Morti e devastazioni nell’Europa centrorientale per la tempesta Boris. Che ora si sposta verso il Mediterraneo
Otto morti, decine di dispersi, centinaia di sfollati, e la cosa più drammatica è che si tratta di un bilancio soltanto provvisorio. L’Europa centrale e orientale è stata investita da una tempesta di violenza inaudita. Boris, è stata ribattezzata. È caduta tanta pioggia come non se ne vedeva da almeno una trentina d’anni, spiegano gli esperti. E l’allarme è tutt’altro che rientrato, anzi. Nelle prossime ore si teme che Boris possa riprendere a farsi sentire in modo ancor più temibile, andando a colpire territori già devastati dal maltempo. E, spiegano i meteorologi, le perturbazioni nelle prossime ore si sposteranno anche in direzione del Mediterraneo centrale, facendosi sentire in modo importante anche in Italia, in particolar modo nelle aree nord orientali. Anche se, spiegano, difficilmente Boris arriverà con la violenza sprigionata nelle ultime ore nei paesi dell’Europa centrorientale.
Ampie zone dell’Austria, della Repubblica Ceca, dell’Ungheria, della Romania e della Slovacchia sono state infatti investite da venti estremamente forti e precipitazioni insolitamente intense. Dopo i disastri di ieri e una notte tutt’alto che tranquilla, il livello dell’acqua di diversi fiumi sta aumentando drammaticamente e molti hanno già rotto gli argini. A causa delle inondazioni e del forte vento la regione attorno a Vienna è stata dichiarata «zona di catastrofe». In alcune aree si è anche creato un alto rischio di frane a causa del terreno divenuto in un breve lasso di tempo saturo d’acqua. Sotto costante monitoraggio sono in particolare gli affluenti del Danubio Kamp e Krems, e se la metropolitana della capitale è stata parzialmente chiusa, a causa dei danni provocati dal maltempo la principale compagnia ferroviaria austriaca ha sospeso il servizio nell’est del Paese. Molte persone sono rimaste intrappolate nelle auto o nelle loro abitazioni e uno dei vigili del fuoco intervenuti nelle operazioni di salvataggio ha perso la vita nella notte.
Ma è la Romania il Paese che finora ha fatto contare il numero maggiori di vittime, con sei morti già accertati e, al momento, un disperso. Un’altra persona è annegata in Polonia, dove si contano altri dispersi. Impossibile rendere conto del numero degli sfollati, nei diversi paesi, che da giorni sono in lotta con l'acqua uscita dal letto di fiumi e torrenti, mentre la pioggia che non dà tregua a sufficienza e i problemi con l’approvvigionamento della corrente elettrica rendono tanto più difficoltose le operazioni di salvataggio.
Dai paesi dell’Europa centrale arrivano immagini drammatiche, con interi quartieri allagati, strade sommerse dall’acqua, persone immerse fino alle spalle in cerca di un punto più elevato nel circondario. Le autorità di mezza Europa si stanno impegnando in operazioni che dovrebbero rafforzare gli argini dei corsi d’acqua perché c’è il timore che si verifichi una piena superiore a quella del 2013, la peggiore in 500 anni, che causò decine di morti e dispersi e decine di migliaia di sfollati.
«Stiamo di nuovo affrontando gli effetti del cambiamento climatico, sempre più presenti nel continente europeo, con conseguenze drammatiche», ha affermato il presidente rumeno Klaus Iohannis, mentre il sindaco della città con più vittime, Galati, ha parlato di una «catastrofe di proporzioni epiche». Il ministro degli Interni rumeno ha affermato che nella regione sono state colpite più di 15 mila persone.
In Austria, dove è morto il vigile del fuoco, in alcune zone del Tirolo è caduto un metro di neve, mai così tanta a settembre, un settembre in cui fino a pochi giorni fa si toccavano i 30 gradi anche in montagna.
In Polonia è crollata una diga e un’altra era tracimata ieri sera, costringendo la polizia a evacuare i residenti bloccati nella zona utilizzando gli elicotteri. Ovunque è stato mobilitato l’esercito. In Repubblica ceca 4 persone risultano al momento disperse. Nella vicina Slovacchia, è stato dichiarato lo stato di emergenza nella capitale Bratislava. L’Ungheria ha mobilitato 17 mila militari per rafforzare gli argini nell’intento di prevenire il peggio. Ai volontari è stato invece suggerito di spostarsi solo dietro espressa richiesta, mentre alla popolazione si suggerisce di restare in casa o di cercare rifugio nei piani alti degli edifici.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha espresso in un messaggio sul canale social X la sua «solidarietà a tutte le persone colpite dalle devastanti inondazioni» e ha dichiarato che «l’Ue è pronta a fornire sostegno».