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La Terra dei fuochi un anno dopo l’approvazione della legge: ecco cos’è cambiato

 |  Green economy

Esattamente un anno fa si concludeva l’iter legislativo che ha portato il Senato a formulare la legge sulla Terra dei fuochi. Dodici mesi dopo, cos’è cambiato in quell’area a cavallo delle province di Napoli e Caserta, tristemente legata a una continua emergenza? Se lo chiede Legambiente, che dedica alle azioni portate avanti (e non) nell’anno appena trascorso un dossier presentato oggi proprio a Caserta.

Purtroppo, però, i dati governativi in materia sono di scarso conforto. Gli unici dati presentati dai ministeri delle Politiche agricole e forestali, dell’Ambiente e della Salute sullo stato di contaminazione nei 57 Comuni perimetrati (diventati nei mesi successivi 88), risalgono infatti – denunciano gli ambientalisti – alla conferenza stampa dell’11 marzo 2014. I risultati delle indagini dirette sui terreni di 51 siti definiti “prioritari e maggiormente a rischio” in 7 Comuni non sono ancora stati resi noti, anche se i lavori sul campo sono stati conclusi e la pubblicazione dei risultati doveva essere fatta entro il 9 giugno 2014. In questi 57 Comuni ci sono ancora 1.335 siti potenzialmente inquinati su cui non sono state fatte ancora analisi dirette. Anche le bonifiche rimangano una chimera: nella maggior parte dei casi tali operazioni non sono neanche iniziate. Fino ad oggi non sono state previste neanche le attività di risanamento delle falde fortemente contaminate e nelle aree agricole, presenti in aree potenzialmente inquinate e vicine ad impianti di smaltimento rifiuti, non sono state attivate procedure di analisi e caratterizzazione. Inoltre non è stata eseguita nessuna attività nei 31 comuni che nel giugno 2014 sono stati aggiunti ai precedenti 57.

Tra i ritardi riguardanti l’applicazione del decreto, Legambiente denuncia il risanamento ambientale di questo territorio siano ancora fermo al palo a 17 anni dall’inserimento del sito nel programma nazionale di bonifica (dal 2013 quest’area è diventata incomprensibilmente di competenza della Regione, grazie ad un decreto contro il quale Legambiente ha fatto ricorso al Tar). Anche se approvato nel giugno 2013, anche il Piano regionale di bonifica non ha garantito nessun risultato concreto. Su oltre 2.000 siti contaminati individuati nell’area dell’ex sito di interesse nazionale “Litorale Domitio Flegreo e Agro Aversano”, solo per lo 0,2% sono stati fatti o sono in corso le attività di bonifica, solo il 21,5% è stato caratterizzato e analizzato, mentre per circa il 74% non è stata ancora svolta nessuna attività.

«Nell’ultimo anno sulla Terra dei fuochi abbiamo assistito ad una strisciante operazione di sottovalutazione del problema e di ingiustificata rassicurazione – spiega Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente – che ha rallentato pesantemente tutto il processo di risanamento. Serve uno sforzo straordinario che fino ad non c’è stato, a garanzia della salute di chi abita in quelle zone e per dare certezza a cittadini e produttori».

Stando così le cose, Legambiente spinge per un nuovo slancio – finalmente propositivo – sulla Terra dei Fuochi, chiedendo di «potenziare ulteriormente le attività di controllo, prevenzione e contrasto, destinando risorse al “Patto per la Terra dei fuochi”». Il Cigno verde chiede inoltre la rapida approvazione del ddl sugli ecoreati, che oggi inizia la discussione in Aula al Senato; un provvedimento atteso da molti, ma che da solo non appare risolutivo: come notavamo un anno fa, se insieme alla produzione dei rifiuti (urbani e non) continuerà ad accompagnarsi il rifiuto di volersene poi occupare in modo concreto il problema della Terra dei fuochi – e non solo – rimarrà irrisolto. Intervenire per via giudiziaria è necessario, ma ancor di più lo è tagliare alla fonte ossigeno alla malavita, garantendolo alle imprese sane tramite normative chiare e oneste, e collaborazione da parte delle istituzioni e del territorio.

Redazione Greenreport

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