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Il sondaggio Polidemos-Ipsos: in Italia meno interesse per la politica, più per il clima

Il politologo della Cattolica Mazzoleni sottolinea però un aspetto non secondario: «Gli Italiani sono disposti a compiere sacrifici per proteggere l’ambiente fintantoché questi non comportino aggravi finanziari. Il potere d’acquisto delle famiglie rimane quindi una variabile critica per la lotta al cambiamento climatico»
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I dati sono stati presentati ieri a Milano nel corso di un seminario dal titolo “Democrazia al verde. Gli italiani e il cambiamento climatico”. Titolo non casuale, considerato che i contenuti del secondo report dell’Osservatorio congiunto Polidemos Università Cattolica-Ipsos sullo stato della democrazia evidenziano proprio i problemi che attanagliano oggigiorno in più parti del pianeta i sistemi democratici. Non solo. Il riferimento, in più di un senso, al “verde” deriva anche dal fatto che nella nuova rilevazione è presente anche un focus sulle tematiche ecologiche.

Ecco infatti gli aspetti principali che emergono dal sondaggio Polidemos-Ipsos. Il primo: l'interesse per la politica in Italia torna a diminuire, anche dopo il parziale recupero nei mesi precedenti il voto europeo di giugno. Aumenta lo scetticismo e la disaffezione tra le persone. C'è un aspetto, però, su cui la maggioranza delle italiane e degli italiani si trova concorde, e cioè la necessità di agire per mitigare il cambiamento climatico riducendo le attività inquinanti.

L’indagine è frutto della partnership tra il Centro di ricerca sulla democrazia dell'Università Cattolica e la società di indagini di mercato e sondaggi di opinione. Da qui il carattere ad ampio spettro della rilevazione, eseguita con metodo Cawi il 17 e 18 dicembre su un campione rappresentativo di 800 individui.

Il report mette in evidenza che non è un buon periodo per la democrazia. Ciononostante, gli italiani non sono alla ricerca di un'alternativa: è la convinzione del 68% del campione, mentre solo il 31% pensa sia preferibile una maggiore concentrazione di poteri in un'unica figura di vertice. «Abbiamo scoperto che il 'modo diverso' di governare per la maggioranza degli italiani, fortunatamente, corrisponde a un sistema maggiormente democratico, con il rafforzamento della partecipazione dei cittadini e degli strumenti di democrazia diretta», evidenzia Andrea Scavo, direttore Public Affairs di Ipsos.

Questo secondo report ha riservato un focus particolare al cambiamento climatico. Per mitigarlo il 62% è per un'ulteriore riduzione degli spazi dove è consentito fumare e il 73% è per una limitazione del consumo di suolo. Inoltre, il 20% ritiene che occorra scoraggiare la proprietà di animali domestici e quindi ridurre l'impronta ecologica legata alla produzione del loro cibo e allo smaltimento dei loro rifiuti. Più ridotto il favore a limitare la circolazione per i veicoli più inquinanti e la costruzione di centrali nucleari (48% e 42% rispettivamente). 

L’indagine è utile anche perché sottolinea un aspetto tutt’altro che secondario, riguardante il rapporto tra difesa dell’ambiente e potere d’acquisto delle famiglie. Tra gli intervistati non incontrano infatti favore né la carbon tax né nuove tasse sui voli aerei o altre misure che incidano in maniera rilevante sulle disponibilità finanziarie. Una maggioranza di rispondenti è anche disposta a cambiare comportamenti per contribuire a mitigare la crisi climatica: consumare prodotti locali, muoversi in mobilità ‘dolce’ o con i trasporti pubblici anziché con l’auto privata, ridurre la temperatura o le ore di riscaldamento nella propria abitazione, i viaggi aerei e il consumo di carne rossa. Oltre un terzo degli intervistati (in egual misura a chi si dichiara contrario) è d’accordo anche ad acquistare solo alimenti e capi di abbigliamento sostenibili, come pure a investire i propri risparmi in fondi o progetti imprenditoriali a sostenibilità ambientale certificata.
«In breve, gli Italiani sono disposti a compiere sacrifici per proteggere il clima e l’ambiente, fintantoché questi non comportino aggravi finanziari. Il potere d’acquisto delle famiglie, quindi, rimane una variabile critica per la lotta al cambiamento climatico», commenta il politologo della Cattolica Martino Mazzoleni. «Vi sono, però, segnali promettenti di una crescente diffusione di consapevolezza sull’impatto ambientale di attività sino a poco tempo fa considerate assolutamente normali e legittime, come costruire case e capannoni su terreni vergini o fumare negli spazi pubblici».
In occasione della presentazione dei dati del secondo report, Polidemos e Ipsos hanno annunciato l’interesse a proseguire la loro partnership anche per il 2025. Sono infatti in programma altre due rilevazioni per l’anno in corso che andranno a indagare rispettivamente il rapporto fra pace, sicurezza e democrazia e l’evoluzione delle dinamiche tra la dimensione locale e quella internazionale.

Redazione Greenreport

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