Alla Commissione europea arriva una denuncia contro il Pniec del governo Meloni
Non è soltanto inadeguato. Non rispetta le normative europee e compromette gli obiettivi climatici ed energetici. Per questo, è stata presentata una denuncia (formale complaint) alla Commissione europea contro il Pniec messo a punto dal governo italiano.
L’iniziativa arriva pochi giorni dopo che le principali associazioni ambientaliste del Paese – da Greenpeace a Kyoto club, da Legambiente a Transport&Environment a Wwf – si sono date appuntamento alla Camera dei deputati per portare all’attenzione del Parlamento tutte le criticità del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, che dopo l’aggiornamento di quest’estate da parte del governo Meloni «si rivela una volta di più poco ambizioso e incoerente con gli obiettivi dell’Unione europea», continuando a sostenere i combustibili fossili, a promuovere false soluzioni come gas e nucleare, e a ignorare le opportunità di una transizione ecologica reale.
Ora però, l’associazione A Sud e il Wwf Italia hanno deciso di fare un passo ulteriore: muovendosi nell’ambito di una iniziativa lanciata da Can Europe (Climate Action Network Europe, una rete di Ong europee impegnate nella battaglia per la decarbonizzazione), le due associazioni ambientaliste hanno presentato formalmente alla Commissione Ue una denuncia contro il Pniec italiano. L’obiettivo della campagna portata avanti a livello europeo (My country is breaking EU law — Demand accountability now!) è quello di far focalizzare l’attenzione su Piani nazionali deboli, contenenti misure che non rendono possibile o addirittura impediscono tout court il raggiungimento degli obiettivi climatici entro il 2030.
Oggi, tutte in contemporanea, si sono mosse associazioni ambientaliste presenti in Francia, Germania, Svezia, Irlanda, e da noi A Sud e Wwf Italia hanno presentato una formale complaint alla Commissione europea per denunciare il Pniec italiano in quanto «non rispetta le normative europee e compromette gli obiettivi climatici ed energetici, trascurando l'importanza di una transizione giusta».
A carico dell’Italia, tra l’altro, la Commissione Ue ha avviato poche settimane fa già una procedura d’infrazione perché non ha rispettato gli impegni previsti dalla direttiva Red III sulle rinnovabili. E ora Bruxelles viene sollecitata ad accendere un faro anche sul nostro Piano per l’energia e il clima. I Pniec, del resto, sono strumenti fondamentali nelle disposizioni dei governi per adempiere ai propri impegni climatici e per di più in Italia, in assenza di una legge quadro sul clima, il Piano è di fatto l’unico dispositivo di pianificazione delle politiche climatiche nazionali. «Le lacune del Pniec italiano – denunciano le associazioni ambientaliste – minacciano non solo il raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Italia e dell’Unione europea, ma anche il benessere dei cittadini. Senza piani adeguati, le persone potrebbero affrontare costi energetici più elevati, un deterioramento della qualità dell’aria e gravi conseguenze in termini di salute e cambiamento climatico». Il Piano messo a punto dal governo Meloni, inoltre viola la normativa comunitaria perché non prevede misure utili per il raggiungimento degli obiettivi climatici ed energetici dell’Ue. «Non solo: il piano punta all’utilizzo di tecnologie che non contribuiscono a realizzare una reale transizione energetica, come la cattura e lo stoccaggio del carbonio (Css) e il ritorno al nucleare. Tutte e due false soluzioni alla crisi climatica». L’altra grande assente, viene denunciato, è una data precisa per il phase out dai combustibili fossili e una sua pianificazione, mentre restano gli ingenti sussidi ancora dedicati alle fonti fossili, che sottraggono fondi a reali politiche di mitigazione e adattamento. «La mancanza di un piano d’uscita dalle fonti fossili ostacola la transizione ecologica e si traduce in crescente vulnerabilità sociale e climatica».
E poi, oltre alle questioni di merito, ce n’è un’altra di metodo che viene posta all’attenzione dei vertici comunitari da parte delle associazioni ambientaliste. «Il Pniec non è solo carente nella definizione di obiettivi, politiche e misure adeguate ad affrontare l’urgenza della transizione, ma è stato anche elaborato e approvato senza le necessarie forme di partecipazione previste dalla normativa europea. Un processo partecipativo ampio, che coinvolga attivamente le comunità locali e la società civile nel processo decisionale, è non solo legalmente dovuto, ma anche essenziale per garantire una giusta transizione. Invece, i processi partecipativi e consultivi, non solo non hanno mai messo a disposizione il testo del piano nella fase iniziale della consultazione – risultando quindi del tutto privi di effettività, ma sono stati anche poco trasparenti e centrati soprattutto sul coinvolgimento del mondo produttivo».
L’iniziativa di Wwf e A Sud chiama in causa il governo italiano, ma la denuncia formale presentata a Bruxelles è una messa alla prova per la stessa Commissione Ue. Mentre a Strasburgo sono in corso le audizioni dei nuovi Commissari, tra le associazioni ambientaliste europee è già scattato più di un campanello d’allarme sugli impegni e le reali intenzioni in tema ambientale da parte dei nuovi vertici Ue, insediati dopo il voto europeo dello scorso giugno. Non a caso, come del resto stanno facendo altre sigle presenti in Francia, Germania, Svezia e Irlanda, le associazioni ambientaliste italiane aggiungono queste due righe, al loro messaggio che accompagna la denuncia formale contro il Piano nazionale: «È ora fondamentale un intervento tempestivo da parte della Commissione europea per dimostrare il suo impegno in difesa del clima».