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Sanità italiana e disuguaglianze: la fuga dei pazienti dal sud al nord riguarda oltre mezzo milione di italiani

Un nuovo studio dell’Università di Pisa mostra i movimenti tra le regioni per ricevere cure mediche, che generano flussi da miliardi di euro
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Il fenomeno della mobilità sanitaria in Italia continua a evidenziare un netto squilibrio tra nord e sud, con migliaia di pazienti costretti a spostarsi ogni anno per ricevere cure adeguate. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Papers in Regional Science, sono oltre mezzo milione gli italiani che ogni anno si spostano tra le regioni per motivi sanitari, generando un flusso economico che, nel 2019, ha toccato i 3,7 miliardi di euro.

La ricerca, condotta da un team di studiosi delle università di Pisa, Bari, Roma Tre e Bocconi, evidenzia come il sud sia il principale esportatore di pazienti, mentre il nord ne sia il maggiore beneficiario.
«La mobilità sanitaria amplifica il divario Nord-Sud, drenando risorse dal Sud a vantaggio delle regioni settentrionali, che migliorano ulteriormente i propri servizi, creando un circolo vizioso di diseguaglianza nel sistema sanitario nazionale», commenta Giovanni Carnazza, ricercatore del dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa e conduttore dello studio.

Le regioni più colpite dalla cosiddetta "fuga sanitaria" sono Calabria, Campania e Puglia, che ogni anno vedono uscire ingenti risorse per coprire le cure dei propri cittadini in altre regioni. Al contrario, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto si confermano le mete sanitarie più richieste, con introiti superiori ai 300 milioni di euro annui derivanti dalla mobilità sanitaria.

Il Centro Italia si posiziona in una situazione intermedia: regioni come Toscana e Lazio risultano attrattive per i pazienti, mentre Umbria e Marche presentano un saldo più equilibrato. Particolarmente rilevante il caso della Toscana, che nel 2019 ha registrato un saldo positivo di circa 139 milioni di euro. Alla base di questo risultato vi sono la presenza di centri di eccellenza come il Policlinico di Careggi a Firenze, l'Azienda ospedaliera-universitaria di Pisa e la Fondazione Monasterio, l'alta specializzazione in settori come oncologia, cardiochirurgia e trapianti, e una gestione organizzativa efficiente con tempi di attesa ridotti rispetto ad altre regioni.

«Il sistema attuale, basato sulla redistribuzione delle risorse in base alla mobilità sanitaria, penalizza le regioni più povere – sottolinea Carnazza - da questo punto di vista sarebbe auspicabile riformare il modello di finanziamento, adottando criteri più equi per la distribuzione dei fondi che considerino i reali bisogni sanitari delle regioni riaffidando allo Stato un maggiore controllo per garantire livelli di assistenza omogenei in tutto il Paese ed evitare che la qualità delle cure dipenda dal codice postale».

Lo studio solleva interrogativi cruciali sulla sostenibilità del modello sanitario italiano e sulla necessità di riforme strutturali per garantire equità di accesso alle cure su tutto il territorio nazionale.

Vincenza Soldano

Vincenza per l’anagrafe, Enza per chiunque la conosca, nasce a Livorno il 18/08/1990. Perito chimico ad indirizzo biologico, nutre da sempre un particolare interesse per le tematiche ambientali, che può coltivare in ambito lavorativo a partire dal 2018, quando entra a fare parte della redazione di Greenreport.it