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Il procuratore della CPI chiede il sostegno internazionale per assicurare alla giustizia i criminali di guerra libici

Nel “porto sicuro”, fosse comuni e violenze inenarrabili sulle quali indaga la Corte penale internazionale
 |  Approfondimenti

Mentre il governo Meloni affibbia patenti di “Paese sicuro” a destra e a manca, sembriamo esserci scordati di quando leader politici e ministri della destra italiana davano (e danno) patenti di porto sicuro a Paesi come la Libia e la Tunisia, dando anche alle loro milizie e forze dell’ordine – accusate di crimini contro i migranti e di violenze sessuali metodiche contro le migranti – vedette e armi che in realtà permettono loro di essere il vertice del traffico di esseri umani.
Per uno di questi “porti sicuri” che paghiamo per tenere lontani i profughi dalle nostre coste, il Procuratore della Corte penale internazionale (CPI) ha appena chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di contribuire all'esecuzione dei mandati di arresto nei confronti di sospettati, presumibilmente legati a una brutale milizia libica, accusata di aver commesso crimini atroci nella città di Tarhuna, dove nel 2020 sono state scoperte fosse comuni.
I 6 criminali ancora in libertà sono leader o miliziani di Al Kaniyat, un gruppo armato che ha controllato l’area petrolifera di Tarhuna almeno dal 2015 a giugno 2020, quando le forze governative li cacciarono dalla città a circa 65 chilometri a sud-est di Tripoli.
I mandati di arresto contro Abdurahem Khalefa Abdurahem Elshgagi “Al Khani”, Makhlouf Makhlouf Arhoumah Doumah “Douma”, Nasser Muhammad Muftah Daou “Al Lahsa ”, Mohamed Mohamed Al Salheen Salmi “Salheen”, Abdelbari Ayyad Ramadan Al Shaqaqi “Al Shaqaqi” e Fathi Faraj Mohamed Salim Al Zinkal “Al Zinkal” è stato promulgato a ottobre.
Sebbene non sia un'organizzazione delle Nazioni Unite, la CPI ha un accordo di cooperazione con l’Onu, Quando una situazione non rientra nella giurisdizione della Corte, il Consiglio di sicurezza può deferire la situazione alla CPI, concedendole giurisdizione.
La situazione in Libia è stata deferita al Procuratore della CPI dal Consiglio di sicurezza nella risoluzione 1970, adottata nel febbraio 2011. A marzo, il Procuratore ha annunciato la decisione di aprire un'indagine. In quella risoluzione, il Consiglio ha inoltre imposto sanzioni mirate, tra cui il divieto di viaggiare all’estero per l’allora presidente Muammar Gheddafi e ad altre figure di spicco della sua amministrazione, tra cui alcuni familiari. Dopo l’intervento Nato e la caduta e l’esecuzione di Gheddafi e la sanguinaria guerra civile che ha spaccato la Libia in due governi e l’ha frantumata in aree di influenza di milizie islamiste e tribali, quel mandato Onu per la CO PI è rimasto in piedi.
Dal giugno 2020 dalle fosse comuni di Tarhuna e dei dintorni sono stati esumati centinaia di corpi, presumibilmente vittime di omicidi, torture, violenze sessuali e stupri, crimini che per la CPI possono essere considerati crimini di guerra, tra cui.
Durante un briefing con gli ambasciatori de I Paesi del Consiglio di sicurezza dell’Onu presenti nella capitale libica Tripoli, il procuratore della CPI Karim Khan ha raccontato dei suoi incontri e delle interazioni con le famiglie delle vittime: «Una persona mi ha detto qualcosa di molto semplice e molto vero: che ogni famiglia a Tarhuna ha una vittima . Ogni persona che ha descritto una perdita ha subito la fine del suo universo, e il dolore era palpabile e sincero. Ma hanno una ferrea determinazione. Hanno una convinzione chiara: la giustizia, la responsabilità e i processi equi sono essenziali per loro stessi, le loro famiglie, la loro comunità e per la Libia in generale. E’ importante che ci sia un sostegno internazionale per eseguire i mandati. Chiedo l'assistenza del Consiglio di sicurezza, degli Stati parte dello Statuto di Roma della CPI e di altri Stati non parte per garantire che i sospettati vengano arrestati e processati in un processo indipendente, libero ed equo».
Il procuratore Khan ha anche sottolineato la necessità di «Un nuovo cambiamento di paradigma, secondo il quale il progresso è possibile, discernibile e può essere identificato» e ha evidenziato «Progressi significativi nelle indagini relative ai crimini commessi nelle strutture di detenzione e ai crimini commessi tra il 2014 e il 2020. nei prossimi mesi sono previste ulteriori richieste di mandati di arresto. Alcuni dei mandati di cattura potrebbero essere segreti per cogliere le opportunità di arresto».
Inoltre, Khan ha detto che per raggiungere questi obiettivi è necessaria una collaborazione continuativa con le autorità libiche e ha citato li esiti positivi dei suoi incontri con i funzionari libici, tra cui il Procuratore generale, e l'istituzione di un nuovo meccanismo per coordinare le indagini e le azioni penali.
La CPI ha inoltre intensificato l'impegno con le organizzazioni della società civile, sottolineando che il suo team «Ha incontrato oltre 70 gruppi della società civile libica e difensori dei diritti umani e ha discusso le loro aspettative. non sono un’appendice ma il cuore delle nostre discussioni».
In conclusione, Khan ha ricordato la roadmap tabella di marcia per il completamento della fase istruttoria del procedimento giudiziario: «Credo che, collettivamente attraverso queste attività combinate, questi piani stiano funzionando. Le speranze, le aspettative e la ferrea determinazione delle vittime devono essere in prima line. Sebbene le sfide siano numerose e i prossimi passi non saranno semplici, sono convinto che ci sia spazio per sviluppare soluzioni al problema che affligge la Libia da oltre 13 anni».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.