La risposta dell’Europa a Trump nel nuovo appuntamento con il nostro podcast
Nuovo appuntamento con il podcast di greenreport. A poche settimane dall’insediamento di Trump, nota il direttore responsabile Maurizio Izzo, il tema è sempre che ne sarà di noi, ovvero che ne sarà del Green deal lanciato dall’Unione europea. Ebbene, la prima buona notizia ce l’ha data la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen presentando la “Bussola per la competitività” e confermando gli obiettivi di decarbonizzazione sia per il 2040 (-90% rispetto al 1990) che al 2050 (net-zero): «Sul Green deal manteniamo la rotta. C’è lo stesso obiettivo, ma vogliamo raggiungerlo meglio e più velocemente, e per questo dobbiamo ridurre la complessità». «Vedremo - chiosa Izzo - ma intanto registriamo che questa è la risposta dell’Europa».
Ovviamente abbiamo continuato a parlare di Trump, anche perché ogni giorno sforna una nuova perla, si fa per dire. L’ultima l’ha presa in esame il direttore editoriale Erasmo D’Angelis: «Usa senza Protezione. Dopo l’addio a Oms e Accordi sul clima, Trump cancella la Federal Emergency Management Agency, la Protezione Civile americana», «colpo di spugna pieno di incognite» e un «azzardo» soprattutto in tempi di caos climatico e rischi incombenti su vasta scala.
Tornando in Italia, il podcast segnala un’altra “bussola per la competitività”, quella messa a punto da Legambiente. Spiega Ciafani: «Serve un vero piano industriale basato su semplificazioni, autorizzazioni più veloci, controlli più adeguati, innovazione tecnologica, fonti rinnovabili e circolarità delle produzioni».
E a proposito di rinnovabili, grazie a un rapporto presentato al Parlamento europeo abbiamo potuto fare il punto sull’energia nell’Ue, da dove viene, come viene prodotta. Ebbene, i risultati sono abbastanza positivi per eolico e solare, mentre andiamo decisamente male in quanto a dipendenza dall’estero. L’energia dei paesi appartenenti all’Unione europea deriva per il 45% da fonti pulite, ma l’import da fuori i confini comunitari è al 58%. Un dato ancora troppo alto, con l’Italia che fa peggio degli altri, perché arriva a una percentuale del 74,8% di energia importata.
Un altro studio citato nella puntata del podcast riguarda invece il conto da pagare della crisi climatica: senza un drastico cambio di rotta, nel 2099 in Europa ci saranno 2,3 milioni di morti in più da ondate di calore. E tra le 10 città che avranno il bilancio peggiore, 4 sono italiane: Roma, Napoli, Milano e Genova.
Un’ultima segnalazione riguarda la Toscana: in un’intervista al responsabile Mobilità sostenibile di Legambiente Toscana, Lorenzo Cecchi, si fa il punto sul sistema di trasporti e si sottolinea il fatto che oggi i pendolari sono ancora meno di quanti erano nel 2009. Spiega Cecchi: «Mancano investimenti, ma soprattutto talvolta manca la capacità di concentrarli sulle reali esigenze dell’utenza, su una capillare quanto necessaria “ricucitura” del tessuto ferroviario fatta di raddoppi, elettrificazioni, passanti, potenziamenti e velocizzazioni di linee esistenti, piuttosto che in grandi opere, talvolta anche di discutibile utilità».