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In Tunisia vince il dittatore amico di Giorgia Meloni e pilastro del Piano Mattei

Ma non va a votare quasi il 73% degli elettori e i principali avversari politici erano stati estromessi dal processo elettorale
 |  Approfondimenti

Subito dopo la chiusura dei seggi il presidente della Tunisia Kaïs Saïed si è dichiarato vincitore con oltre l'89% dei voti nelle elezioni presidenziali alle quali hanno partecipato (forse) il 27,7% dei tunisini, il dato più basso dopo la rivoluzione dei gelsomini che aveva posto fine alla precedente dittatura di  Ben Ali nel 2011.

La corrispondente da Tunisi di Radio France International Amira Souilem, conferma: «Dobbiamo aspettare i risultati dell'organo superiore indipendente per le elezioni, ma i risultati annunciati recentemente, che sono exit poll, sono, come in tutti i paesi, vicini alla realtà». Qualche centinaio di sostenitori del presidente/dittatore si sono riversati in viale Bourguiba per festeggiare quella considerano una vittoria per il loro candidato e che in realtà è il rifiuto della stragrande maggioranza del popolo tunisino di appoggiare un autocrate che gode dell’amicizia e del sostegno del governo italiano e dell’Unione europea che hanno stretto con la dittatura un patto per fermare i migranti, n mentre il governo italiano vede in Tunisi uno dei pilastri del Piano Mattei basato gas e il petrolio.

E’ andato a votare solo meno di un terzo dei tunisini, quello che continua a vedere min Saïed – un ex assistente legale – l’uomo che ha impedito il ritorno al potere dell’élite che ha dominato la vita politica tunisina dopo la rivoluzione dei gelsomini, e in particolare del partito islamico Ennahdha.

Zouhaïr Maghzaoui, ex deputato e leader della sinistra nazionalista panaraba, uno dei due unici e innocui candidati di facciata che Saïed non aveva eliminato dalla competizione elettorale, ha convocato una riunione d'emergenza nella quale ha denunciato truffe e ha chiesto all'esercito di proteggere il processo elettorale: «Purtroppo il sondaggio reso pubblico non è affidabile. Si tratta di una manovra per preparare l'opinione pubblica ai risultati che probabilmente si sveleranno domani. Voglio chiedere alle nostre forze di sicurezza e al nostro esercito di proteggere il processo elettorale da tutti i pericoli che lo attendono».

Ma è difficile che l’uomo forte della Tunisia non abbia vinto, visto che probabilmente a votare sono andati solo i suoi sostenitori e l’esercito che lo appoggia e del quale Maghzaoui chiese abbastanza stranamente l’intervento.  AL secondo posto in queste elezioni farsa si è piazzato il 47enne Ayachi Zammel, un industriale liberale che non ha ottenuto solo il 6,9% dei voti, Maghzaoui è arrivato terzi su tre con solo il 3,9%.

La partecipazione si è quasi dimezzata rispetto al 45% di 5 anni fa al primo turno e ha raggiunto il livello più basso dopo il rovesciamento della dittatura e la rivoluzione dei gelsomini che sembra del tutto appassita .

Zammel e Zouhair Maghzaoui  sono i sopravvissuti di 17 candidati bocciati dall'Isie – lo stesso organismo che sta garantendo la correttezza delle elezioni -  per presunte irregolarità. L'opposizione, i cui esponenti di spicco sono in carcere, e ONG tunisine e straniere hanno c<denunciato «Un voto distorto a favore di Kaïs Saïed».

Zammel, sconosciuto al grande pubblico, non ha potuto fare campagna elettorale perché è in carcere dall'inizio di settembre e condannato tre volte a più di 14 anni. Maghzaoui, che ora fa la vittima, era considerato  un alleato di Saïed  con una politica sovranista e populista simile a quella del presidente che aveva sostenuto fino a poco tempo fa.

L'analista politico tunisino Hatem Nafti , ha commentato: «La legittimità delle elezioni è stata già  compromessa quando i candidati che avrebbero potuto mettere in ombra Kaïs Saïed sono stati sistematicamente esclusi. Il processo di selezione dei candidati era stato molto contestato per l' elevato numero di sponsorizzazioni richieste, l'incarcerazione di potenziali candidati noti e l'estromissione da parte dell'Isie dei più forti rivali del presidente, tra cui Mondher Zenaidi, ex ministro di Ben Ali».

Anche per l'esperto francese del Maghreb Pierre Vermeren, con un'astensione così forte, la legittimità democratica delle elezioni è debole, ma fa notare che «La Tunisia ha un presidente e la maggioranza dei tunisini lo lascia fare» e ha rilevato  analogie con la vicina Algeria (altro pilatro del Piano Mattei) «Dove nessuno mette in discussione il presidente Abdelmadjid Tebboune», eletto con ancora meno voti.

Kaïs Saïed, eletto nel 2019 con quasi il 73% dei voti (e il 58% di partecipazione), era ancora popolare quando ha assunto i pieni poteri con un golpe istituzionale nell'estate del 2021, promettendo ordine e di farla finita con l'instabilità politica. Tre anni dopo, anche molti tunisini  che lo appoggiavano perché in raltà ha trasformato tutto in un regolamento dei conti con i suoi avversari, politici.

Secondo l’analista Hatem Nafti, «Kaïs Saïed ha perso quasi 1 milione di voti rispetto al 2019 e  questa nuova vittoria elettorale potrebbe preannunciare un ulteriore irrigidimento del potere nei confronti delle voci critiche, perché Kaïs Saïed potrà imporre la sua incoronazione per giustificare la repressione».

Dando notizia della sua n uova vittoria , il presidente rieletto ha dichiarato marzialmente di  «Continuare la Rivoluzione del 2011. Costruirò un Paese ripulito dalla gente corrotta e dalle cospirazioni. La Tunisia rimarrà libera e indipendente e non accetterà mai interferenze straniere». Chissà t se tra queste c’è anche quella dell’Italia della sua amica Meloni… 

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.