In Italia è in pericolo la libertà dei media. E l’informazione ambientale è nel mirino
Federazione nazionale della Stampa italiana (FNSI), European Movement International, International Federation of Journalists (IFJ), Media Diversity Institute Global e Obc Transeuropa hanno inviato una lettera alla vicepresidente della Commissione europea Vera Jourová nella quali si legge che «L'indipendenza dei media è una pietra angolare della nostra democrazia e uno dei fondamenti principi della nostra Unione. Purtroppo, questi valori sono sottoposti a un’enorme pressione in Italia. Il governo di Giorgia Meloni esercita sempre più il suo potere sulla RAI, l’emittente televisiva nazionale italiana, estromettendo manager e conduttori televisivi dai loro incarichi e censurando i programmi che criticano il governo. Giornalisti e giornali sono stati costantemente attaccati da membri del governo, soffocando le voci dissenzienti e ostacolando l’indipendenza dei media. Casi come la cancellazione del discorso antifascista di Antonio Scurati in occasione della Festa della Liberazione, o le pressioni del governo che hanno costretto Carlo Fuortes a dimettersi da amministratore delegato della Rai, sono solo due dei tanti eclatanti tentativi di mettere a tacere il dissenso e prendere il controllo dei media pubblici. Mantenere un ambiente in cui pluralismo dei media, il giornalismo d’inchiesta e basato sui fatti, la possibilità di effettuare segnalazioni senza ostacoli è un prerequisito sacrosanto per una società giusta e libera. La censura è una pratica pericolosa, dannosa per il funzionamento di una democrazia».
Le associazioni europee dei giornalisti e per la libertà di stampa invitano la Jourová ad avviare «Un'indagine su questi tentativi governativi di condizionare i media e l'informazione pubblica, in linea con gli standard dell'European Media Freedom Act e I valori fondamentali dell’Ue sanciti dall’articolo 2 del trattato sull’Unione europea (TUE)». E chiedono anche alla vicepresidente della Commissione Ue di «Garantire condizioni di parità durante la campagna per le elezioni parlamentari europee, per consentire la partecipazione giusta ed equa di tutte le diverse forze politiche. Inoltre, chiediamo alla Commissione Europea di garantire condizioni di parità durante la campagna per le elezioni del Parlamento Europeo per consentire la partecipazione giusta ed equa di tutte le diverse forze politiche nei media».
Un allarme che fa seguito al recente rapporto di Media Freedom Rapid Response (MFRR) nel quale si legge che «Lo stato della libertà dei media in Italia desta notevoli preoccupazioni. La tendenza all’interferenza politica e alle cause strategiche mina i principi democratici e minaccia l’indipendenza e il pluralismo essenziali di una stampa libera».
Il rapporto MFRR si chiude con alcune raccomandazioni: «Invitiamo il Parlamento italiano, affiancato da esperti indipendenti, dalle associazioni di categoria, tra cui la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) e l’Ordine dei Giornalisti (OdG), in collaborazione con l’Unione Europea di Radiodiffusione (EBU) ad avviare una riforma completa della legislazione che regola i servizi radiotelevisivi pubblici italiani in linea con l’articolo 5 del Regolamento europeo sulla libertà dei media; Esortiamo il Parlamento italiano a implementare una riforma completa delle leggi sulla diffamazione, in linea con gli standard Ue e internazionali sulla libertà di espressione; Se si concretizzasse una proposta di acquisizione dell’agenzia di stampa AGI, i regolatori AGCOM e AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) dovrebbero condurre una valutazione approfondita e trasparente diretta a considerare l’impatto sul pluralismo dei media, l’indipendenza editoriale e il conflitto di interessi, in conformità con il Regolamento europeo sulla libertà dei media».
Ma il clima mediatico sembra ancora peggiorare, in particolare per quanto riguarda l’informazione ambientale: ieri la FNSI ha denunciato che la videomaker collaboratrice de ilfattoquotidiano.it Angela Nittoli, il fotografo del Corriere della Sera Massimo Barsoum e il videomaker freelance Roberto Di Matteo sono stati fermati dalla Digos mentre stavano andando a documentare un blitz degli attivisti di Ultima generazione.
La FNSI spiega che «I colleghi, che erano accompagnati da due attivisti, sono stati fermati per strada e, secondo il loro racconto, gli è stato impedito di utilizzare il cellulare. Sono stati quindi portati al commissariato di Castro Pretorio per essere perquisiti, nonostante si fossero offerti di mostrare seduta stante i contenuti di borse e zaini in cui era riposta l'attrezzatura.
In commissariato due colleghi hanno addirittura subito una perquisizione personale. Tutti e tre sono stati lasciati ad aspettare il turno di identificazione in una cella di sicurezza con la porta aperta ma presidiata dalla polizia, anche se avevano chiesto di poter essere spostati in sala d'attesa».
Il caso di Roma è il terzo in pochi mesi. In precedenza c'erano stati quelli di Messina e Padova, dopo i quali Fnsi e Ordine dei giornalisti avevano chiesto un incontro con il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi e il sindacoato dei giornalisti ricorda che «Durante quell'incontro il ministro aveva escluso che ci fosse un modus operandi della polizia per quanto riguarda verifiche e controlli sui giornalisti che seguano gli atti di protesta di Ultima generazione. Dopo quello che è accaduto oggi, appare invece evidente che esista una linea di intervento per scoraggiare i cronisti dal documentare i blitz di questi attivisti. Tutto questo si concretizza in una palese violazione delle leggi sulla stampa e dell'articolo 21 della Costituzione e sa drammaticamente di censura preventiva, oltre che di violazione del dovere di informare».
La Federazione nazionale della Stampa italiana «è al fianco dei giornalisti ai quali è stato impedito di svolgere il loro lavoro, subendo anche un danno economico, e sosterrà i colleghi che vorranno chiedere risarcimenti allo Stato che ha violato i loro diritti».
Anche l'Associazione Stampa Romana esprime piena solidarietà a Nittoli, Di Matteo e Massimo Barsoum, per quello che definisce «Un episodio gravissimo, indegno di un Paese democratico e assai preoccupante su cui deve essere fatta immediata chiarezza».
Solidarietà a giornalisti e fotografi anche dal Cdr Approfondimento Rai che «Trova l'episodio gravissimo, indegno di un Paese democratico e assai preoccupante su cui deve essere fatta immediata chiarezza».
Per l’Usigrai «La libertà di informazione ora si impedisce con i fermi di polizia. La nuova frontiera del bavaglio al giornalismo in questo Paese passa ora dal blocco preventivo dei cronisti». l’usigrai ribadisce che «Nel giro di pochi mesi sono diverse le segnalazione di colleghe e colleghi a cui viene negato con la forza il diritto di cronaca. Nel chiedere che venga fatta piena luce sull'accaduto, l'Usigrai esprime forte preoccupazione per questa forma strisciante di controllo e condizionamento che viola di fatto le regole democratiche garantite dalla Costituzione».