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All’Elba è disastro climatico: occorre ripensare la manutenzione del territorio e l’urbanistica
Legambiente Arcipelago Toscano esprime tutta la sua solidarietà alle persone colpite dall’ennesimo fenomeno meteo estremo che ha colpito l’Isola d’Elba e ringrazia i vigili del Fuoco, le forze dell’ordine e i volontari che sono immediatamente intervenuti.
I nomi delle località colpite il 13 febbraio da una bomba d’acqua “autunnale” sono ormai ricorrenti ad ogni evento di questo tipo: il capoluogo Portoferraio, le frazioni costiere di Bagnaia, Nisporto e Nisportino, la piana della Pila dove si vorrebbe prolungare un aeroporto in un’area che ha dimostrato ancora una volta di essere in zona rossa ad elevatissimo rischio idrogeologico… ma frane, smottamenti, allagamenti hanno colpito un po’ in tutta l’Isola divisa tra le piogge monsoniche e la grandine che ha imbiancato la strada tra Procchio e Marciana Marina.
Una situazione anomala ma che denota ancora una volta in modo eclatante il clima tutto nuovo con cui dovremo fare i conti nei prossimi anni. Non si può più parlare di maltempo, ma di nuova normalità e a questo l’Elba – come l’Italia – sembra completamente impreparata.
Al disastro climatico si è risposto “mettendo in sicurezza” aree per poi caricarle di nuovo cemento e asfalto che hanno creato una nuova situazione di insicurezza, il reticolo minore di torrenti e fossi che segnava la nostra Isola è stato abbandonato, cancellato e tombato per far posto a case e strade, il sistema fognario pensato per un’altra epoca climatica e per altri carichi si sta rivelando insufficiente, la manutenzione del territorio si è trasformata in impermeabilizzazione dei suoli e mentre molte località turistiche stanno rinaturalizzando parcheggi e strade, stombando corsi d’acqua e progettando “città spugna”, l’Elba che vive di turismo approva ancora Piani Strutturali che prevedono nuova cementificazione e asfalto, nuove opere inutili e dannose, nuovi moltiplicatori del rischio climatico.
Come scriveva il Centro Meteo Toscana a inizio febbraio, «Quando sentiamo dire "il 2024 è stato l'anno più caldo di sempre", anziché ridere o scherzare come fanno in molti...bisognerebbe pensare alle conseguenze. Altro che gas di riscaldamento risparmiato...altro che scampagnate al mare o bagni a novembre...il rovescio della medaglia è questo! (…) Un clima sempre più caldo significa dover fare i conti con situazioni analoghe. Temporali autorigeneranti sempre più frequenti in tutti i mesi dell'anno, in quello che ormai sta diventando un clima tropicale. Il problema è che i nostri terreni e la morfologia del nostro territorio non è altrettanto preparato a situazioni simili».
Ora bisognerà contare i danni e leccarsi le ferite, ma dopo non si può e non si deve più riproporre come se niente fosse la solita politica urbanistica basata sulla rendita e il consumo di territorio, non si può far finta che fenomeni che si continua a dire – e scrivere nei Piani strutturali - che hanno un ritorno duecentennale avvengano in realtà ogni decennio e ormai addirittura ogni anno, in un’isola che passa da un’infinita siccità estiva alla paura ogni volta che piove. Bisognerebbe dichiarare l’emergenza climatica in ogni Comune e comportarsi di conseguenza, e invece, asciugata l’acqua e spalato il fango, si continua a fare come prima e peggio di prima.
Occorre un piano comprensoriale – isolano – di cura e ripristino del territorio, occorre una nuova idea pubblica della tutela della sicurezza comune al tempo del cambiamento climatico, ma questo può farlo solo una gestione unitaria e innovativa del sistema isola e che superi la frammentazione amministrativa e la palese inadeguatezza su questi temi mostrata da troppi amministratori elbani.
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