Anche il Ciad rompe l'accordo di cooperazione in materia di difesa con la Francia
Il Sahel, che era il baluardo militare della Françafrique nocoloniale, sta scacciando tutti i soldati francesi: Dopo i governi militari golpisti di Mali, Burkina Faso e Niger che hanno rotto gli acciordi militari con Parigi e svuotato le basi francesi, ieri il governo del Ciad ha annunciato la fine dell’accordo di cooperazione in materia di difesa firmato con la Francia nel settembre 2019. La decisione, definita una «Svolta storica», è stata presa dichiaratamente per affermare la piena sovranità nazionale del Ciad dopo 66 anni di indipendenza dalla Francia.
In un comunicato ufficiale si legge che »Il governo della Repubblica del Ciad informa l'opinione pubblica nazionale e internazionale della sua decisione di rescindere l'accordo di cooperazione in materia di difesa firmato con la Repubblica francese e rivisto il 5 settembre 2019, volto a rafforzare la cooperazione in materia di difesa. di sicurezza e difesa tra entrambe le nazioni».
Un comunicato stampa diffuso dal ministero degli esteri del Ciad precisa che « In effetti, dopo 66 anni dalla proclamazione della Repubblica del Ciad, è giunto il momento per questo Paese di affermare la sua piena sovranità e di ridefinire i suoi partenariati strategici sulla base delle priorità nazionali. Questa risoluzione rispetta le disposizioni dell'accordo, in particolare il termine di preavviso, e si impegna a collaborare con le autorità francesi per garantire una transizione armoniosa».
Il governo di N'Djamena ha tenuto però a sottolineare che questa decisione non mette in discussione gli storici legami di amicizia con la Parigi: «Il Ciad resta determinato a mantenere relazioni costruttive con la Francia in altri settori di interesse comune, per il bene di entrambi i popoli”, si legge nel testo.
Inoltre, il Ciad – alle prese con l’arrivo di decine di migliaia di sfollati dal confinante Sudan devastato dalla guerra civuile - ha espresso la sua gratitudine a Parigi per la cooperazione portata avanti nel quadro di questo accordo, dichiarandosi aperto ad esplorare nuove forme di partenariato attraverso un dialogo costruttivo.
Resta il fatto che l’annuncio non è stato dato durante la visita in Ciad del ministro degli esteri francese Jean-Noël Barrot, ma poche ore dopo la sua partenza.
La corrispondente a Ndjamena di Radio France International (RFI), Carol Valade, scrive che «Durante la sua visita, il ministro francese Jean-Nöel Barrot non ha toccato l'argomento. Nella dichiarazione congiunta al termine dell'incontro, il suo omologo ciadiano Abderaman Koulamallah ha semplicemente affermato che “ la Francia deve ora considerare che il Ciad è cresciuto e maturato».
Koulamallah ha detto a RFI che si tratta di «Una decisione considerata attentamente. L'annuncio è stato dato in modo molto simbolico il 28 novembre, giorno in cui ricorreva il 66esimo anniversario della proclamazione della Repubblica in Ciad».
L’accordo di cooperazione militare tra Ciad e Francia è stato firmato nel 1976 (rivisto nel 2019) in un contesto di guerra civile e minacce alla sicurezza e all’integrità del Ciad che era stato invaso a nord dall’esercito libico di Gheddafi. L’operazione Manta (1983-1984) fu lanciata in risposta all’aggressione libica e ai disordini interni. La Francia ha schierato militari per sostenere il governo ciadiano, cercando di frenare l’avanzata delle truppe libiche e stabilizzare il Paese in un momento critico per il regime di Ndjamena, .
Successivamente, l’operazione Épervier (1986-2014) ha visto la Francia stabilire una presenza militare permanente per proteggere il regime ciadiano da diverse minacce. Épervier si concentrò sull'addestramento delle forze armate locali e svolse un ruolo fondamentale nel mantenimento della pace per quasi trent'anni.
L’operazione Serval del 2013, sebbene concentrata principalmente sul Mali, ha portato anche il Ciad a inviare truppe per sostenere le azioni francesi contro i gruppi jihadisti. Questa cooperazione militare si è intensificata di fronte alle sfide alla sicurezza regionale.
Successivamente, l’operazione Barkhane, lanciata nel 2014 e tuttora in corso, punta a combattere il terrorismo islamista in tutta la regione del Sahel e a impedire che si impossessi di risorse petrolifere e di uranio. Il Ciad svolge un ruolo centrale contribuendo attivamente alle operazioni militari contro i gruppi jihadisti.
La presenza militare francese in Ciad ha permesso di stabilire basi militari e rafforzare i programmi di cooperazione in materia di sicurezza, essenziali per migliorare le capacità militari del Paese africano di fronte alle crescenti minacce.
Per Tchad Infos, «La decisione del governo ciadiano di porre fine a questo accordo si inserisce in un contesto di rapidi cambiamenti a livello regionale e internazionale. Questa rottura, che mette in discussione un pilastro delle relazioni franco-ciadiane, solleva preoccupazioni sul futuro delle relazioni tra i due Paesi e sulla sicurezza in Ciad e nella regione del Sahel».
Dovranno andarsene tutti i soldati francesi presenti in Ciad? Il ministro pensa che questo «Potrebbe portare alla partenza dei mille soldati francesi di stanza nel Paese, nei termini e nei tempi previsti dall'accordo di difesa».
RFI fa notare che «Alcune domande restano per il momento senza risposta: nulla è trapelato dopo l'intervista avvenuta lo stesso giorno tra il presidente ciadiano Mahamat Idriss Déby e il capo della diplomazia francese Jean-Noël Barrot. Nessuna delle due parti sembrava mostrare segni di deterioramento dei rapporti. Da parte francese in serata non vi è stata alcuna dichiarazione».
Si tratta comunque di una svolta storica in una lunga storia di codipendenza segnata da un secolo di presenza militare francese in Ciad che è il Paese africano che ha avuto il maggior numero di operazioni militari francesi sul suo territorio. In cambio la Francia ha appoggiato tutti i dittatori e i regimi autoritari che si sono succeduti in Ciad dopo l’indipendenza e fornito le armi al Ciad per partecipare a guerre regionali, dichiarate o meno.
Anche per RFI «Si tratta anche di un nuovo colpo per la diplomazia francese, che negli ultimi anni ha visto il suo esercito cacciato dal Mali, dal Niger e dal Burkina Faso. Ma si tratta anche di una decisione molto politica da parte del presidente ciadiano Mahamat Idriss Déby, che fa così breccia nei confronti di un'opinione pubblica largamente sfavorevole alla presenza francese. Manca appena un mese alle elezioni legislative».
Un bruttissimo colpo per il presidente francese Emmanuel Macron che aveva subito appoggiato Mahamat Idriss Déby anche durante il colpo di stato che lo portò al potere dopo la morte del padre e prima di diventare il nuovo presidente del Ciad. Ma ormai nel Sahel essere anti-francesi paga anche elettoralmente.