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Materie prime critiche: perché il Governo non punta sull’economia circolare ma solo sulle miniere?

A livello europeo il “Critical Raw Material Act” ha attribuito molta importanza al recupero e per ultimo ha menzionato l’estrazione
 |  Green economy

Le materie prime hanno un ruolo fondamentale, il nostro modello economico esiste perché possiamo trasformare le risorse naturali prese dal nostro ecosistema in prodotti. Il capitale naturale, così chiamato, è un capitale critico perché finito, ossia la biocapacità del pianeta è costante nel tempo, abbiamo una serie di stock di minerali che non possono essere rinnovati quando si esauriscono, non resta dunque nulla per le generazioni future.

Motivo per cui anche quando parliamo di combustibili fossili, noi dobbiamo decarbonizzare, ossia diminuire il loro utilizzo, non solo perché la combustione è un processo chimico irreversibile, ossia che non  torna indietro, ci resta la  CO2 e l’acqua, ma anche perché i giacimenti non sono eterni e le quantità disponibili si esauriscono, dunque conviene decarbonizzare per iniziare a trovare alternative all’uso di combustibili che muovono il mondo, sono alla base del nostro modello economico che un domani dovrà continuare ad esistere anche senza di loro ma, appunto, con energie rinnovabili o con quello che riusciremo ad inventarci.

Dunque le materie “critiche” sono ancora più importanti, sono contenute nei nostri cellulari e nelle tecnologie innovative come i pannelli fotovoltaici e nel sistema di trasporto elettrico. Sono essenziali per le batterie utilizzate come sistemi di accumulo per potenziare appunto l’energia  rinnovabile.

Ma non pensate che sia la transizione ecologica a farne grande uso, le utilizzavamo anche prima, solo che ora abbiamo messo a fuoco che “sono limitate” con una popolazione in aumento a livello mondiale e  con ogni individuo che possiede un cellulare e almeno un televisore, e con l’obsolescenza programmata, una grande piaga da combattere, ovvio che non bastano, abbiamo un modello economico che sforna beni su beni e non tiene in conto le leggi della natura. “Non ci sono pasti gratis” diceva Barry Commoner, e Giorgio Nebbia, professore emerito di merceologia diceva “la torta è una se c’è chi prende più fette non ne resteranno per gli altri”.

Ecco, ora tutti i paesi per una questione di equità e giustizia sociale devono raggiungere uno stile di vita dignitoso, che purtroppo consiste anche in: tutti devono possedere un cellulare, ormai diventato l’estensione della nostra mano, non possiamo farne più a meno.

Ma queste nostre abitudini comportano un depauperamento del capitale naturale e l’Europa come l’Italia non ha risorse nel sottosuolo, non ha minerali, allora forse è per questo che il Governo ha decretato con urgenza? Disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse strategico.

Certo, l'approvvigionamento delle materie prime critiche è fondamentale per la nostra economia, ma mi chiedo: se non abbiamo miniere ma una capacità elevata di effettuare riuso e riciclo ossia applicare i principi fondamentali del modello di economia circolare, perché in questo provvedimento,  dove dovevamo dotarci di opportuni strumenti tecnici e normativi volti a perseguire un modello di economia realmente green e circolare, all’interno di quel contesto europeo di transizione ecologica  e di obbiettivi della strategia Green New Deal  nonché Agenda 2030 dei 17 goal di sviluppo sostenibile, non c’è nulla di tutto questo?

Dal web potete facilmente leggere: materie prime critiche i cui problemi di approvvigionamento richiedono un cambio di strategia economica e forte aggiornamento tecnologico. A quanto pare l’aggiornamento strategico proposto è il ritorno alle miniere.

Vogliamo che le nostre imprese siano competitive sui mercati internazionali? Bene! Allora lavoriamo per sostenere l’ecodesign sistemico.

Implementiamo misure per creare professioni nuove necessarie alle imprese che non trovano personale qualificato nei settori green e digitale, sono stai istituiti i licei del made in italy, sono stati un fallimento perché forse non attrattivi,  all’interno gli insegnamenti posti non sono innovativi, ricordo di aver emendato il testo suggerendo l’inserimento di materie come la merceologia, i cicli di produzione, la valutazione del ciclo di vita (Life cycle assessment), la contabilità ambientale, questo era necessario  insegnare ai tecnici del made in italy , per porli in grado di calcolare la sostenibilità, migliorare i processi e i prodotti e i servizi forniti dalle nostre imprese che fortunatamente, rispetto al Governo sono molto avanti, perché?Perché devono sopravvivere, essere competitivi per restare sul mercato.

Il mondo dell’economia reale da tempo chiede un piano industriale, in aula si alternano piccoli decreti d’urgenza sconnessi fra loro, con una grave  mancanza dunque di una pianificazione.

A livello europeo, il “Critical Raw Material Act” è nato per fornire una strategia chiara, per affrontare l’accesso alle materie prime appunto critiche. Si è posto come traguardo il raggiungimento dell’obbiettivo nel 2030, ed ha attribuito molta importanza al recupero e al riciclo di materie prime seconde e dunque agli end of waste e per ultimo ha menzionato l’estrazione di materie prime.

Una scaletta intelligente perché, ripetiamo, in Europa e in Italia non abbiamo super miniere di materie prime e ancora, l’Italia è un museo a cielo aperto, l’economia è basata anche sul turismo, un’ economia che verrebbe fortemente danneggiata con l’apertura di miniere estrattive sia su terra ferma che in  mare. Per cosa poi? Per raschiare il fondo del barile, perché in realtà non abbiamo un gran che, stesso errore effettuato dal Governo con le autorizzazioni delle trivelle in mare per arrivare ad ottenere dei combustibili fossili che basterebbe solo per un anno se fosse tutto utilizzato dall’Italia, ma le concessioni sono in mano ai  privati non al pubblico e  possono decidere di vendere la risorsa estratta al miglior offerente.

Con i minerali estratti in Italia avverrà la stessa cosa? Sono privati venderanno al miglior offerente, in Italia sapete cosa resterà? Il danno ambientale che pagheremo noi con le nostre tasche, con la nostra salute danneggiata e con un territorio deturpato che non sarà più attrattivo per i turisti. Da buon economista questo è lo scenario futuro che visualizzo. Dove sono gli interventi nel provvedimento per migliorare la raccolta dei Raee? O norme per combattere l’abbandono nell’ambiente  di rifiuti come i grandi bianchi? Frigoriferi, lavatrici o il recupero di piccoli elettrodomestici che abbiamo sicuramente ancora nei cassetti delle nostre case.

Incentivare l’economia circolare significa non solo abbattere le emissioni di gas climalteranti ma anche diminuire l’uso di capitale naturale e ancora creare posti di lavoro. Una nuova occupazione scaturisce dalla creazione della filiera inversa, così detta perché inversamente all’economia lineare  che si chiude con un rifiuto da eliminare in discarica o incenerire, si continua con una serie di processi: raccolta, riuso, riciclo meccanico e chimico e si  chiude il ciclo, creando materie prime seconde che rientrano in azienda come  input.

Questo governo non segue purtroppo la visione circolare, riaprire e dare concessioni per estrarre materie prime, e non porre attenzione alle Urban Mining significa andare nel senso opposto, si continua con il modello di economia lineare. Siamo in controtendenza rispetto a tutto quello che sta accadendo nel resto del mondo, quel mondo da cui prendere esempio ovviamente, gli stati che cresceranno in competitività e innovazione di processo e di prodotto ed effettueranno il sorpasso alle imprese italiane non supportate con adeguati incentivi e normative, nonostante le loro grandi capacità imprenditoriali.

Eppure il concetto di sviluppo sostenibile, ci ricorda di lasciare alle generazioni future una parte delle nostre risorse, allora stiamo rubando ai nostri figli? Nel voler prendere tutto quello che c’è ora, lasciando inquinamento e paesaggi devastati, non avendo nemmeno voce in capitolo perché non sono coinvolti nelle decisioni, i processi partecipativi con  questi decreti scompaiono, è chiamata semplificazione. La semplificazione è stata così profonda da escludere anche gli enti locali, le regioni. Eppure l’autonomia differenziata proposta da questo Governo aumenta il potere delle regioni e troviamo contradditorio in questo caso porre fuori dalla programmazione territoriale proprio loro e  accentrare tutto a livello Governativo.

Una ulteriore gravissima criticità consiste nel non aver effettuato un bilancio della risorsa acqua. Abbiamo problemi di siccità, devastanti problemi di siccità che non riusciamo a combattere, e si prevedono  esplorazione e sfruttamento di miniere per estrarre minerali, sapete quanta acqua serve per estrarre minerali? Decine di milioni di litri al giorno,  e da dove la prenderemo, ma soprattutto a chi andremo a toglierla?

Infine non una parola  sul database pubblico che dovrebbe consentire la geolocalizzaizone e la visualizzazione di risorse o materiale riciclabile nelle nostre città: l’Urban Miningc ome indicato nel Pnrr. Scompare anche la valutazione di impatto ambientale, sempre per semplificare, le filiere del riciclo? Non pervenute. Pare che si affronterà tutto in un secondo provvedimento, ma l’approccio sistemico insegna a valutare le interazioni fra i sistemi per poter correggere le derive e cavalcare la complessità. Dunque, alla luce di quanto esposto non sono chiari i requisiti di necessità e urgenza del provvedimento ne tantomeno come tale decreto legge possa migliorare la qualità della vita dei cittadini.

Patty L'Abbate

Patty L'Abbate è attualmente Vicepresidente della Commissione permanente, Ambiente, Territorio e lavori Pubblici della Camera dei Deputati (XIX). Nella scorsa legislatura (XVIII) è stata Senatrice della Repubblica, membro della Commissione Ambiente. È professore di Economia Ecologica e Management alla Magistrale di Economia presso il Dipartimento di Management, Finanza e Tecnologia dell’Università LUM Jean Monnet, Bari e possiede l’abilitazione Scientifica Nazionale di Professore di Fascia II S.S.D. SECS-P/13 in Scienze merceologiche.