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In Emilia Romagna 4° alluvione in 1 anno e mezzo, ma il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici è ancora una scatola vuota

Ciafani (Legambiente) al Governo Meloni: «Il Paese paga lo scotto di troppi ritardi su lotta alla crisi climatica, si stanzino subito le risorse economiche necessarie per attuare»
 |  Crisi climatica e adattamento

Dopo la Liguria, la Toscana e anche la Sicilia – sull’isola l’ormai storica siccità oggi convive coi danni da nubifragio – nel fine settimana anche l’Emilia Romagna è tornata volta sott’acqua, per l’ennesima alluvione foraggiata dalla crisi climatica con temperature record nel Mediterraneo, che riempiono l’atmosfera di energia e vapore acqueo.

Per l’Emilia Romagna si tratta addirittura della quarta, grande alluvione in un anno e mezzo: dopo il doppio nubifragio del maggio 2023, che da solo è valso danni da 8,9 miliardi di euro, sono seguiti gli eventi alluvionali di metà settembre col ciclone Boris, poi a inizio ottobre e infine quest’ultimo weekend d’inferno acquatico con un’allerta rossa durata fino alle mezzanotte di domenica.

Solo a Bologna sono caduti in poche ore fino a 175 millimetri di pioggia, tra capoluogo, prima collina e in comuni limitrofi come Pianoro, San Lazzaro di Savena o Casalecchio di Reno, quando la media storica dell’intero mese di ottobre è di poco superiore ai 70 millimetri: circa 3mila le persone evacuate.

È la nuova normalità portata dalla crisi climatica alimentata dai combustibili fossili, cui non possiamo rassegnarci. Eppure oltre alla cronaca dei nubifragi c’è poco altro. Il Governo Meloni morde il freno sulla transizione ecologica, e non arrivano neanche i necessari investimenti per l’adattamento dei territori, come sottolinea il presidente nazionale di Legambiente – Stefano Ciafani – in occasione della giornata conclusiva della XXIII Assemblea nazionale dei circoli legambientini, che si è svolta ieri a Rispescia.

«A dieci mesi dall’approvazione del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) devono essere ancora stanziate le risorse economiche per attuare gli interventi previsti. Un ritardo inspiegabile – sottolinea Ciafani – mentre l’Italia continua ad andare “sott’acqua” e dove a rimetterci in termini di danni economici e anche perdite di vite umane sono persone, comunità e imprese. Al Governo Meloni chiediamo che vengano stanziate subito le risorse necessarie e che il Paese prenda la giusta rotta per colmare i grandi ritardi che riguardano, in primis, la lotta alla crisi climatica e l’accelerazione della transizione ecologica. L’Italia deve credere nel green deal europeo, deve investire in prevenzione e strategie di adattamento al clima, e accelerare nella transizione ecologica, oggi ancora troppo ostacolata e frenata da ritardi normativi, burocrazia, autorizzazioni lente, fake news, sindromi Nimby e Nimto che rallentano la riconversione ambientale dei territori. Il Paese deve, inoltre, abbandonare ogni visione miope e distorta legata a fonti inquinanti e obsolete come gas, petrolio e nucleare».

Ma neanche dalla nuova legge di Bilancio che il Governo Meloni si appresta a varare sembrano arrivare le risposte necessarie. Quest’anno il dicastero dell’Ambiente ha reso disponibile appena 1 miliardo di euro sul fronte del dissesto idrogeologico, col ministro Pichetto che ha chiesto in finanziaria di arrivare stavolta a 2,5 mld di euro; ma sulla cifra ancora non c’è certezza, e soprattutto rimarrebbe ampiamente al di sotto del necessario. Basti osservare che per fare davvero i conti con l’acqua – in base alle stime elaborate dalla Fondazione Earth and water agenda (Ewa) – servirebbero 10 mld di euro aggiuntivi l’anno, a fronte dei 7 che il sistema-Paese finora riesce a stanziare.

«Gli eventi meteo estremi che in queste ore hanno colpito nuovamente il Paese ci ricordano che l’Italia non deve perdere altro tempo – commenta nel merito Ciafani – Il Paese paga lo scotto di troppi ritardi su lotta alla crisi climatica, strategie di adattamento e mitigazione, transizione ecologica. Si stanzino subito le risorse economiche necessarie per attuare il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, il Pnacc, approvato nel dicembre 2023, e che permetterebbero la realizzazione delle 361 azioni previste dal documento».

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.