Prestazioni energetiche, nel 2023 gli edifici meno efficienti sono per la prima volta sotto al 50%
I passi da compiere sono ancora molti, perché come ha recentemente ricordato la Commissione europea nel report annuale sullo stato dell’Unione dell’energia, l’Italia ha un ritardo da colmare per quel che riguarda l’efficientamento energetico degli edifici. E la strada che abbiamo di fronte è tutta in salita, perché come è emerso dal rapporto Enea sulla «consistenza del parco immobiliare nazionale» diffuso ad agosto, nel nostro Paese oltre il 60% dei 12,4 milioni degli immobili residenziali è stato costruito prima che entrasse in vigore la legge sul risparmio energetico. Però ora, grazie a un’indagine condotta dalla stessa Enea e dal Comitato termotecnico italiano energia e ambiente (Cti), arriva anche una buona notizia: le rilevazioni sulle prestazioni energetiche del parco edilizio nazionale hanno fatto registrare nel 2023 un netto miglioramento, al punto che per la prima volta da quando viene realizzato questo tipo di studio la percentuale degli edifici nelle classi energetiche meno efficienti (F e G) è scesa sotto il 50%.
L’analisi è stata realizzata sulla base degli Attestati di prestazione energetica (Ape) registrati nel Sistema informativo sugli attestati di prestazione energetica (Siape). I risultati sono stati presentati oggi a Roma in un evento che ha visto la partecipazione, tra gli altri, dei presidenti di Enea e Cti, Gilberto Dialuce e Cesare Boffa.
Dopo le opportune verifiche dell’ENEA, nel 2023 sono stati registrati sul Siape 1,1 milioni di Ape, di cui la quota più consistente è stata emessa in Lombardia (21,7%), Piemonte (9,2%), Veneto (8,7%), Emilia-Romagna (8,5%) e Lazio (8,3%).
Dalle 284 pagine del Rapporto emerge un incremento di circa il 6% delle classi energetiche più efficienti (A4-B) rispetto al 2022 e la crescita della percentuale di Ape emessi conseguenti a riqualificazioni energetiche e ristrutturazioni importanti, che rappresentano rispettivamente il 7,9% e il 6,4% (+2,3% e +2,4% rispetto il 2022). Nel testo vengono illustrati anche i nuovi strumenti e metodi di analisi sviluppati per migliorare la qualità degli Ape, in particolare sulle metodologie di controllo utilizzate dai certificatori, sia durante la fase di predisposizione degli Attestati che in quella successiva. Inoltre, nel volume è presente anche un approfondimento dedicato al percorso di perfezionamento dei Catasti energetici unici regionali (Ceu), in funzione del possibile sviluppo del Catasto unico nazionale, del Portale nazionale per la Prestazione energetica degli edifici (PnPE) e delle altre applicazioni informatiche predisposte da Enea.
Spiega il presidente Enea Dialuce: «Il Rapporto evidenzia come la certificazione energetica non rappresenti soltanto uno strumento tecnico per valutare le prestazioni degli immobili e più in generale del patrimonio edilizio italiano, ma anche uno strumento per migliorarne l’efficienza, favorendo l’adozione di soluzioni tecnologiche innovative che riducano i consumi. In un contesto di grandi sfide come quelle della transizione energetica e della decarbonizzazione, l’Ape offre la possibilità di diffondere una cultura energetica più matura, di incentivare comportamenti virtuosi e investimenti mirati al miglioramento di efficienza e sostenibilità». Anche il presidente del Cti Boffa sottolinea il fatto che la nuova edizione del Rapporto «mette in risalto come il meccanismo della certificazione energetica funzioni e produca risultati rilevanti».