
Gli investimenti cinesi potrebbero spingere il teleriscaldamento geotermico in Ue

In Cina il settore del teleriscaldamento geotermico (comprensivo delle applicazioni per il raffrescamento degli ambienti) è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi dieci anni, facendo leva sulle tecnologie europee. È cinese il più grande sistema di teleriscaldamento geotermico al mondo: sviluppato in collaborazione con l’industria geotermica islandese, oggi serve più di 1 milione di clienti nelle province di Shaanxi, Hebei, Shandong e Jiangsu, contribuendo ad abbattere l’emissione di CO2eq per un ammontare di circa 2 milioni di tonnellate e migliorando al contempo la qualità dell’aria riducendo gli inquinanti emessi, con effetti tangibili sulla salute dei cittadini.
Grazie ad esperienze come questa i cinesi si rendono sempre più conto dell’efficacia e dei benefici connessi alla realizzazione di impianti di teleriscaldamento geotermico: una tendenza che si manifesta sempre più in concreti investimenti, investimenti che secondo Ágústa Ýr Thorbergsdóttir – manager di Navigo, società islandese di consulenza nel settore – potrebbero adesso rivolgersi anche al territorio europeo.
La Cina è stato il primo paese non Ue – nel settembre scorso – ad annunciare la partecipazione al cosiddetto “Piano Juncker” per gli investimenti nel Vecchio continente. Dopo mesi di colloqui con la Commissione Ue, adesso la Cina sembra pronta a canalizzare nell’Unione europea dai 5 ai 10 miliardi di euro. In tutto il mondo, le città rappresentano attualmente oltre il 70% della domanda globale di energia, mentre – guardando nello specifico al mercato europeo – riscaldamento, raffrescamento e acqua calda rappresentano il 50% del consumo energetico Ue (come d’altronde quello italiano, al 49%). Secondo il progetto GeoDH almeno il 25% della popolazione dell'Ue vive in aree che sono adatte per lo sviluppo del teleriscaldamento geotermico, e i cinesi potrebbero vedere in questo – sottolinea Ýr Thorbergsdóttir – una significativa opportunità d’investimento.
