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Il report Unrae sul mercato auto

Auto elettriche, l’Italia arranca e si conferma sempre più fanalino di coda in Europa

Nell’ultimo mese le immatricolazioni di Ev e veicoli ibridi plug-in ferme all’8,9% del totale, un dato ben lontano da quello registrato nel Regno Unito (40%), in Francia (29,6%), in Germania (23,4%) e in Spagna (14,4%) dove le vendite di auto hanno fatto registrare +28,8% (da noi -4,9%)
 |  Crisi climatica e adattamento

Come va il mercato dell’auto in Italia? Male, se si guarda alle vendite e si confronta il dato con quello dello scorso anno. Molto male, se si fa il paragone con gli altri Stati europei. Malissimo, ma in modo drammatico, se si restringe lo sguardo alle nuove immatricolazioni delle auto elettriche.

Che il settore automobilistico stia attraversando un periodo complicato, in Europa, non è una novità. Non a caso, la Commissione europea ha convocato per il 30 gennaio il primo di una serie di incontri con aziende e sindacati al fine di mettere in piedi un «dialogo strategico» che aiuti a trovare efficaci soluzioni per questo problema. Ma in Italia la questione sta assumendo dimensioni sconosciute in altri Paesi comunitari, complice non il Green deal, come periodicamente sostengono forze di destra puntualmente smentite dalle stesse case automobilistiche, ma le politiche di un governo che invece di fare chiarezza e incentivare l’acquisto di modelli meno inquinanti crea confusione e ha anche definanziato il Fondo automotive. Il che, unito a un aumento dei costi medi delle autovetture (+58% dal 2011) che mal si concilia con il calo del potere d’acquisto (-3% nello stesso periodo) delle famiglie italiane, ha prodotto il dato appena comunicato dall’associazione di categoria Unrae (Unione nazionale rappresentanti veicoli esteri): nell’ultimo mese dell’anno scorso, le immatricolazioni in Italia hanno fatto segnare -4,9%, facendo così archiviare l’intero 2024 con il segno meno su base annua (-0,5%).

In questo quadro già di per sé a tinte fosche, emerge però un dato ancor più preoccupante, per quel che riguarda la lotta ai cambiamenti climatici e l’impegno a ridurre le emissioni di inquinanti e gas serra: anche altri Paesi hanno fatto registrare quote di vendite non entusiasmanti (la Germania ha fatto peggio di noi a dicembre con -7,1% di immatricolazioni), ma sull’espansione del mercato dell’elettrico tutti i Paesi presenti nella lista dei principali mercati europei hanno compiuto passi avanti degni di nota, con percentuali a due cifre. L’Italia, invece, continua a mostrare un marcato ritardo nel confronto con gli altri Stati per quel che riguarda la vendita di auto elettriche (Bev, Battery electric vehicle), Mild Hybrid (Mhev) e Plug In Hybrid (Phev). Ecco infatti le cifre diffuse dall’Unrae: le auto elettriche e ibride plug-in nel dicembre 2024 rappresentano soltanto l’8,9% delle immatricolazioni complessive (Bev 5,5% e Phev 3,4%), un dato ben lontano da Regno Unito (40,0%: Bev 31,0% e Phev 9,0%), Francia (29,6%: Bev 16,1% e Phev 13,5%), Germania (23,4%: Bev 14,9% e Phev 8,5%) e Spagna (14,4%, Bev 8,4% e Phev 6,0%). Sottolineano in Unrae: «Il dato italiano è largamente inferiore anche rispetto al dato europeo complessivo di dicembre, con le Ecv al 27,1% di share: Bev al 18,8% (-0,9 p.p.) e Phev al 8,3% (-0,1 p.p.). Nei 12 mesi, le Ecv in Italia raggiungono solo il 7,5% del mercato (Bev 4,2% e Phev 3,3%), ben al di sotto di Regno Unito: 28,2% (Bev 19,6% e Phev 8,6%), Francia: 25,4% (Bev 16,9% e Phev 8,5%), Germania: 20,3% (Bev 13,5% e Phev 6,8%) e Spagna: 11,4% (Bev 5,6% e Phev 5,8%). Notevole anche sul totale annuo la distanza dell’Italia dall’Europa nel suo insieme, dove la quota di mercato complessiva delle Ecv si attesta al 22,7%, con le Bev al 15,4% (-0,3 p.p.) e le Phev al 7,3% (-0,4 p.p.)».

Dice il direttore generale di Unrae, Andrea Cardinali: «È ormai intollerabile che l’Italia continui a navigare in ritardo rispetto all’Europa nella transizione verso la mobilità a zero o bassissime emissioni. Servono politiche chiare e stabili, che orientino i clienti e consentano agli operatori automobilistici di pianificare gli investimenti senza incertezze». Un tema di cui si sta discutendo a livello comunitario riguarda il rinvio dello stop ai motori a combustione interna previsto per il 2035 e una revisione del sistema di multe, entrato in vigore dal primo gennaio, per le case automobilistiche che non rispettano i limiti di emissioni. Su quest’ultimo punto, dice Cardinali che «rivalutare regole e parametri» è indispensabile e che «su questo tema la Commissione europea, dopo una prolungata irremovibilità, ha iniziato a parlare con voci discordanti, mentre è urgente passare dalle parole ai fatti con cristallina chiarezza». 

Ma è soprattutto in casa nostra che bisogna agire con urgenza, come confermano i dati che mostrano il pesante ritardo del nostro Paese in confronto al resto d’Europa. Riguardo le proposte strategiche per l’Italia, che Unrae ribadirà al prossimo Tavolo automotive convocato dal ministro Urso, Cardinali aggiunge: «Insistiamo da tempo sulla necessità di istituire un piano pluriennale di sostegno alla domanda di veicoli a zero o bassissime emissioni e di intervenire sul regime fiscale delle auto aziendali, inadeguato e penalizzante. È altrettanto cruciale accelerare lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica e intervenire sui costi dell’energia perché la transizione possa finalmente decollare».

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.