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I modelli economici spingono le vendite di auto elettriche, ma restiamo fanalino di coda in Europa

I dati delle immatricolazioni di gennaio dell’intero settore automotive: -5,9% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Unrae e Motus-E, occhi puntati sul dialogo strategico avviato dalla Commissione Ue e sull’appuntamento di Bruxelles del 5 marzo
 |  Green economy

Anno nuovo, problemi vecchi, per il mercato auto. L’associazione di categoria Unrae (Unione nazionale rappresentanti veicoli esteri) segnala che il 2025 si è aperto con il settore nuovamente in flessione. A gennaio sono state immatricolate 133.692 autovetture, oltre 8.300 unità perse (-5,9%) rispetto alle 142.010 di gennaio 2024. E le previsioni per il 2025 parlano di un ulteriore calo dello 0,6% rispetto allo scorso anno. Per di più, se le cose non vanno bene in generale, anche lo sguardo sul comparto veicoli elettrici è fatto di poche, deboli luci e di molte e dense ombre. «Sul fronte della transizione energetica, il mercato resta molto debole – spiegano gli analisti della Unrae – La quota delle auto elettriche pure (Bev) scende dal 5,5% di dicembre al 5,0% di gennaio, e se migliora rispetto a gennaio 2024 è solo perché un anno fa l’attesa degli incentivi l’aveva fatta precipitare al livello minimale del 2,1%. Ma per il 2025 il Governo ha chiaramente annunciato che incentivi non ve ne saranno. Anche le ibride plug-in (Phev) si arrestano al 3,6%, contro il 3,4% di dicembre e il 2,8% di gennaio 2024. Complessivamente, la quota delle vetture elettrificate (Ecv) è ferma all’8,6%».

Il dato del venduto dei veicoli elettrici nel mese di gennaio viene visto in parte positivamente dall’associazione per la mobilità sostenibile Motus-E, che parla di «balzo in avanti» grazie all’immatricolazione di 6.721 vetture full electric, in crescita del 132,2% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, riconoscendo però due fattori che vanno tenuti in considerazione. Il primo: come sottolineato anche da Unrae, il segno più è dovuto soprattutto al crollo che venne registrato nel gennaio 2024. Il secondo: a essere venduti sono stati soprattutto i modelli economici. Spiega il presidente di Motus-E, Fabio Pressi: «L’impennata dell’elettrico registrata a gennaio riflette in parte il confronto con un avvio del 2024 particolarmente indebolito dall’effetto ‘attesa’ dei vecchi incentivi, fornendo al tempo stesso un’indicazione molto interessante sulle prospettive del mercato. La classifica delle auto elettriche più vendute in Italia, infatti, risulta sempre più popolata da vetture compatte ed entry level, categoria che rappresenta il fulcro del nostro mercato e che sta beneficiando di un significativo incremento dell’offerta, grazie a tanti nuovi modelli elettrici in grado di avvicinare questa tecnologia a un crescente numero di famiglie. Per accompagnare i cittadini attraverso questa transizione tecnologica, e per valorizzare gli sforzi dei costruttori, della filiera della componentistica e dagli operatori della ricarica - conclude Pressi - sarà fondamentale ora che il Dialogo strategico sull’automotive avviato a Bruxelles mantenga la promessa di arrivare al 5 marzo con un piano d’azione all’altezza delle sfide che ci attendono, superando qualsiasi contrapposizione ideologica e mettendo l’industria Ue in condizione di esprimersi al massimo. Per continuare a competere con Usa e Cina, come Europa non possiamo più perdere tempo, dobbiamo essere pragmatici e accelerare sull’innovazione».

La Commissione Ue ha effettivamente aperto il dialogo strategico per dare una risposta all’industria automotive, ma i nodi da sciogliere rimangono ancora molti. L’obiettivo è garantire la competitività dell’industria europea a livello globale, affrontando quattro tematiche chiave: l’accesso a talenti e risorse, l’innovazione tecnologica, la regolamentazione e lo sviluppo dei veicoli di nuova generazione. La Commissione ha confermato per ora la volontà di mantenere la scadenza del 2035 per il divieto di vendita delle auto a combustione interna. Ma da più fronti si chiede di rivedere il sistema di sanzioni in vigore dal 1° gennaio per le aziende che non rispettano i previsti limiti di emissioni. L’Associazione europea delle case automobilistiche (Acea), ricorda Unrae, ha evidenziato le priorità imprescindibili per il settore, chiedendo interventi immediati sui temi quali la revisione delle sanzioni sulle emissioni di CO2, l’introduzione di incentivi europei, la gestione delle tensioni commerciali con Stati Uniti e Cina e il monitoraggio semestrale delle condizioni abilitanti. E lo stesso presidente dell’Unrae, Michele Crisci sottolinea che «è un dato positivo che si stia valutando l’introduzione di incentivi paneuropei, anziché affidarsi solo a misure nazionali che creano una frammentazione del mercato, e accogliamo con favore la disponibilità della Commissione a introdurre della flessibilità nell’applicare le sanzioni per lo sforamento dei target sulle emissioni di CO2. Chiediamo che questi interventi vengano definiti con tempestività e chiarezza, per evitare il rischio di effetti irreversibili».

La chiarezza finora non è stata adeguata alla situazione, né in ambito comunitario, dove le incertezze ancora predominano, né in ambito nazionale, dove il governo non ha mai mostrato una linea netta e altrettanto nette misure favorevoli a transizione e mobilità sostenibile. E l’Italia è sempre fanalino di coda tra i principali mercati europei, in questo comparto. Leggendo gli ultimi dati disponibili relativi all’intero 2024, emerge che la quota di mercato delle auto elettriche si è attestata al 17% in Francia, al 13,6% in Germania, al 5,8% in Spagna e al 19,6% nel Regno Unito. In Italia si è fermata 4,2%.

Redazione Greenreport

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