
L’Ue vuole estendere l'indicazione geografica protetta ai prodotti non agricoli

Oggi la Commissione europea ha avviato una consultazione sul Libro verde riguardante una possibile estensione della protezione delle indicazioni geografiche (Ig) ai prodotti non agricoli e spiega che «Nell’odierno mondo globalizzato i consumatori cercano di identificare i prodotti autentici ed originali e auspicano che la qualità e le caratteristiche specifiche pubblicizzate corrispondano effettivamente alla realtà».
La prima parte del Libro Verde comprende domande sugli attuali mezzi di protezione a livello nazionale e dell’Ue e sui potenziali vantaggi economici, sociali e culturali che potrebbero derivare da una migliore protezione delle Ig nell’Ue. La seconda parte contiene domande più tecniche volte a raccogliere i pareri delle parti interessate sulle possibili opzioni per la protezione delle Ig a livello dell’Ue per i prodotti non agricoli. I possibili obiettivi di eventuali nuove misure variano dal soddisfare i requisiti minimi in materia di protezione delle IG stabiliti dall’accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio e al fornire ulteriori criteri di protezione come quelli inclusi nella legislazione dell’Ue sulle Ig agricole.
Un’indicazione geografica identifica come originari di un paese, di una regione o di una località i prodotti per i quali una determinata qualità, la reputazione o un'altra caratteristica dipende dall'origine geografica: il mirto di Sardegna, il vetro di Murano, il prosciutto di Parma costituiscono un esempio tra tanti. I prodotti agricoli (ad es. formaggi, vini, carni, frutta e verdura) di una specifica origine geografica che presentano determinate caratteristiche o sono prodotti secondo metodi tradizionali possono beneficiare di una protezione a livello europeo della IG (ad esempio il formaggio parmigiano). Tuttavia i prodotti non agricoli (ad esempio la ceramica, il marmo, la posateria, le calzature, la tappezzeria, gli strumenti musicali) non godono attualmente di una protezione unitaria della Ig a livello Ue, ma solo di una protezione derivante da leggi nazionali.
Il commissario europeo al mercato interno ed ai servizi, Michel Barnier, ha detto che «L'Unione europea è ricca di prodotti basati su conoscenze e metodi di produzione tradizionali, che sono spesso radicati nel patrimonio culturale e sociale di particolari aree geografiche, dal marmo di Carrara al cristallo di Boemia ai tartan scozzesi e all'arazzo tipo Aubusson. Questi prodotti non solo fanno parte delle conoscenze e competenze dell’Europa, ma hanno anche un notevole potenziale economico, che probabilmente non stiamo sfruttando appieno. L’estensione della protezione Ue delle Ig a tali prodotti potrebbe apportare notevoli benefici per le piccole e medie imprese e le regioni europee. In questo modo si potrebbe contribuire a preservare il nostro patrimonio unico e diverso, apportando nel contempo un contributo significativo all’occupazione e alla crescita in Europa».
La Commissione aveva già sollevato la questione nella sua comunicazione del 2011 "Un mercato unico dei diritti di proprietà intellettuale" e ha proposto un’analisi approfondita dell’attuale quadro giuridico per la protezione delle Ig di prodotti non agricoli negli Stati membri e delle sue implicazioni per il mercato unico.
Nel 2012 è stato commissionato uno studio esterno sulla protezione delle indicazioni geografiche per i prodotti non agricoli nel mercato interno. I suoi risultati, pubblicati nel marzo 2013, mostrano che gli strumenti giuridici attualmente a disposizione dei produttori a livello nazionale ed europeo sono insufficienti. La Commissione ha inoltre organizzato un’audizione pubblica il 22 aprile 2013 per discutere dei risultati dello studio e fornire una piattaforma per un’ampia discussione sulla necessità di una protezione più efficace delle Ig per i prodotti non agricoli a livello dell’Ue.
Ora produttori, autorità locali e produttori e distributori alle autorità sono invitati a inviare osservazioni e suggerimenti entro il 28 ottobre 2014. La Commissione pubblicherà i risultati della consultazione e ne terrà conto nel valutare l'opportunità di adottare ulteriori misure a livello dell’Ue.
