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Milano-Cortina: «Solo 10% di opere finite e per il 60% non c’è valutazione di impatto ambientale»
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Manca meno di un anno all’apertura delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026 e il monitoraggio di quel che è avvenuto finora nei cantieri non è affatto entusiasmante. Né dal punto di vista dei lavori completati né da quello riguardante il possibile impatto ambientale dei nuovi impianti. Soltanto il 10% delle opere che si prevede di terminare entro l’inizio di febbraio del prossimo anno è effettivamente completata. Per il 50% non siamo ancora alla “posa del primo mattone”. E per il 60% non c’è una valutazione di impatto ambientale.
A delineare il quadro della situazione è Open Olympics 2026, di cui fanno parte una ventina di sigle del mondo dell’ambientalismo e dell’associazionismo – da Legambiente a Libera, dal Wwf Italia al Cai – che da mesi ha lanciato una campagna di monitoraggio civico sull’appuntamento del prossimo anno. Il primo report è stato diffuso la scorsa primavera, e sottolineava soprattutto un problema di trasparenza, riguardante costi e localizzazione delle opere. Il secondo report, appena pubblicato, dà invece conto di quanto fin qui realizzato. Ebbene, il resoconto dei dati riguardanti 94 delle 100 opere del Piano ufficiale di Milano-Cortina 2026 è il seguente: «Dati che ci raccontano di 3 miliardi e 400 milioni di euro come valore economico complessivo, con il 50% delle opere ancora in una fase precedente alla “posa del primo mattone” (risultati in progettazione o in gara). La spesa destinata alle opere stradali/ferroviarie è superiore di 5,6 volte rispetto a quella destinata alle opere essenziali per l’evento olimpico. Nel 60% dei casi, si è agito senza prevedere, in fase iniziale, una valutazione d’impatto ambientale perché non necessaria o valutata come tale, in coerenza con le norme. Sono 9 i soggetti attuatori (con Simico S.p.A. capolista, per quasi il 60% delle opere del Piano e il 74,5% delle risorse complessive impiegate), 9 le stazioni appaltanti e 340 le ditte tra aggiudicatarie e subappaltatrici direttamente ingaggiate per la realizzazione di queste opere. Le ditte che ricorrono in più di un subappalto sono l’8% del totale. I maggiori investimenti (in termini di spesa) interessano Lombardia e Veneto, con oltre 1,3 miliardi di euro in ciascuna regione, seppur è il Trentino a ospitare il maggior numero di opere, circa un terzo del totale (30). Al momento sono concluse 6 opere su 94 totali. Di queste 94, ancora per 59 risulta che la fine lavori è prevista entro il 4 febbraio 2026: attualmente siamo quindi a circa il 10% di completamento delle opere che si prevede di ultimare entro la data d'inizio degli eventi».
Un quadro che per le associazioni che hanno dato vita al monitoraggio civico rende ancora più urgente avere le risposte a quattro domande poste da tempo. Quanti sono effettivamente tutti i progetti legati alle Olimpiadi? Quanto si sta spendendo effettivamente e chi paga/pagherà? Qual è l’impatto ambientale delle opere? La tutela lavoro e dell’ambiente, così come i controlli, saranno garantiti nonostante i tempi stretti? In particolare, per quel che riguarda l’impatto ambientale Open Olympics sottolinea il fatto che «la maggior parte delle opere non sia stata sottoposta alle valutazioni ambientali in contrasto con quanto previsto dal dossier iniziale, di fatto largamente bypassate grazie ai commissariamenti straordinari. Un modo per ridare oggi centralità al tema è quello di fornire l’impronta ecologica delle singole opere e del valore aggregato complessivo. Lo stesso rapporto di sostenibilità dei Giochi riconosce la necessità di monitorare tale valore, che migliorerebbe la qualità del dibattito attuale».
Il report non è passato inosservato, è stato ripreso da diverse testate, soprattutto del nordest, e Simico ha diffuso una nota dura nei confronti delle associazioni, una nota in cui si dice che «il Piano delle opere olimpiche è in linea con il cronoprogramma e che, soprattutto, i cantieri delle opere sportive procedono nel pieno rispetto del timing stabilito (in taluni casi in anticipo) e tutti saranno ultimati prima dei Giochi. Affermare il contrario non è solo falso, ma assolutamente diffamatorio». Ma Open Olympics sta già lavorando a raccogliere i dati per il terzo report dedicato ai Giochi invernali del prossimo anno.
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