L’Italia chiede il rinvio del regolamento Ue contro la deforestazione. Greenpeace: «Inaccettabile»
Una lunga battaglia internazionale contro la deforestazione sembrava ormai chiudersi con successo, ma ecco che ora arriva il governo italiano a rimettere tutto in discussione. Questi i fatti: nel maggio del 2023, anche grazie a una mobilitazione che ha visto impegnate diverse sigle ambientaliste di tutta Europa, il Parlamento Ue ha approvato un regolamento contenente misure volte a contrastare pratiche che comportano il massiccio taglio di boschi e foreste. Come? Inserendo innanzitutto delle rigide norme riguardanti l’importazione nell’Unione europea di «prodotti provenienti da catene di approvvigionamento associate alla deforestazione e al degrado forestale». Le norme previste da questo European Deforestation-free products Regulation (Eudr), tutte volte a salvaguardare le foreste, tutelare la biodiversità e contribuire all’abbattimento della CO2 presente nell’atmosfera, dovrebbero iniziare a essere rispettate dalla fine del 2024. In particolare, il regolamento Ue pone l’attenzione su prodotti e materie prime come l’olio di palma, il caffè, il cacao, la soia, la carne bovina, la gomma, la cellulosa e il legno. I legislatori europei hanno pensato che un anno e mezzo fosse un lasso di tempo sufficiente, per le aziende dei Paesi comunitari, per organizzarsi in vista delle restrizioni all’ingresso di determinati prodotti all’interno del mercato Ue. Ma ora il governo Meloni dice che no, il tempo messo a disposizione non basta.
Il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Francesco Lollobrigida, nei giorni scorsi è volato al Consiglio Ue Agricoltura e ha chiesto «il rinvio di un anno almeno del regolamento sulla deforestazione». Ha spiegato il ministro a chi gli domandava del perché della richiesta: «Quel regolamento mette in difficoltà tutto il sistema produttivo, non solo quello della trasformazione dei prodotti derivanti dall’agricoltura ma anche altri». Naturalmente, ha aggiunto il ministro, il governo Meloni vuole che il regolamento venga applicato, ma con i tempi giusti, «perché l’applicazione di un regolamento, quando non sei pronto, conduce alla creazione di un mercato parallelo, illegale, perché spesso le regole che imponiamo con forza ai nostri produttori non è detto che vengano seguite, a est in particolare». Quindi? «Quindi bisogna fare quel che è possibile, senza lavarsi la coscienza di aver fatto qualcosa che sembra utile ma che invece produce l’effetto opposto. Questo tipo di azione è logica e pragmatica, come è tipico del nostro modo di procedere».
Bisognerà vedere come gli altri Paesi comunitari si muoveranno ora che sul tavolo c’è questa richiesta presentata dall’Italia, ma intanto il rinvio di un anno perorato dal nostro governo mette in allarme chi si è impegnato nella campagna che ha contribuito a far approvare il regolamento europeo. Come Greenpeace, che già in passato aveva lanciato una campagna dal titolo “La foresta non è un discount”. Spiega l’associazione che «la produzione intensiva e indiscriminata di olio di palma, soia, cacao e altre materie prime è una delle prime cause di deforestazione nel mondo e da anni ci battiamo per denunciare i responsabili di questo scempio. Ogni due secondi infatti scompare l’equivalente di un campo di calcio, fatto di foreste». In una mail fatta circolare tra i suoi sostenitori, Greenpeace dice che «un rinvio ora del regolamento sarebbe inaccettabile, l’Italia e l’Ue devono mantenere gli impegni presi a livello internazionale ed europeo e tutelare le foreste».