Nei prossimi 20 anni gli eventi meteorologici estremi si intensificheranno rapidamente
Secondo il nuovo studio “Strong regional trends in extreme weather over next two decades under high- and low-emissions pathways”, pubblicato su Nature GeoScience f<da un team di ricercatori del CICERO Senter for klimaforskning di Oslo e dell’University of Reading, «A meno che non vengano ridotte drasticamente le emissioni di gas serra, nei prossimi 20 anni quasi tre quarti della popolazione mondiale potrebbe aspettarsi forti e rapidi cambiamenti nelle temperature estreme e nelle precipitazioni».
Infatti, lo studio dimostra che «Il 20% della popolazione potrebbe essere esposto a rischi meteorologici estremi se le emissioni venissero ridotte in misura sufficiente a raggiungere gli obiettivi dell'accordo di Parigi, rispetto al 70% se si adottassero misure limitate».
I ricercatori norvegesi e britannici evidenziano come il riscaldamento globale possa combinarsi con le normali variazioni meteorologiche, dando luogo a periodi decennali di rapidissimi cambiamenti sia nelle temperature estreme che nelle precipitazioni.
Pochi studi hanno esplorato l'impatto che il meteo estremo avrà sui diversi Paesi e la principale autrice del nuovo studio, Carley Iles di CICERO, ha spiegato: «Ci concentriamo sui cambiamenti regionali, a causa della loro maggiore rilevanza per l'esperienza delle persone e degli ecosistemi rispetto alla media globale, e identifichiamo le regioni che si prevede sperimenteranno cambiamenti sostanziali nei tassi di uno o più indici di eventi estremi nei prossimi decenni».
Lo studio ha utilizzato simulazioni di modelli climatici su larga scala per dimostrare che «In uno scenario di emissioni elevate, ampie zone dei tropici e dei subtropici, che comprendono il 70% della popolazione attuale, dovrebbero sperimentare forti livelli congiunti di cambiamento di temperatura e precipitazioni estreme combinati nei prossimi 20 anni. Con una forte mitigazione delle emissioni, si prevede che il numero scenderà al 20%, ovvero circa 1,5 miliardi di persone».
I ricercatori avvertono che «I rapidi cambiamenti aumentano il rischio di condizioni senza precedenti ed eventi estremi che attualmente rappresentano una quota sproporzionata degli impatti realizzati del cambiamento climatico. Ad esempio, le ondate di calore possono causare stress da calore e mortalità eccessiva sia di persone che di bestiame, stress per gli ecosistemi, rese agricole ridotte, difficoltà nel raffreddamento delle centrali elettriche e interruzione dei trasporti. Allo stesso modo, gli estremi delle precipitazioni possono portare a inondazioni e danni a insediamenti, infrastrutture, raccolti ed ecosistemi, aumento dell'erosione e riduzione della qualità dell'acqua. Pertanto, la società sembra particolarmente vulnerabile agli alti tassi di cambiamento degli estremi, soprattutto quando più pericoli aumentano contemporaneamente».
Una delle autrici dello studio, Laura Wilcox dell’università di Reading, aggiunge: «Abbiamo anche scoperto che la rapida bonifica dell'inquinamento atmosferico, soprattutto in Asia, porta ad aumenti accelerati e co-localizzati di estremi caldi e influenza i monsoni estivi asiatici. Mentre la pulizia dell'aria è fondamentale per motivi di salute, l'inquinamento atmosferico ha anche mascherato alcuni degli effetti del riscaldamento globale. Ora, la necessaria bonifica potrebbe combinarsi con il riscaldamento globale e dare luogo a cambiamenti molto forti nelle condizioni estreme nei prossimi decenni».
Mentre il nuovo studio si concentra sulla probabilità di un rapido cambiamento, gli autori sottolineano che i risultati hanno importanti implicazioni per l'adattamento climatico e Bjørn Samset, del CICERO Center for International Climate Research, conclude: «Nel migliore dei casi, calcoliamo che i rapidi cambiamenti influenzeranno 1,5 miliardi di persone. L'unico modo per affrontare questo è prepararsi a una situazione con una probabilità molto più elevata di eventi estremi senza precedenti, già nei prossimi 1-2 decenni».