
Bes, il Governo non prevede miglioramenti significativi per povertà e disuguaglianze da qui al 2027

Il Ministero dell’economia e delle finanze ha presentato la nuova Relazione sul Bes (Benessere equo e sostenibile), offrendo un’analisi dello stato di salute del sistema economico e sociale italiano. Il documento, redatto in collaborazione con l’Istat, aggiorna l’andamento dei 12 indicatori di cui si compone il Bes, con dati al 2023, e formula previsioni per otto di essi - Reddito disponibile lordo corretto pro capite, Disuguaglianza del reddito netto, Tasso di mancata partecipazione al lavoro, Emissioni di CO2 e altri gas climalteranti, Indice di povertà assoluta, Speranza di vita in buona salute alla nascita, Eccesso di peso, Uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione - per il quadriennio 2024-2027, alla luce degli effetti attesi della Legge di bilancio 2025.
Il quadro offre un’immagine sfaccettata del benessere in Italia: da un lato si evidenziano segnali di tenuta economica e di miglioramento in alcuni ambiti sociali e ambientali; dall’altro permangono criticità strutturali, come la disuguaglianza, la povertà, la fragilità del sistema giudiziario e l’artificializzazione del suolo. Il Rapporto rappresenta un’occasione per monitorare l’evoluzione di questi indicatori nei prossimi anni e per definire le politiche pubbliche verso una transizione davvero equa e sostenibile. Di seguito, i messaggi principali che emergono dalla Relazione.
Reddito, povertà e disuguaglianze
Il Reddito disponibile lordo corretto (Rdlc) pro capite nominale è un indicatore chiave per misurare il benessere economico delle famiglie. A differenza del semplice reddito disponibile, il Rdlc tiene conto non solo del denaro che le famiglie ricevono (come stipendi o pensioni), ma anche dei benefici forniti dallo Stato, come i servizi sanitari, educativi o i sussidi.
Nel 2023, il Rdlc nominale è aumentato del 4,7% su base annua, spinto dalla dinamica dei redditi da lavoro (+5,2%). Se si guarda a un orizzonte più ampio, dal 2021 al 2023, il Rdlc nominale è cresciuto dell’11,4%. Tuttavia, in termini reali – cioè al netto dell’inflazione – si osserva una lieve flessione dello 0,4%. Questo significa che, pur avendo più denaro in tasca, l’effettivo potere d’acquisto delle famiglie non è aumentato, a causa dei forti rincari nei prezzi. Va però notato che, rispetto al 2019 (pre-Covid), il livello reale del Rdlc è comunque più alto del 1,9%.
Secondo le previsioni, il reddito disponibile pro capite continuerà a crescere in termini nominali, con un ritmo più sostenuto nel biennio 2024-2025 e più moderato tra il 2026 e il 2027. Complessivamente, si stima un +13,9% rispetto al 2023. Se questa tendenza continuerà, il divario tra il reddito disponibile reale e il Pil reale pro capite – che nel 2023 era di 4,1 punti percentuali – si ridurrà fino a 1,7 punti percentuali entro il 2027. In sostanza, al netto dei prezzi, si prevede un miglioramento del potere d’acquisto, permettendo così alle famiglie di destinare più risorse ai consumi o al risparmio.
Sul fronte delle disuguaglianze, invece, l’indicatore che misura il rapporto tra il quinto più ricco e quello più povero della popolazione è rimasto stabile nel 2023. La povertà assoluta individuale, aumentata sensibilmente nel 2022 a causa dell’inflazione, si è stabilizzata nel 2023 grazie al miglioramento del mercato del lavoro (+2,1% gli occupati) e a misure di sostegno al reddito. Anche la povertà familiare risulta stabile, con un’incidenza pressoché invariata (+0,1 punti percentuali) e un’intensità ai minimi storici (18,2%).
Guardando al futuro, non si prevede né un aumento né una riduzione significativa del numero di famiglie che non riescono a permettersi un livello di vita considerato minimo accettabile.
Salute e istruzione
Nel 2023, la speranza di vita in buona salute è scesa a 59,1 anni, segnando una perdita di un anno rispetto al 2022 e collocandosi sotto i livelli del 2020, pur restando leggermente superiore al dato del 2019. Le previsioni indicano un miglioramento graduale fino al 2027.
L’eccesso di peso, invece, resta stabile (+0,1 punti percentuali), ma si prevede una riduzione progressiva nei prossimi anni, attribuibile anche alla crescita del reddito disponibile, che potrebbe incentivare scelte alimentari più salutari.
Sul versante dell’istruzione, l’indicatore di uscita precoce dal sistema scolastico si conferma in miglioramento. Nel 2023, la quota è scesa al 10,5%, il dato più basso dal 2018, con una riduzione complessiva di 3,8 punti percentuali. La stabilità dell’indicatore è attesa anche per il prossimo quadriennio.
Mercato del lavoro e sicurezza
Il tasso di mancata partecipazione al lavoro, che include disoccupati e inattivi disponibili, ha segnato un ulteriore miglioramento nel 2023, con una riduzione di 4,6 punti percentuali in due anni. In particolare, la diminuzione del gap di genere rappresenta un segnale positivo. Il trend favorevole è previsto anche per il 2024-2027.
Diverso il quadro per la sicurezza. L’indice di criminalità predatoria ha continuato a peggiorare nel 2023, proseguendo la tendenza osservata nel biennio precedente, pur mantenendosi al di sotto dei livelli pre-pandemici (-1,9 punti rispetto al 2019).
Anche la giustizia civile mostra segnali preoccupanti. Dopo sei anni di miglioramenti, la durata media dei procedimenti ha ripreso ad allungarsi: +6,2% nel solo 2023, a conferma delle difficoltà strutturali del sistema giudiziario italiano.
Emissioni climalteranti e consumo di suolo
Uno degli indicatori più positivi arriva dal settore ambientale. Le emissioni di CO₂ (equivalenti, cioè che comprendono anche altri gas serra) sono diminuite sensibilmente nel 2023, passando da 422 a 399,36 milioni di tonnellate (-5,3%). Il calo, pari al -7,7% rispetto ai livelli del 2019, è stato trainato da una maggiore produzione da fonti rinnovabili e da una contrazione della domanda energetica, soprattutto industriale. Le emissioni pro capite sono stimate in ulteriore calo nel 2024 (6,6 tonnellate) e in diminuzione costante fino al 2027 (6,3 tonnellate).
Meno incoraggiante, invece, l’andamento del consumo di suolo (il 7,16% del territorio nazionale è cementificato). L’indicatore, introdotto per la prima volta nella Relazione Bes, ha registrato una lieve flessione nel 2023 (-0,04 punti percentuali), ma resta su livelli allarmanti (+0,30 punti), ben lontani dall’obiettivo europeo di azzeramento entro il 2030. Le prime stime per il 2024 segnalano una ripresa del consumo di suolo, a causa dell’espansione delle superfici artificiali.
