Servono quasi 2 miliardi di euro per mettere in sicurezza la Toscana dal rischio idrogeologico
Il presidente della Regione Toscana (Eugenio Giani) e l’assessora ad Ambiente e Protezione civile (Monia Monni) sono intervenuti in Consiglio regionale nell’ambito della Commissione d’inchiesta sugli eventi alluvionali del 29 e 30 ottobre e del 2 e 4 novembre 2023 in Toscana, presieduta da Elisa Tozzi (Fratelli d’Italia).
Nel quadro di eventi meteo estremi «fino a poco tempo fa impensabili e oggi sempre più ricorrenti» a causa della crisi climatica in corso, il presidente Giani delinea gli interventi necessari «che dovranno riguardare i reticoli idrografici minori – gli interventi già effettuati nel reticolo maggiore hanno messo al riparo i territori del bacino dell’Arno, che la mattina del 3 novembre 2023 era sotto i livelli di guardia – e anche il sistema fognario: quello che è accaduto la notte scorsa ha evidenziato questa criticità. Anche quel sistema dovrà essere revisionato, penso ai tanti corsi d’acqua interrata negli anni Sessanta e Settanta, e mi viene in mente anche l’Affrico a Firenze, che oggi mostrano di non sostenere le ingenti masse d’acqua dovute a precipitazioni di entità fino a poco tempo fa non previste».
Di qui la necessità di ingenti risorse per realizzare tutti gli interventi indispensabili a fronteggiare le nuove condizioni climatiche, rivendicando, aggiunge Giani, «atteggiamenti per lo più estremamente virtuosi nella pianificazione in Toscana» e mostrando la «consapevolezza che i nuovi Piani regolatori dovranno essere tutti a consumo zero del territorio». Servono, afferma Giani, fino a «quasi 2 miliardi di euro per la realizzazione di tutte le opere necessarie». Il rapporto con il livello nazionale «è stato sin da subito collaborativo, in stretto contatto con l’allora direttore della Protezione civile Fabrizio Curcio». La Regione «ha stanziato subito i primi 25milioni, sapendo che i procedimenti non avrebbero reso disponibili risorse nazionali prima di 4-5 mesi: sono serviti ad assicurare un primo ristoro a famiglie e imprese».
«Per quello che mi riguarda – ha aggiunto Giani al termine dell’audizione – questo incontro in commissione è stato molto costruttivo. Ha dato la possibilità ai consiglieri di cogliere le prospettive strategiche di interventi necessari per fare in modo che questo non accada più. Servono le risorse nazionali, ricordo che per gli eventi del maggio precedente in Emilia-Romagna, che hanno toccato marginalmente alcuni comuni toscani in Mugello, sono stati previsti dal governo 1,2 miliardi di euro, per interventi in Toscana a seguito dell’alluvione del 2 novembre servono almeno 400milioni». Il presidente ha dunque ribadito la richiesta già avanzata di far ricorso anche in questo caso alle risorse rese disponibili dall’Europa con il Pnrr.
L’assessora Monia Monni, affiancata da Giovanni Massini, direttore della Regione per la difesa del suolo e la protezione civile, ha allargato il quadro di informazioni e dati sull’attività e su come è strutturato il sistema coordinato dalla protezione civile regionale, che «agisce in via sussidiaria con i tanti Comuni, le cui strutture hanno a loro volta bisogno di essere potenziate». A precisa domanda di Tozzi, l’assessora ha chiarito che «l’allerta arancione diramata il 2 novembre è risultata tecnicamente appropriata». Quanto ai 400 milioni indicati da Giani, ha spiegato Monni, sono «necessari per i primi interventi immediati e più urgenti, in un complesso di risorse più ampio che arriva a un miliardo e 100milioni di euro per interventi di riduzione del rischio residuo, cifra stimata nel Piano consegnato alla commissione europea per l’accesso al Fondo di solidarietà dell’Unione europea (Fsu) e condivisa con il Governo nazionale. Risorse che ci serviranno per rendere i nostri territori capaci di resistere ad eventi come quello del 2 novembre scorso, che superano tutte le previsioni valide fino a pochi anni fa». Le prime urgenze nell’area, ha spiegato l’assessora Monni, «riguardano il Marina, lo lolo, il Bardena, lo Stregale, il Bagnolo, quest’ultimo già destinatario, con lo Iolo e il Bardena, di uno stanziamento regionale su ricorse nazionali, perché servono interventi molto estesi e molto impattanti».