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1 miliardo di dollari per l’Afghanistan alla fame?

Una guerra ventennale che non ha risolto nemmeno un problema e li ha aggravati tutti
 |  Enogastronomia moda turismo

La ventennale guerra Afghana si è conclusa con una disordinata fuga dell’Occidente che aveva promesso di portare libertà e prosperità in un Paese che si ritrova oppresso da una dittatura confessionale e alla fame. Una miseria che colpisce la quasi totalità di una popolazione che ha visto bruciare in armamenti – finiti in buona parte nelle mani dei talebani – e corruzione almeno 2.000 miliardi di dollari e per la quale ora la comunità internazionale stenta a trovare i soldi per impedire una tragedia umanitaria dopo quella militare, politica e culturale sanzionata dal ritiro delle truppe statunitensi e dei sui ascari della NATO.

A quanto pare, la conferenza internazionale sugli aiuti per l'Afghanistan sarebbe riuscita a trovare meno di un millesimo di quella cifra sprecata in un ventennale conflitto insensato per venire incontro al popolo afghano, AD annunciarlo è stato il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres: «Non posso dare cifre sulla somma specifica, ma prendendo in considerazione l'appello, l'appoggio ai Paesi confinanti e ad altri programmi, abbiamo sentito promesse per circa un miliardo di dollari».  Guterres aveva chiesto 606 milioni di dollari per fornire assistenza urgente a 11 milioni di persone solo nei prossimi 4 mesi.

Nel suo appello alla comunità internazionale, Guterres aveva avvertito che «Il popolo afghano ha bisogno di un'ancora di salvezza. Dopo decenni di guerra, sofferenza e insicurezza, affrontano forse il loro momento più pericoloso. Ora è il momento per la comunità internazionale di stare con loro. I bisogni aumentano drammaticamente, I nuovi governanti del paese hanno promesso la loro cooperazione per garantire che l'assistenza venga fornita al popolo afghano. Il nostro personale e tutti gli operatori umanitari devono poter svolgere il loro lavoro vitale in sicurezza, senza molestie, intimidazioni o paure. Un afghano su due non sa da dove verrà il prossimo pasto. Molte persone potrebbero rimanere senza cibo entro la fine del mese, proprio con l'avvicinarsi dell'inverno».

Il Capo dell’Onu, che deve per carità di patria sorvolare sul ruolo svolto dalla Nazioni Unite  – dai suoi predecessori – nel tollerare l’invasione di un Paese sovrano per vendicare la strage delle Torri Gemelle commesse da commandos jihadisti sauditi, ora dice che «L'incontro ha pienamente soddisfatto le mie aspettative» e sottolinea L'ampia partecipazione di ministri e rappresentanti di organizzazioni e l'appoggio unanime della comunità internazionale per riconoscere che è questo il momento di mobilitarsi».

Ma a chi, anche in Italia, diceva che con i talebani non si deve parlare (magari dopo averci trattato di nascosto la resa e averci fatto patti segreti) Guterres manda a dire che chi ha perso la guerra non può far finta che esista chi l’ha vinta: «E' impossibile fornire assistenza umanitaria in Afghanistan senza parlare con le autorità de facto del Paese. Credo che sia molto importante parlare con i talebani in questo momento. Non credo che se le autorità di un Paese si comportano male, la soluzione sia punire collettivamente un intero popolo». Che poi è più o meno quel che ha detto Giuseppe Conte sollevando le adirate critiche di neofasciti e sovranisti e lo sdegno dei moderati che hanno sempre approvato passo passo l’avventura afghana, fino ad arrivare al baratro.

La direttrice esecutiva dell’Unicef, Henrietta Fore, ha sottolineato la disperata situazione di molti afghani: «Quasi 600.000 persone - più della metà delle quali sono bambini - sono state sfollate a causa del conflitto quest'anno. Il numero di minori non accompagnati e separati è in aumento e abbiamo ricevuto segnalazioni informali sul reclutamento di minori da parte delle parti in conflitto e siamo preoccupati che i minori possano essere a maggior rischio di subire altre gravi violazioni dei loro diritti».

L'appello immediato per il cibo, gli interventi salvavita e l'assistenza sanitaria essenziale, compresa l'assistenza sanitaria materna, si inserisce in un contesto di profonda preoccupazione per il fatto che i diritti delle donne siano minacciati dai nuovi governanti dell'Afghanistan. Parlando ieri al Consiglio per i diritti umani a Ginevra, l'Alto Commissario Onu per i diritti umani Michelle Bachelet ha sottolineato l'entità della crisi umanitaria ed economica in Afghanistan: «E’ già entrata in una nuova e pericolosa fase, mentre molti afghani sono anche profondamente preoccupati per i loro diritti umani, in particolare le donne e  le comunità etniche e religiose».

L’OHCHR ha denunciato che nell'ultima settimana «Fruste, manganelli e munizioni sono stati usati su manifestanti pacifici. Le assemblee non autorizzate sono state vietate e alle società di telecomunicazioni è stato detto di interrompere Internet sui telefoni cellulari in aree specifiche di Kabul.

A margine della riunione ministeriale di alto livello, Guterres ha evidenziato che «La partecipazione di quasi 100 Stati membri - oltre a più di 30 organizzazioni regionali e internazionali - ha sottolineato che la crisi in Afghanistan rimase una questione cruciale per la comunità globale. E’ importante garantire che l'assistenza non vada a scapito dei guadagni faticosamente ottenuti per le donne e le minoranze in Afghanistan negli ultimi 20 anni. Siamo ovviamente molto preoccupati nel garantire che l'assistenza umanitaria sia un punto di inizio per un impegno effettivo con i talebani in tutti gli altri aspetti di interesse della comunità internazionale. Mentre le preoccupazioni immediate si sono concentrate sulla fornitura di aiuti di emergenza per evitare una grave crisi umanitaria nel Paese, tale assistenza non risolverà il problema se l'economia dell'Afghanistan crolla. E sappiamo che il rischio è enorme e che c'è una drammatica mancanza di liquidità».

Incalzato dai giornalisti sul contenuto delle assicurazioni scritte che i talebani hanno consegnato in una lettera all’Onu lo scorso fine settimana in merito all'assistenza agli aiuti, Guterres ha spiegato che «In realtà ci sono due documenti. Uno era garantire il pieno lavoro umanitario delle Nazioni Unite e il rispetto totale dei talebani per quel lavoro umanitario; e il secondo, che sono in grado di fornire sicurezza e persino scorta quando ci fossero situazioni di insicurezza che lo giustifichino. Quindi non solo c'è un atteggiamento di accettazione, ma c'è un atteggiamento di sostegno. E’ anche importante sottolineare che il comunicato dei talebani fa anche appello al sostegno internazionale allo sviluppo, alla lotta al narcotraffico e alla sicurezza. C'è un chiaro interesse dei talebani anche a impegnarsi con la comunità internazionale e penso che questo sia ciò che dà anche alla comunità internazionale una certa influenza».

Anche il capo degli aiuti umanitari dell’Onu e capo dell’UN humanitarian affairs office (OCHA), Martin Griffiths, ha detto di aver ricevuto assicurazioni scritte dalla leadership talebana che continuerà a consentire le operazioni di soccorso e ha spiegato che «Queste garanzie hanno fatto seguito al suo incontro con i leader ad interim dei talebani a Kabul la scorsa settimana, dove ho  esortato i nuovi governanti del Paese a rispettare i diritti umani e facilitare l'accesso agli aiuti. Le donne e le ragazze dovrebbero avere accesso all'istruzione, tra gli altri diritti e servizi, come in qualsiasi altra parte del mondo». Poi ha a sua volta rivelato che «Gli impegni scritti dei talebani includono la rimozione degli ostacoli attuali e precedenti ai progetti umanitari delle Nazioni Unite, Anche gli operatori umanitari sarebbero protetti dai talebani, così come la sacralità dei locali delle Nazioni Unite. Sono d'accordo sui diritti delle donne e sulla libertà di espressione, in linea con i valori religiosi e culturali del Paese».

Intanto, il primo volo dell’UN Humanitarian Air Service (UNHAS) è atterrato nella capitale afghana Kabul. L'UNHAS è gestito dal World Food Programme (WFP), secondo il quale  «Il volo è decollato da Islamabad, in Pakistan, domenica ed è stato un successo. Il piano prevede voli cinque giorni alla settimana, da domenica a giovedì, da Islamabad all'Afghanistan.   Gli aerei voleranno a Kabul, poi sulle città di Kandahar, Mazar-i-Sharif e Herat, facendo ritorno a Islamabad attraverso la capitale. L'UNHAS ha ripreso i suoi voli per l'Afghanistan il 29 agosto, collegando Islamabad a Mazar-i-Sharif, Kandahar e Herat».   Per il WFP, «L'aggiunta di Kabul è una pietra miliare».

Parlando da Kabul, l'Alto Commissario Onu per i Rifugiati, Filippo Grandi, ha ricordato  «L'alto livello di bisogni tra i 3,5 milioni di sfollati afghani e il potenziale di sofferenza ancora maggiore. Se si guarda dalla prospettiva della crisi attuale, temo che il crollo dei servizi, e che l'economia che è già stata descritta come un rischio, insieme forse a un aumento della violenza e della tensione, possa portare a una migrazione molto maggiore , interna ed esterna, e questo potrebbe accadere molto presto. Se i fondi verranno ricevuti presto, potranno essere utilizzati per aumentare l'aiuto agli afghani vulnerabili sfollati al di fuori del Paese. E’ necessario un sostegno finanziario per le campagne di vaccinazione e i programmi di reinsediamento».

Come parte del più ampio appello per l'Afghanistan, l’United Nations population fund (Unfpa) sta cercando finanziamenti per quasi 30 milioni di dollari per rispondere ai bisogni urgenti delle donne e delle ragazze afghane. Un finanziamento che sarà utilizzato per soddisfare le esigenze di salute riproduttiva e protezione di circa 1,6 milioni di donne e ragazze vulnerabili in tutto il Paese. Rivolgendosi alla conferenza, la direttrice esecutiva  dell'Unfpa, Natalia Kanem ha insistito sul fatto che  «Le donne e le ragazze afghane non devono essere abbandonate. Il mio messaggio  di oggi è che dobbiamo essere forti e stare insieme per proteggere i diritti fondamentali, le libertà e la stessa vita delle donne e delle ragazze afgane e non permettere che 20 anni di progressi duramente conquistati vengano erosi davanti ai loro occhi. Né le credenze religiose né la politica devono mai essere utilizzate per giustificare la riduzione della piena partecipazione delle donne in tutti gli aspetti della società».

In Afghanistan l’Unfpa continua a fornire servizi attraverso 200 case di cura per famiglie e centri di protezione che sono già nel mirino del nuovo potere misogino talebano e l’agenzia Onu ricorda che «I disordini politici e la volatilità in corso, combinati con una sospensione dei finanziamenti dei donatori internazionali, hanno interrotto l'accesso all'assistenza sanitaria salvavita. Ulteriori riduzioni del sostegno all'istruzione, alla salute e ai servizi sociali avrebbero conseguenze devastanti».

Il direttore esecutivo del WFP, David Beasley, aggiunge che la crisi umanitaria in Afghanistanè anche climatica: «Ha le sue radici in decenni di conflitti e mancanza di resilienza allo sviluppo. Quello che stiamo vedendo sono siccità, anni di conflitto, Covid, deterioramento economico, mancanza di liquidità. In effetti, il 40% del raccolto di grano quest'anno è andato perso e potrei continuare ad andare avanti e avanti e avanti e avanti e avanti».

Il direttore generale della Fao, Qu Dongyu, conferma «C’è l'urgente necessità di salvaguardare i mezzi di sussistenza rurali ed evitare massicci sfollamenti. C’è bisogno di  finanziamenti per salvare il prossimo raccolto di grano in Afghanistan, mantenere in vita gli animali da allevamento ed evitare un deterioramento delle già gravi crisi umanitarie del paese. La finestra di opportunità per assistere gli agricoltori afgani prima dell'inverno è molto ridotta. È fondamentale che il sostegno venga aumentato e accelerato immediatamente. Senza un'assistenza urgente e rapida, gli agricoltori perderanno questa cruciale stagione di semina, che è appena iniziata. La Fao sta cercando 36 milioni di dollari per accelerare il sostegno agli agricoltori e garantire che non si lascino sfuggire l'imminente stagione invernale della semina del grano.   Anche circa 3,5 milioni di afghani che dipendono dall'agricoltura per il proprio reddito saranno assistiti fino alla fine dell'anno».

Nelle sue osservazioni conclusive, Griffiths ha confermato che al summit sull’Afghanistan sono  stati promessi, in totale, più di 1,2 miliardi di dollari in aiuti umanitari e per lo sviluppo, includendo sia l'appello di lunedì che la risposta regionale: «Il finanziamento sarà un'ancora di salvezza per gli afghani che non hanno quei servizi, per i bambini piccoli di cui ha parlato Henrietta Fore dell’Unicef, che corrono il rischio di malnutrizione acuta, per molte donne e ragazze che potrebbero perdere l'accesso ai servizi di salute riproduttiva, e molto altro ancora».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.