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COP29, Italy for Climate: il realismo ha prevalso ancora una volta sulla realtà

Andrea Barbabella: in un mondo di Governi sempre più deboli si guarda al ruolo delle imprese.
 |  Crisi climatica e adattamento

E’ oramai chiaro che i tempi delle COP non coincidono con quelli del clima. Secondo le stime dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo presentate all’avvio dei lavori, per affrontare la realtà della crisi climatica in corso i paesi ricchi avrebbero dovuto dare un contributo crescente (il New Collective Quantified Goal - NCQG) da 900 miliardi di $ nel 2025 fino ad arrivare ai 1.460 miliardi di $ nel 2029. Ma a Baku questo principio di realtà non ha trovato spazio e i Paesi sviluppati, questa volta anche in compagnia della Cina (ma senza obblighi), si sono impegnati a triplicare il proprio contributo alla finanza climatica arrivando a 300 miliardi di $ all’anno nel 2035.
E’ anche per questo motivo che è stata avanzata una proposta di riforma dello stesso meccanismo di queste conferenze da parte di un gruppo di storici negoziatori del clima, a cominciare dall’ex segretario generale dell’ONU Ban-Ki Moon.
Ma sono sempre di più a volgere lo sguardo verso il settore privato, non solo per il suo possibile contributo alla finanza per il clima, ma perché se le imprese faranno propria la sfida della neutralità climatica potranno imprimere quella accelerazione necessaria a trasformare il realismo in realtà e a liberare finalmente i veri potenziali della transizione energetica.
Transizione che, nonostante i Governi e i fallimenti delle COP, è in corso come certifica il dato sugli investimenti del settore energetico nel 2024 della IEA: le energie pulite, rinnovabili ed efficienza in testa, hanno movimentato qualcosa come 2 mila miliardi di $, record assoluto, e hanno quasi doppiato quelli indirizzati al settore dell’oil&gas.

Andrea Barbabella
responsabile scientifico di Italy for Climate e responsabile clima ed energia della Fondazione per lo sviluppo sostenibile

Redazione Greenreport

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