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Lavoro e formazione, nell’ultimo report Inapp emerge la necessità di «un cambio di paradigma»

Tasso di occupazione al 62,5%, ma nel Mezzogiorno l’inattività femminile tocca il 58,2%

Il dato del Sud è di 10 punti superiore alla media Ue. Le sfide con cui fare i conti a livello nazionale: invecchiamento della popolazione e crescente pervasività delle tecnologie digitali. Determinante il ruolo che potrà giocare la ricerca scientifica
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L’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp) ha appena pubblicato un volume di 225 pagine consultabile online dedicato al tema del lavoro e della formazione e il cui contenuto è sintetizzato in poche parole: «È necessario un cambio di paradigma». Si tratta del “Rapporto 2024”, con il quale l’ente pubblico di ricerca prosegue una tradizione portata avanti negli anni. Da quest’ultimo report emerge con chiarezza che il futuro del mercato del lavoro italiano deve attuare un cambio di visione per affrontare le sfide strutturali legate da una parte all’invecchiamento della popolazione del nostro Paese e, dall’altro, alla globale e crescente pervasività delle tecnologie digitali. E, in questo contesto, come si legge nella sintesi di presentazione del volume, si deve tenere a mente che la ricerca scientifica potrà e dovrà giocare un ruolo determinate: «La rotta della crescita è condizionata, più che mai, dall’impatto dell’invecchiamento demografico sulla popolazione in età di lavoro e sulla sostenibilità della spesa sociale, e dall’impatto della tecnologia digitale sull’obsolescenza delle professioni e sulla mobilità del lavoro. Non sarà sufficiente ricalibrare gli interventi, ma occorrerà adottare un nuovo approccio, un nuovo paradigma. Lo sviluppo sarà definito dall’interazione tra competenze, investimenti, produttività e nuove tecnologie. In tale nuovo contesto la ricerca scientifica dovrà contribuire alla corretta interpretazione dei cambiamenti e alla costruzione di proposte in grado di rimediare alle criticità».

Il rapporto, che si apre con una prefazione della ministra del Lavoro e delle politiche sociali Marina Calderone, evidenzia risultati positivi, come la crescita dell’occupazione, con un aumento in Italia del 3,5% tra dicembre 2019 e ottobre 2024, con oltre 1 milione di nuovi posti di lavoro creati. Questo risultato ha portato il numero degli occupati a 24,1 milioni, con un tasso di occupazione record del 62,5%. Tuttavia, mentre già l’Istat ha segnalato che stiamo attraversando una fase di crescita economica più lenta e meno produttività, anche il rapporto Inapp sottolinea che permane una differenza del tasso di occupazione tra Italia e i 20 principali Paesi della Ue che risulta essere, da un’indagine Eurostat 2023, di -8,5% del T.O. equivalente a 3,156 milioni di posti di lavoro a parità di popolazione. Circa il 70% della carenza di occupati italiana risulta concentrata nei comparti influenzati dalla spesa pubblica: la sanità e l’assistenza (-1,270 milioni), la pubblica amministrazione e l’istruzione.

Tra le criticità che emergono c’è il tasso di inattività elevato: un terzo della popolazione in età lavorativa non partecipa al mercato del lavoro, con una forte concentrazione di giovani e donne. In particolare, nel Mezzogiorno il tasso di inattività femminile raggiunge il 58,2% e supera di 10 punti la media Ue. Emerge poi dal report la difficoltà nel reperire lavoratori: oltre il 47% delle imprese segnala problemi nel trovare personale idoneo, un dato in crescita di oltre 22 punti rispetto al 2019. L’occupazione femminile è ostacolata anche dalla carenza di servizi di cura, che da una ricerca Inapp del 2023 sono alla base del 18% delle uscite lavorative e del 40% delle dimissioni volontarie delle donne. La riduzione demografica di circa 4 milioni di persone in età di lavoro entro il 2040 e la diffusione delle tecnologie digitali nei processi produttivi sono fattori che aggravano il fenomeno.

Un focus è dedicato al disallineamento tra domanda e offerta di lavoro: il mismatch è alimentato da una formazione professionale poco aderente ai fabbisogni delle imprese e da una riduzione della popolazione attiva. La chiave per superare questo disallineamento è rappresentata dalle politiche attive per il lavoro. Il varo del Programma Gol ha consentito, in prima istanza, di elevare la partecipazione formale alle politiche attive del lavoro delle persone in cerca di lavoro (+178%) e al 30 novembre 2024 ha permesso a 3,1 milioni di persone di essere presi in carico. Di questi, circa 1,9 milioni (61,3%) hanno avviato o concluso una politica attiva o un tirocinio extracurriculare. Al 30 novembre 2024 il sistema delle Comunicazioni obbligatorie segnalava un esito occupazionale positivo per 1.139 mila lavoratori, pari al 36,6% del totale dei presi in carico, tra i quali il 58% assunti con contratti di natura temporanea. Tuttavia, dalle attività di monitoraggio emergono diverse criticità: la crescente difficoltà nel sincronizzare le modalità e i tempi delle prese in carico; la bassa efficacia delle misure formative per le finalità occupazionali; il mancato funzionamento delle condizionalità previste per i beneficiari dei sostegni al reddito. Queste criticità evidenziate motivano l’esigenza di una riforma organica delle politiche attive del lavoro.

Il Rapporto Inapp 2024 evidenzia la necessità di un approccio innovativo per affrontare le problematiche del mercato del lavoro. Questo cambio di paradigma deve mettere al centro delle politiche economiche e lavorative l’obiettivo di incrementare la produttività, migliorare le competenze dei lavoratori e garantire un utilizzo ottimale delle risorse umane. L’evoluzione richiesta non si limita alla gestione delle risorse pubbliche o alle competenze delle amministrazioni, viene sottolineato dagli autori dell’indagine. È necessaria una collaborazione articolata ed integrata tra istituzioni formative, rappresentanze delle imprese, organizzazioni dei lavoratori e del Terzo settore. Impiegare al meglio le risorse finanziarie, tecnologiche e umane disponibili – è la conclusione del rapporto – rappresenta il percorso fondamentale per affrontare le criticità del sistema produttivo e migliorare l’equità nella redistribuzione del reddito.

Redazione Greenreport

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