L’ultimo giorno di lavoro a Greenreport.it
Quando nel 2005 Valerio Caramassi e Luciano De Majo - primo indimenticato e indimenticabile direttore di questo giornale – vennero all’Elba per chiedermi, durante un pranzo in riva al mare col direttore di ElbaReport Sergio Rossi, di lanciarmi in un'avventura per realizzare qualcosa di allora fantascientifico – un quotidiano che parlasse di ambiente in maniera scientifica - capii subito che si trattava di qualcosa che rasentava la follia... e mi ci buttai subito a capofitto.
Nel 2006 nacque greenreport.it che doveva essere un giornale soprattutto toscano e che subito ci scappò di mano, diventando in poche settimane nazionale e poi con uno sguardo costantemente dato al mondo che stava cambiando più velocemente della Toscana e dell’Italia. Una svolta così rapida che spiazzò anche la ECO, il nostro primo editore, perché era chiaro che avevamo scoperto una mancanza e una necessità e i numeri, i lettori, i contatti e le collaborazioni cominciarono presto e progressivamente a dimostrarcelo.
Da questa minima trincea dell’informazione ambientale – da questa ridotta di resistenza e guerriglia verde e scientifica - diretta dopo De Majo da Diego Barsotti, poi da Alessandro Farulli e poi da Luca Aterini e ora da Erasmo D’Angelis e Maurizio Izzo – abbiamo visto crescere greenreport.it in autorevolezza e lettori, meno, molto meno, in interesse delle istituzioni, delle forze politiche e dell’imprenditoria green.
Dopo il passaggio da Eco alla nostra cooperativa abbiamo passato anni bellissimi e difficili, fatto sacrifici e lavorato per pochi spiccioli pur di tener duro e non lasciare che un sogno concreto morisse per disinteresse di chi avrebbe dovuto interessarsene per mestiere e politica. Abbiamo tenuto duro, incoraggiati dai lettori e dal mondo della ricerca italiano che ha trovato in greenreport.it uno dei pochi punti di riferimento per rendere note le eccezionali cose che fanno i nostri scienziati e che scompaiono nel chiacchiericcio politico-mediatico e nel negazionismo del socialnetwork.
Anni duri che solo il recente passaggio a Sicrea hanno permesso di rendere finalmente stabili, dando una nuova svolta a greenreport.it che è stato un piacere accompagnare in questi ultimi mesi.
Siamo stati qui, in piedi come un piccolo pettirosso nella tempesta del cambiamento climatico che intanto si svelava in tutta la sua terribile e veloce potenza, siamo stati qui a denunciare le false soluzioni e a spiegare le soluzioni vere e buone per salvare questa arancia blu che rotola nello spazio con un’umanità splendida e disperata e la miriade di esseri che formano la trama splendente e feroce della vita che in questi 18 anni abbiamo raccontato senza infingimenti ma con empatia e non nascondendo quale fosse la nostra parte.
Fin da bimbo sono sempre stato appassionato di tre cose: la geografia e i popoli, gli animali e la scrittura, greenreport.it mi ha dato l’opportunità di metterle quotidianamente insieme per scrivere e studiare un frammento di mondo e di vite. Non ringrazierò mai abbastanza Valerio, Luciano, Diego, Alessandro, Luca ed Erasmo per avermi permesso – io figlio di un pescatore analfabeta, un ex sommozzatore e boscaiolo che mai avrebbe creduto di fare il giornalista – di percorrere ogni giorno di fronte al mio computer le strade del mondo, della vita e del futuro che ci aspetta se lo sapremo raggiungere, nonostante i Trump e i suoi imitatori, i dittatori e i guerrafondai. Perché, come scrissi ormai molti anni fa, il futuro è nelle mani delle donne che sciacquano i panni cantando nel Limpopo, è in un animale sconosciuto che non si estinguerà, è nel quaderno sgualcito di un ragazzo che inventerà qualcosa di nuovo per l’umanità, è nelle mani di chi pianta un seme e scava tra le macerie di Gaza.
Ora questo viaggio con greenreport.it è finito. Oggi è il mio ultimo giorno come redattore, anche se ogni tanto, se la redazione lo vorrà, scriverò qualcosa che mi piace per proporlo ai miei 5 lettori affezionati.
Anche questa avventura lavorativa e umana è finita, non so cosa succederà nell’autunno della mia vita, ma so che altre avventure mi aspettano e che mi aspettano i sentieri, la bellezza, gli animali e il mare della mia isola. Che mi aspetta un libro da scrivere con dentro il mi’ babbo pescatore.
So che rimarrò un curioso ambientalista di Legambiente che ha imparato meglio da greenreport.it che cosa è la complessità e che ogni giorno andrà a cercarla sulle pagine di greenreport.it.
Ai miei colleghi e colleghe, ai miei amici e compagni di questi anni, dico grazie di cuore per tutto quello che mi avete insegnato, per la pazienza che avete avuto, per tutto quello che abbiamo condiviso e per quel poco sul quale non eravamo d’accordo.
Buon viaggio e buona vita a greenreport.it!
Umberto Mazzantini