Scappare dalle informazioni per giustificare l’inazione contro la crisi climatica
Mentre la crisi climatica avanza veloce, con sempre più frequenti ondate di calore, solo l’1% degli italiani più poveri ha accesso all’aria condizionata, uno strumento di difesa che al contempo alimenta un circolo vizioso: usare le fonti fossili che ancora dominano la produzione di elettricità alimenta il riscaldamento globale, che a sua volta accelera la domanda di raffrescamento.
Realtà come questa sono però spesso difficili da accettare, tanto da poter innescare una risposta di evitamento, come emerge da un nuovo studio – finanziato dal Cmcc attraverso il progetto Cobham dell’European research council – per esaminare l’efficacia delle spinte comportamentali sulla decisione di agire in modo ecologico, partendo da domande precise come: conosciamo l’impatto dell’uso che facciamo dell’aria condizionata?
«Quando le persone sanno che acquisire certe informazioni le farà sentire obbligate ad adottare cambiamenti comportamentali costosi, preferiscono evitare le informazioni e mantenere credenze che giustificano la loro inazione», spiega Giovanna d’Adda, ricercatrice del Cmcc e autrice principale dello studio.
Concentrandosi su un comportamento che ha un alto impatto ambientale, cioè l’uso dell’aria condizionata, lo studio esamina gli effetti della pressione sociale sulla decisione di agire in modo sostenibile.
«Questo risultato mostra che una spinta comune per incoraggiare il comportamento sostenibile, la pressione sociale, si ritorce contro gli obiettivi di sostenibilità ambientale quando il cambiamento comportamentale richiesto è percepito come costoso», aggiunge d’Adda.
Per la prima volta nel campo della ricerca ambientale, lo studio rivela come le politiche che promuovono il comportamento pro-ambientale possano avere l’effetto contrario quando gli individui possono evitare le informazioni e quindi sentirsi autorizzati all’inerzia mantenendo credenze errate: «Abbiamo mostrato i limiti delle spinte quando non considerano il contesto, in particolare in termini di margine di manovra per sfuggire all’obbligo morale. Queste limitazioni devono essere prese in considerazione, soprattutto perché l‘emergenza climatica ci costringerà a fare cambiamenti comportamentali sempre più costosi», conclude d’Adda.
Da una parte, dunque, cresce l’esigenza di promuovere lo sviluppo di un’informazione scientificamente corretta quanto proattiva sui temi dello sviluppo sostenibile.
Dall’altra, occorre ricordare che la lotta contro la crisi climatica non è responsabilità delle singole famiglie coi loro condizionatori, ma passa da cambiamenti sistemici e dunque sociali: nell’ultimo anno, ad esempio, solo il 36,8% della domanda elettrica italiana è stata soddisfatta da energia rinnovabile. Con più impianti a disposizioni per tendere al 100%, anche l’uso dei condizionatori sarà progressivamente più sostenibile.