Irena: aggiornare gli Ndc e triplicare la capacità di rinnovabili, se no impossibili gli obiettivi per il 2050
Nel giorno in cui si apre la Cop29, un corposo rapporto realizzato dall’International renewable energy agency (Irena) sottolinea la necessità di procedere con un aggiornamento ambizioso degli Ndc (ovvero i Contributi determinati a livello nazionale) che rifletta l’impegno globale a triplicare la capacità di energia rinnovabile e a raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030. Altrimenti, si legge in questo World energy transitions outlook 2024 dell’Irena, anche se tutti gli annunci della Cop fossero pienamente attuati, entro il 2050 si dovrebbe ancora colmare un significativo divario di emissioni di CO2.
Pubblicato in occasione dell’apertura del summit climatico di Baku, in Azerbaigian, lo “Scenario 1,5°C” dell’Agenzia delinea un percorso di reale azzeramento delle emissioni entro la metà del secolo, offrendo ai governi un quadro di riferimento per sviluppare strategie di transizione energetica che allineino meglio la pianificazione energetica con le politiche climatiche per incanalare gli investimenti. Il rapporto mostra che gli attuali impegni dei Paesi potrebbero ridurre le emissioni globali di CO2 legate all’energia del 3% entro il 2030 e del 51% entro il 2050. Il raggiungimento degli obiettivi globali di triplicare la capacità di energia rinnovabile e di raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030, come concordato alla Cop28, manterrebbe la transizione energetica sulla strada per l’azzeramento delle emissioni entro il 2050. Questi obiettivi al 2030 sono fondamentali per limitare l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5°C, come sottolineato dal vertice svolto negli Emirati Arabi Uniti.
Tuttavia, viene sottolineato dal documento con argomentazioni già sollevate nei giorni scorsi anche dal Segretariato delle Nazioni unite per i cambiamenti climatici (Unfccc), permane un divario significativo tra gli annunci politici e gli effettivi piani e politiche nazionali. I piani e gli obiettivi nazionali sono destinati a fornire solo la metà della crescita richiesta di energia rinnovabile entro il 2030. Gli investimenti nelle energie rinnovabili, nelle reti e nella flessibilità, nell’efficienza energetica e nella conservazione devono aumentare drasticamente per raggiungere gli obiettivi di energia rinnovabile ed efficienza, per un totale di 31,5 trilioni di dollari nel periodo 2024-2030.
Esistono anche grandi disparità geografiche in termini di aggiunte e investimenti nelle rinnovabili, che causano disuguaglianze nella transizione energetica globale. Sebbene gli investimenti nelle rinnovabili siano generalmente in aumento, rimangono concentrati in pochi Paesi, lasciando indietro gran parte del Sud del mondo.
Inoltre, viene sottolineato nel report dell’Irena, con oltre il 70% dell’approvvigionamento energetico, i combustibili fossili continuano a dominare il mix energetico in molte delle maggiori economie, le più grandi emittenti di CO2 al mondo. Per raggiungere l’obiettivo di 1,5°C, il G20 deve triplicare la capacità di energia rinnovabile installata entro il 2030, raggiungendo 9.400 gigawatt (GW), ed espanderla di sette volte entro il 2050 a 24.900 GW, rispetto ai livelli del 2023.
«Siamo arrivati al momento cruciale», evidenza l’Agenzia internazionale per l’energia rinnovabile: «Un solido accordo finanziario globale e i prossimi Ndc nel 2025 sono momenti “decisivi” per mantenere in vita l’obiettivo 1,5°C. Gli Ndc 3.0 rappresentano l’ultima opportunità in questo decennio per i Paesi di aumentare le loro ambizioni dichiarate. In particolare, un accordo su un nuovo obiettivo quantificato per il finanziamento del clima alla Cop29 è fondamentale per garantire una transizione giusta, sostenere gli investimenti nel Sud globale e dare ai Paesi la possibilità di aumentare le loro ambizioni Ndc. L’obiettivo 1,5°C dipende dagli sforzi dei Paesi del G20. I loro Ndc devono corrispondere agli impegni globali di triplicare la capacità di energia rinnovabile e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030».
Nello Scenario 1,5°C dell’Irena, le fonti di energia rinnovabile fornirebbero la maggior parte del mix energetico, rappresentando il 68% e il 91% della fornitura totale di elettricità rispettivamente nel 2030 e nel 2050. Entro il 2050, è necessaria una profonda trasformazione dei settori dell'energia e degli usi finali per consentire le elevate quote di energia rinnovabile richieste dalla transizione.
A livello globale, l’espansione dell’elettricità rinnovabile faciliterà la transizione dai combustibili fossili nel settore energetico. I combustibili fossili si ridurranno in modo significativo, passando dall’attuale quota dominante del 61% nel mix globale di produzione di energia, al 24% entro il 2030 e al 4% entro il 2050.
La transizione dell’attuale sistema energetico dai combustibili fossili alle energie rinnovabili richiede reti elettriche più forti e flessibili. Ciò può essere garantito da soluzioni di accumulo di energia, gestione della domanda e tecnologie e strategie di accoppiamento settoriale. In particolare, l’accumulo di energia è un fattore tecnico chiave per la realizzazione di un sistema energetico completamente decarbonizzato e al 100% rinnovabile.
Mentre i Paesi si preparano al terzo ciclo di Ndc nel 2025, è fondamentale che si allineino meglio ai piani energetici nazionali e agli obiettivi di zero netto. Irena, sottolinea l’Agenzia, sta già collaborando con 101 soggetti dell’Accordo di Parigi per l’aggiornamento e l’attuazione degli Ndc. «Strategie nazionali coerenti in materia di energia e clima facilitano la trasparenza, attraggono investimenti e accelerano la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio e resiliente». La collaborazione internazionale può garantire l’aumento significativo dei finanziamenti necessari per una transizione giusta che massimizzi i benefici socio-economici, sottolinea l’Agenzia, e ciò potrebbe essere facilitato da nuove fonti di finanziamento, come la tassa sulla ricchezza globale promossa dal G20 di quest’anno, che ponga l'accento sull’equità e sulla responsabilità sociale o ambientale. È inoltre necessario, aggiunge Irena, disporre di ingenti finanziamenti pubblici per ridurre il rischio di progetti in paesi ad alto rischio e finanziare infrastrutture cruciali. E tali finanziamenti potrebbero in parte provenire da una riduzione dei sussidi ai combustibili fossili.