, 5,6% di nichel, 1% di litio e 0,6% di ferro minerale a livello globale. Ma il continente deve ancora cogliere appieno le opportunità offerte dalle sue risorse naturali. All’UNCTAD fanno notare che «Le stime mostrano che i Paesi africani generano solo circa il 40% delle entrate che potrebbero potenzialmente ricavare da queste risorse. Nel contesto delle attuali crisi globali, dello spazio fiscale limitato, della crescita lenta e dell’elevato debito, i paesi africani devono massimizzare i benefici finanziari e di sviluppo di queste risorse».
Ma ha subito avvertito che «Il cambiamento climatico, i conflitti, la frammentazione economica, la bassa crescita, il debito gravoso e la debolezza del commercio e degli investimenti, minacciano di distruggere decenni di progressi. Questi momenti di avversità ci mettono alla prova. Dobbiamo riaffermare il nostro impegno per il multilateralismo, per la cooperazione e per una visione condivisa del mondo».
Per la Grynspan «L’Africa è in prima linea sia nelle sfide che nelle opportunità. Questo è vero soprattutto quando si parla di cambiamento climatico. L’Africa contribuisce solo per il 4% alle emissioni globali di gas serra, ma sopporta il peso più pesante del disastro climatico. Tuttavia, l’Africa detiene anche la chiave per un futuro energetico sostenibile. Alimentato dai minerali essenziali che ha sotto il suolo. Cobalto, manganese, grafite, litio non sono solo elementi della tavola periodica, possono essere gli elementi costitutivi di una nuova era: alimentando le nostre case, guidando i nostri veicoli e connettendo il nostro mondo, catalizzare una rivoluzione verde che possa far uscire milioni di persone dalla povertà e creare un mondo più giusto».
La segretaria generale UNCTAD ha chiesto un cambio di paradigma: «Ma per realizzare questa visione dobbiamo liberarci dal passato. Dobbiamo respingere il modello estrattivo che ha mantenuto le nazioni ricche di risorse dipendenti e povere. Dobbiamo invece abbracciare un nuovo paradigma che dia priorità all’aggiunta di valore nazionale, promuova l’integrazione regionale e dia potere alle comunità locali. L’Area di libero scambio continentale africana e le catene di approvvigionamento intra-africane possono gettare le basi per questa trasformazione. Immaginare un’Africa che non solo esporti cobalto grezzo, ma diventi anche un hub per la produzione di batterie all’avanguardia. Un’Africa che non si limita a spedire manganese ma forgia acciaio per infrastrutture resilienti. Un’Africa che trasforma la roccia fosfatica in fertilizzanti per nutrire il proprio potenziale agricolo, garantendo sicurezza alimentare e prosperità per generazioni. Questa è un’Africa economicamente diversificata, strutturalmente resiliente, inclusiva e sostenibile».
Siamo lontani dal neocolonialismo win-win del Piano Mattei di Giorgia Meloni che lascia intatto l’estrattivismo a favore dell’Occidente manufatturiero che importa materie prime ed energia fossile ed esporta prodotti finiti. E la Grynspan è consapevole che «Questa visione dell’Africa richiede di affrontare le disuguaglianze nel settore delle risorse. Abbiamo bisogno di contratti minerari equi e trasparenti per garantire che gli africani traggano beneficio dalle loro ricchezze naturali. Questi accordi devono essere sicuri dal punto di vista ambientale e consentire la diversificazione economica. Le politiche devono collegare l’estrazione mineraria su larga scala con le industrie locali, mentre forti sistemi di gestione delle risorse sono essenziali per prevenirne l’esaurimento con l’avanzare della tecnologia».
I partecipanti all’evento UNCTAD di Addis Abeba hanno discusso di come migliorare la mobilitazione delle entrate e l’amministrazione fiscale, promuovere l’integrazione della catena del valore regionale e aumentare gli investimenti in infrastrutture, competenze e innovazione per sostenere l’industrializzazione basata sui minerali nel continente, promuovendo al contempo l’azione per il clima. L'evento ha posto le basi per ulteriori discussioni previste durante il Global Leaders Forum dal 12 al 14 giugno a Ginevra per celebrare il 60esimo anniversario dell’UNCTAD.
Anche secondo il vice segretario esecutivo della Commissione economica delle Nazioni Unite per l’Africa, Antonio Pedro, L’aggiunta di valore ai minerali critici in Africa potrebbe rendere il continente un hub competitivo per l’industrializzazione verde: «Immaginate il potenziale se i minerali africani venissero trasformati in batterie africane, installate in auto africane che viaggiano attraverso il continente e il mondo. Questo accelererebbe la diffusione delle energie rinnovabili e l’elettrificazione dei sistemi di trasporto nel continente, creerebbe posti di lavoro dignitosi e renderebbe l’Africa un hub competitivo per l’industrializzazione verde».
Pedro ha anche chiesto «Giustizia e uguaglianza nel modo in cui i minerali vengono sfruttati nella transizione energetica globale e nella spinta verso lo sviluppo sostenibile. En boom minerario che non apporta benefici a tutti nella società ci lascerà al punto di partenza».
La vicepresidente della Commissione dell'Unione Africana, Monique Nsanzabaganwa, ha sottolineato che «Lo sfruttamento dei minerali essenziali per lo sviluppo sostenibile in Africa richiederebbe un approccio diverso e strategico alla definizione delle politiche per posizionare il continente come un nuovo polo di crescita globale. Oltre al giusto mix di politiche, questo richiede anche strutture e sistemi internazionali equi, soprattutto in termini di regolamenti e regole. Alcune norme attuali e quelle in divenire minacciano di influenzare gli sforzi dei Paesi africani per aumentare e migliorare i benefici e l’aggiunta di valore nel continente. Non avrebbe senso non fidarsi dei nostri sistemi di certificazione continentali e condizionare invece i minerali africani a utilizzare un altro sistema di certificazione solo per tornare da noi per l'aggiunta di valore o per il commercio tra di noi».