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Trump minaccia nuovi dazi su acciaio e alluminio, l'Ue: «Nessuna giustificazione, reagiremo»
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Il 47esimo presidente degli Usa, Donald Trump, parlando coi giornalisti a bordo dell'Air Force One ha dichiarato ieri che oggi avrebbe annunciato «dazi del 25% sull'acciaio e l'alluminio».
Si tratta dell’ennesima svolta in una guerra commerciale che finora ha consistito soprattutto di bluff, come emerso dalle ultime trattative tra Usa, Messico e Canada che hanno subito trovato il punto di caduta nella sospensione della prima tornata di dazi annunciati da Trump, ma inevitabilmente il posizionamento degli Usa continua a creare turbolenze geopolitiche quanto sui mercati.
«Attualmente non abbiamo ricevuto alcuna notifica ufficiale in merito all'imposizione di ulteriori dazi sulle merci dell'Ue – dichiarano nel merito dalla Commissione europea – Non risponderemo ad annunci generici senza particolari o chiarimenti per iscritto. L'Ue non vede alcuna giustificazione all'imposizione di dazi sulle sue esportazioni. Reagiremo per proteggere gli interessi delle imprese, dei lavoratori e dei consumatori europei da misure ingiustificate».
Secondo una prima stima elaborata da Matteo Villa, alla guida del DataLab dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), costerebbero annualmente all’Italia «tra 1,5 e 2 miliardi di euro, a seconda dell’elasticità delle nostre esportazioni».
È necessario però sottolineare che l’avvio di nuovi dazi non sarebbe certo indolore neanche per gli stessi Usa, anzi: le prime vittime diventerebbero proprio le imprese e i consumatori statunitensi. «L'imposizione di dazi – confermano nel merito dalla Commissione Ue – sarebbe illegale ed economicamente controproducente, soprattutto vista la profonda integrazione delle catene di produzione che l'Ue e gli Stati Uniti hanno raggiunto grazie al commercio e agli investimenti transatlantici. I dazi sono essenzialmente tasse. Imponendo dazi, gli Stati Uniti tasserebbero i propri cittadini, aumentando i costi per le imprese e alimentando l'inflazione. I dazi inoltre aumentano l'incertezza economica e perturbano l'efficienza e l'integrazione dei mercati globali».
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