La periferia di Atene brucia da oltre 40 ore, circa 10mila gli ettari divorati dal fuoco
Da ormai oltre quaranta ore un vasto incendio iniziato nell’area di Varnavas e rapidamente diffusosi nell’Attica nord-orientale, fino ad arrivare alle porte di Atene, sta mettendo a dura prova la Grecia.
L’Osservatorio nazionale di Atene stima che siano circa 10mila gli ettari di territorio già divorati dal fuoco, dove si teme almeno un morto e centinaia di persone sono state costrette a evacuare. «Non stiamo parlando di un semplice incendio che purtroppo è scappato di mano... stiamo parlando dello scenario più difficile e pericoloso per tutti i vigili del fuoco – dichiara stamani il ministro della Crisi climatica e Protezione civile, Vassilis Kikilias – Questa è la realtà e l’abbiamo affrontata. A 40 ore dal pericolosissimo incendio scoppiato a Varnavas possiamo dire che non esiste un fronte attivo, ma focolai sparsi (soprattutto nelle aree del lago Maratona e del monte Penteli, ndr). In queste 40 ore nel nord-est dell'Attica, 702 vigili del fuoco con 27 squadre di commando forestali, 199 veicoli e 35 veicoli aerei hanno combattuto con uno sforzo sovrumano. Volontari, polizia, esercito, guardia forestale, Regione dell'Attica, Comuni, con l'aiuto del 112, hanno evacuato e salvato 45 aree».
Nonostante i miglioramenti conquistati sul campo, l’incendio non è ancora sotto controllo e stanno iniziando ad arrivare aiuti internazionali: ad esempio la Francia ha mobilitato 200 persone, mentre dall’Italia sono in arrivo stamattina 2 canadair per contribuire a spegnere le fiamme. Nel frattempo ad Atene si soffoca per il gran fumo provocato dall’incendio, tanto che le concentrazioni di polveri sottili (PM2.5) sono arrivate a oltre 200 microgrammi per metro cubo.
«Gli incendi boschivi sono frequenti nel Paese mediterraneo durante le estati calde e secche, ma le autorità affermano che il cambiamento climatico sta alimentando incendi più grandi e frequenti», spiega il quotidiano locale Kathimerini.
L’anno scorso gli incendi in Grecia hanno ucciso oltre 20 persone, mentre nel 2018 furono più di 100 le vittime provocate dal rogo nella città costiera di Mati, ancora una volta non lontana da Atene. «Ogni estate perdiamo i pochi polmoni verdi rimasti, le proprietà vengono distrutte e le vite umane sono in pericolo – commenta Nikos Androulakis, il leader del partito socialista d’opposizione Pasok – In questo momento l’estinzione delle fiamme viene prima di tutto, ma dal giorno dopo è urgente un piano nazionale per prevenire la crisi climatica».
Gli incendi boschivi sono un fenomeno ciclico e ricorrente, ma da una parte è sempre più determinante l’aumento significativo delle temperature medie globali provocate dal cambiamento climatico – nei territori del Mediterraneo solo negli ultimi dieci anni il numero degli incendi estremi è aumentato di oltre dieci volte –, dall’altra gli incendi nel Mediterraneo hanno essenzialmente una componente umana: in media, l’uomo è responsabile del 96% degli incendi, che possono essere accidentali, causati da negligenza o generati intenzionalmente.
A questo dato storico si unisce il progressivo abbandono delle aree rurali (e degli usi tradizionali del territorio) e il conseguente recupero della vegetazione spontanea, che creano condizioni estremamente favorevoli al diffondersi delle fiamme, così come l'aumento degli usi non agricoli dello spazio rurale (ricreazione, trasporto, vacanza, sub urbanizzazione) facilitano l’innesco di fuochi accidentali e non.
Occorre dunque mettere in campo una doppia prevenzione: da una parte costruire paesaggi rurali più resilienti, vivi e meno infiammabili, dall’altra agire contro la crisi climatica abbandonando l’uso di combustibili fossili come gas e petrolio, in favore di fonti rinnovabili ed efficienza energetica.